CADUTI AL CONFINE CON L’UCRAINA DUE LE VITTIME LAVROV: «LA GUERRA A KIEV VA AVANTI »

Due missili lanciati dall’esercito russo hanno sconfinato in Polonia e, secondo l’intelligence Usa, avrebbero causato due vittime. Un fatto gravissimo perché Varsavia non è in guerra con Mosca ed è un membro della Nato. Il presidente del Consiglio polacco Mateusz Morawiecki ha convocato d’urgenza una riunione del Comitato per la sicurezza nazionale e la difesa. Questo potrebbe determinare l’escalation militare anche ad altri paesi innescando un conflitto incontrollato. Tanto più che il Cremlino non ha alcuna intenzione di ritirarsi dall’Ucraina nonostante le umiliazioni subite sul campo. «Le proposte di pace di Zelensky non sono realistiche» per questo la Russia continuerà a perseguire i suoi obiettivi dell'operazione speciale in Ucraina. Così il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov, intervenendo al summit del G2o in corso a Bali, ha rigettato la serie di punti per una possibile trattativa che il presidente ucraino ha presentato ieri davanti all'assise mondiale. C'era attesa, ma non troppe speranze, per quella che sarebbe stata la posizione di Mosca. Su di essa pesava la ritirata da Kherson ma anche le stesse parole di Zelensky che aveva parlato di un punto di inizio per la fine della guerra.

Le proposte di Kiev comprendono dieci capitoli. In primis la sicurezza nucleare, quindi quella alimentare e poi la sicurezza energetica. Prima di iniziare un negoziato i russi devono rilasciare tutti i prigionieri e attuare la Carta delle Nazioni Unite con il ripristino dell'integrità territoriale dell'Ucraina e dell'ordine mondiale. Naturalmente centrale rimane il ritiro delle truppe russe e quindi lo stop alle ostilità.

Necessario poi un meccanismo di compensazione internazionale per i danni causati dalla guerra e la necessità di proteggere l'ecosistema dai danni provocati dal conflitto.

Nel documento presentato da Zelensky non manca la questione relativa alla prevenzione di una nuova escalation, tradotto: l'appartenenza o meno all'alleanza atlantica. Solo dopo che tutti i punti saranno soddisfatti si potrà arrivare alla firma di un trattato. Almeno all'apparenza Lavrov non ha accolto queste formulazioni come qualcosa di tangibile. Sempre attraverso il ministro degli Esteri la Russia dice di voler vedere «fatti concreti e non parole». Quasi uno slogan ma che viene motivato con il fatto che da Zelensky si evincerebbe che «non ascolta alcun consiglio dell'Occidente sui negoziati con la Russia». Non è un mistero infatti che i contatti tra Mosca e Washington sono sempre piu fitti, un rimando quello di Lavrov proprio a questo tavolo parallelo sul quale probabilmente si sta giocando una partita piu grande dalla quale i paesi in conflitto cercano di ottenere il maggior guadagno possibile.

Ma che la via diplomatica sia però ritornata al centro lo dimostrano gli incontri che il capo della diplomazia russa ha avuto a Bali. Uno con il cancelliere tedesco Scholz e innanzitutto con il presidente francese Macron, definita «una breve conversazione» ma che per l'inquilino dell'Eliseo e stata l occasione di riaffermare la sua «intenzione di continuare i contatti con Putin per individuare alcuni accordi che, come dice lui, aiuteranno a risolvere l'intera situazione.» La mediazione è comunque difficilissima perché la Russia continua con il suo stop and go di aperture e chiusure. Lavrov infatti ha affermato che «nonostante le dichiarazioni degli Stati Uniti al G20, altri Paesi rimangono convinti che il conflitto in Ucraina sia stato provocato da Washington. L'Occidente ha cercato di politicizzare la dichiarazione finale del vertice G20 con la formulazione di condanne nei confronti della Russia.»