ABruxelles i 27, dopo due giorni di riunione, danno il via al sesto pacchetto di sanzioni contro la Russia: tra le misure più importanti, l’embargo graduale al petrolio in arrivo via mare in Europa, con deroghe per il greggio trasportato con gli oleodotti. Scongiurata l’opposizione dell’Ungheria: alla fine Orban è riuscito a spuntarla, e il patriarca russo Kirill è stato magicamente risparmiato dalle nuove sanzioni. Intanto dagli Usa Newsweek, citando fonti dell’intelligence, scrive che Putin starebbe lottando da tempo contro un tumore grave e che lo scorso aprile avrebbe subito un’operazione.

A SEVERODONETSK MIGLIAIA DI CIVILI INTRAPPOLATI

«Mosca non ha intenzione di chiudere la finestra sull'Europa, aperta da Pietro il Grande».

Per il portavoce del Cremlino Peskov non sembra essere così duro lo scontro con la Unione europea ma forse si tratta di un buon viso a cattivo gioco visto che a Bruxelles i 27 paesi dell'Unione dopo due giorni di riunione hanno approvato e dato il via al sesto pacchetto di sanzioni contro la Russia.

Il provvedimento tra le misure più importanti include l'embargo graduale al petrolio in arrivo via mare in Europa con deroghe per il greggio trasportato attraverso gli oleodotti.

Sembra dunque essere stata scongiurata l'opposizione costituita in particolare dall'Ungheria che aveva messo in pericolo il varo delle sanzioni non solo riguardo all'approvvigionamento di greggio ma anche circa altre misure punitive nei confronti nel patriarca della chiesa ortodossa di Mosca, Kirill, uno dei più grandi sostenitori dell’iniziativa bellica del Cremlino.

Alla fine il presidente ungherese Orban è riuscito a spuntarla, e Kirill è stato magicamente risparmiato dalle nuove sanzioni.

Meno conciliante riguardo la decisione delle istituzioni europee è stato il ministro degli Esteri Lavrov secondo il quale «l'Ue sta spingendo Kiev sull'orlo del baratro».

In questo senso da Mosca e giunta ai media una nota nella quale si dice che ' nelle loro conclusioni, i leader dell'Ue ancora una volta non hanno detto una parola sullo scenario di una soluzione negoziata pacifica in Ucraina, che, come sapete, è bloccata da Kiev. Al contrario, l'Ue sta volutamente spingendo Kiev verso la distruzione».

Anzi Bruxelles in qualche modo ingannerebbe Kiev, secondo la vulgata russa, «con vaghe promesse d'integrazione, la fornitura di armi micidiali e promesse di denaro. Allo stesso tempo, i mostruosi crimini di guerra commessi quotidianamente dai combattenti neonazisti ucraini e i loro abusi sui civili vengono taciuti».

Insomma se da un lato la Russia non vuole chiudere la porta totalmente allo spazio integrato europeo, dall'altro si rende conto che, a parte qualche paese, l'Unione al momento sembra compatta.

Una prova, anche se non fondamentale, viene anche da gesti meno appariscenti come la decisione annunciata dalla presidente dell'Euro camera Roberta Metsola, di impedire l'accesso nelle sedi del parlamento europeo ai rappresentanti delle società russe. «Non dobbiamo concedere loro alcuno spazio per diffondere la loro propaganda», ha detto Metsola, e «fermare le narrazioni false e tossiche sull'invasione dell'Ucraina. Rimarremo uniti e forti contro gli autocrati».

Ieri intanto hanno destato qualche sensazione le parole pronunciate dal presidente ucraino Zelensky durante un discorso in collegamento video al Parlamento lussemburghese.

Zelensky infatti ha spiegato che la Russia occupa ormai il 20% del paese, segno che l'offensiva seppur lenta va avanti.

Secondo il presidente ucraino l'esercito russo sta cercando di rompere la difesa nella regione orientale di Luhansk attraverso tutte le direzioni, I combattimenti infuriano in particolare nella città chiave di Severodonetsk, che ora è per due terzi sotto il controllo delle truppe russe.

E in questa città a quanto sembra si sta verificando una situazione che assume sempre più i contorni di una nuova Mariupol e la tragica vicenda dell Azovstal con gli ulotimi combattenti ucraini e centinaia di vicili asserragliati e martellati dalle bombe dell’armata di Mosca.

Il governatore della regione di Lugansk, Serhiy Gaidai ha infatti raccontato che sono circa 800 le persone che si sono rifugiate nei diversi bunker antiaerei nei sotterranei della fabbrica chimica Azot; uno scenario già visto. Secondo il funzionario: «ci sono abitanti a cui era stato chiesto di lasciare la città, ma hanno rifiutato. E ci sono anche bambini, ma non moltissimi».

Ma che la spinta russa per la conquista del Donbass sia in questo momento poderosa lo testimonia come non venga risparmiato nessun obiettivo, come nel caso storico monastero ortodosso della Santa Dormizione a Svyatogorsk, nell'oblast di Donetsk, che è andato completamente distrutto in un bombardamento, in cui sono rimasti uccisi due monaci e una suora.

Intanto dagli Usa il Newsweek citando fonti dell’intelligence statunitense e facendo riferimento a un rapporto riservato degli 007 statunitensi, scrive che Putin starebbe lottando da tempo contro un tumore molto grave e che lo scorso aprile avrebbe subito una delicata operazione.