IL PRESIDENTE RUSSO CHIEDE LA RESA IMMEDIATA DELLA CITTÀ

Il cinquantottesimo giorno di guerra in Ucraina è stato contrassegnato dalla telefonata tra il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, e il presidente russo Vladimir Putin, ma anche dalla decisione di papa Francesco di annullare l’incontro a Gerusalemme con il patriarca ortodosso Kirill e dalla richiesta di «alzare bandiera bianca» in cambio di una tregua da parte di Mosca alle truppe ucraine asserragliate nell’acciaieria Azovstal di Mariupol. SALTA L’INCONTRO TRA IL PAPA E IL PATRIARCA KIRILL

Il cinquantottesimo giorno di guerra in Ucraina è stato contrassegnato dalla telefonata tra il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, e il presidente russo Vladimir Putin, ma anche dalla decisione di papa Francesco di annullare l’incontro a Gerusalemme con il patriarca ortodosso Kirill e dalla richiesta di «alzare bandiera bianca» in cambio di una tregua da parte di Mosca alle truppe ucraine asserragliate nell’acciaieria Azovstal di Mariupol, prontamente respinta al mittente.

Il colloquio tra Michel e Putin è stato il contatto più importante tra Russia e Unione europea negli ultimi giorni, ed entrambi i protagonisti ne hanno dato conto.

«Ho chiesto l'apertura immediata di corridoi umanitari da Mariupol e dalle città assediate, in particolare in occasione della Pasqua ortodossa - ha scritto Michel in un tweet, sottolineando «in maniera diretta» che l'Unione è «unita» nel suo «incrollabile» sostegno alla sovranità e all'integrità dell’Ucraina. L’ex premier belga ha inoltre «dettagliato i costi delle sanzioni europee per Mosca» e ha chiesto a Putin «di avere in maniera urgente un contatto diretto con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, come chiesto dallo stesso Zelensky».

Dall’altra parte, come riportato dalla Tass Putin ha denunciato «le dichiarazioni irresponsabili dei rappresentanti del Consiglio europeo relativamente alla necessità di una soluzione militare del conflitto in Ucraina», evidenziando che «dopo la liberazione di Mariupol è stato impartito l’ordine di cancellare l'assalto alla zona industriale della fabbrica Azovstal».

Secondo il presidente russo, che martedì riceverà il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, «a tutti i soldati dell'esercito ucraino, i militanti dei battaglioni nazionalisti e i mercenari stranieri è stato garantito che avrebbero avuto salva la vita, un trattamento decente in linea con il diritto internazionale e adeguata assistenza medica» ma «il regime di Kiev non permette loro di cogliere questa possibilità». Per poi attaccare direttamente Bruxelles.

«Le leadership della maggior parte della Paesi dell’Unione europea, con le loro azioni, legittimano palesemente la russofobia che si manifesta, ad esempio, nella sfera culturale, umanitaria e sportiva», ha detto Putin a Michel.

E mentre il ministro degli Esteri di Mosca, Sergej Lavrov, ha spiegato che «la Russia non ha obiezioni sui Paesi garanti proposti dall'Ucraina, purché questo non rappresenti una minaccia per la Russia stessa», il generale Mikhail Mizintsev ha ribadito che «la tregua umanitaria inizierà quando le forze ucraine rintanate nello stabilimento Azovstal di Mariupol, bloccato dall’esercito russo, alzeranno bandiera bianca».

Kiev, ovviamente, non si fida, e denuncia oltre settemila crimini di guerra commessi dalle truppe di Mosca e la possibile presenza di novemila cadaveri in una fossa comune vicino a Mariupol. «La Russia ha rifiutato la proposta di una tregua per la Pasqua ortodossa», ha risposto Zelensky.

Intanto Mosca, persa la possibilità di prendere Kiev, ha reso noto l’obiettivo di questa seconda fase dell’offensiva. Secondo il comandante ad interim del distretto militare centrale russo, Rustam Minnekayev, le truppe russe, «dall’inizio della seconda fase» dell'invasione dell’’ Ucraina, puntano a «prendere il pieno controllo del Donbass e dell’Ucraina meridionale» per ottenere «l’apertura di un corridoio terrestre verso la Crimea». La guerra dunque è ancora in pieno svolgimento, e anche per questo papa Francesco ha sospeso l’incontro con Kirill a Gerusalemme in quanto «avrebbe creato confusione» . Decisione definita «logica» dall’ambasciatore di Kiev presso la Santa Sede, Andrii Yurash. «La diplomazia del Vaticano - ha detto - dimostra sempre la sua capacità di generare le decisioni più appropriate in ogni circostanza difficile, e questa decisione è un contributo ovvio nell'installazione della pace in Ucraina».

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