PHOTO
Conversare con il presidente del Coa di Sciacca, Giuseppe Livio, è un vero piacere. Nel guidare il suo Ordine unisce competenze giuridiche e conoscenza della storia.
Proprio dalla storia del Foro di Sciacca inizia questa tappa del viaggio nell’avvocatura. «Fin dal Medioevo – dice al Dubbio l’avvocato Livio - Sciacca è stata sede di un ufficio giudiziario, corrispondente all’attuale Tribunale. I governi centrali susseguitisi alla guida della Sicilia, infatti, hanno sempre ritenuto importate la sua vitalità commerciale, culturale ed artigianale, riconoscendole la capacità di essere sede di uffici periferici dello Stato: il Tribunale, la Dogana di primo grado, la Curia, il Baiuolato, il Tribunale del Commercio, detto Consolato di Mare. Già nel 1098, secondo prove storiche certe, venne istituito da Ruggero I l’ufficio di amministrazione della giustizia. Con Decreto del 1862, emesso da Vittorio Emanuele, venne istituito l’attuale Tribunale. Sciacca nel 1494 fu insignita da Ferdinando il Cattolico del titolo di “Città Degna” per la sua gloriosa storia, il suo vasto territorio, per la sua bellezza e oggi si pone come punto di riferimento per tutti i paesi limitrofi e non solo. Capofila e perno di un processo di crescita e di sviluppo di tutto l’hinterland» . La presenza degli uffici giudiziari rappresenta un imprescindibile presidio di legalità. «Sciacca – prosegue il presidente del Coa - e gli ampi territori che appartengono al circondario del Tribunale, siti tra la provincia di Trapani e Agrigento, sono caratterizzati da una peculiare storia e variegata economia in netta espansione. Purtroppo, come testimoniano vari processi celebrati presso il Tribunale, trattasi di un territorio ove è presente ed operativa Cosa nostra, attraverso la gestione monopolistica delle attività criminali tipiche dell’associazione mafiosa tutte finalizzate all’accumulo della ricchezza e al controllo del territorio. Non v’è dubbio, dunque, che per la “Città Degna” ed il suo circondario il Tribunale costituisca un presidio assolutamente necessario non solo per tutelare quanto già costruito, nonché per garantire un efficace percorso di innovazione e rispondere, con competenza e celerità, alle istanze dei cittadini. Il presidio giudiziario della città è da sempre il simbolo della presenza dello Stato in questo territorio, rafforzando nella popolazione la sicurezza di un tempestivo e persistente impegno a garanzia delle esigenze di tutela e, soprattutto, del principio e del valore della giustizia di prossimità».
Come vanno le cose per gli avvocati?
«A pagare lo scotto della grave crisi economica e sociale – aggiunge Livio - sono anche i professionisti del diritto, che, nella consapevolezza del loro delicato e fondamentale ruolo sociale, non esitano a continuare a garantire il loro servizio e la loro professionalità anche nelle situazioni economiche più precarie. Senza contare che i nostri iscritti che devono giungere presso il Tribunale si trovano quotidianamente ad affrontare molteplici difficoltà di carattere logistico, collegamenti difficoltosi, viabilità in alcuni casi quasi impraticabile o spesso pericolosa, mancanza di collegamenti ferroviari. A ciò si aggiunga la grave crisi economica che ha colpito il tessuto sociale del territorio. Numerose le richieste di ammissione al patrocinio a spese dello Stato che se da un lato riescono o cercano di garantire ad ognuno il diritto di accedere al servizio giustizia ed alla sua tutela dall’altro incidono sul reddito degli avvocati, che, a parità di impegno, studio e lavoro di altri colleghi con una platea di soggetti economicamente più forti, vedono i loro compensi ridotti alla metà. Eppure, nonostante tale situazione sfavorevole, l’avvocatura saccense ha dimostrato di essere in grado di andare avanti, di rispondere positivamente alle sollecitazioni che vengono dai diversi settori socio- economici e di adattarsi alle nuove esigenze che si profilano all’orizzonte».
Il Coa di Sciacca dal 2020 ad oggi ha deliberato 51 cancellazioni dall’albo.
Numeri piuttosto sconfortanti che, però, non devono generare allarmismi.
«Tali provvedimenti – prosegue il presidente Livio – sono stati presi raccogliendo lo sconforto e l’amarezza dei colleghi che hanno deciso, non certo a cuor leggero, di cancellarsi dall’albo. Altrettanto numerose le richieste di sospensione da parte di chi, pur di avere certezze, non ha esitato ad accettare lavori subordinati e a tempo determinato. Gli iscritti sono passati dai 440 nel 2018 ai 421 di oggi, di cui 272 uomini e 149 donne. Diversa la tendenza per quanto riguarda le richieste di iscrizione al registro dei praticanti. Siamo infatti passati da 202 iscritti nel 2018 agli attuali 218. La toga, dunque, non ha perso il suo fascino».
Secondo il presidente del Coa di Sciacca, il confronto costruttivo con tutti i protagonisti della giurisdizione è da ricercare in ogni momento.
«Posso affermare – conclude Livio – che da noi si è sempre lavorato in un clima di massima collaborazione tra magistratura, avvocatura e personale amministrativo. Le criticità che si sono nel tempo presentate sono state affrontate in maniera compatta, nella consapevolezza che tutti gli operatori del diritto altro non sono che facce della stessa medaglie, per assicurare ai cittadini giustizia».
GIUSEPPE LIVIO PRESIDENTE DEL COA DI SCIACCA