PHOTO
Il controllo ministeriale sul rispetto della presunzione d’innocenza rientra nell’ordinaria attività di monitoraggio sugli uffici giudiziari. A precisarlo, in una nota diffusa ieri pomeriggio, è il ministero della Giustizia. Si potrebbe aggiungere: abituatevi, cari magistrati, le norme a tutela della persona accusata vanno rispettate come tutte le altre leggi dello Stato. Ma via Arenula sceglie un tono misurato, né irridente né di sfida. Risponde, semplicemente, ai malumori suscitati martedì dalle parole del sottosegretario Andrea Delmastro, che era intervenuto alla Camera in seguito a un’interpellanza del deputato di Azione Enrico Costa, e aveva riferito appunto di un «monitoraggio» in corso presso 13 Procure sul rispetto delle norme relative alla presunzione d’innocenza. E giù l’elenco degli uffici inquirenti, da Avelino e Catanzaro fino a Vercelli. Non si sono fatte attendere, come segnalato sul Dubbio di ieri, le reazioni della magistratura. Alcune esplicite, come nel caso del segretario di Area Giovanni Zaccaro, secondo il quale «non è chiaro da chi e come siano stati scelti gli uffici monitorati». In altri casi i malumori sono espressi in via riservata, ma pure evocano ombre di «atti intimidatori».
Ebbene, al nervosismo suscitato dalla notizia, il ministero guidato da Carlo Nordio ha risposto ieri con una nota, in cui si precisa che le verifiche riguardano innanzitutto gli «atti motivati dei procuratori della Repubblica circa la sussistenza dell’interesse pubblico» richiesto perché si possano convocare conferenze stampa sulle indagini. Un monitoraggio, avviato nel 2023, in cui si parte dalla direttiva europea sulla presunzione d’innocenza e dalla necessità di «bilanciare il diritto all’informazione, pilastro di ogni Stato di diritto, con la protezione dei dati personali degli indagati».
Le informazioni, prosegue la nota di via Arenula, «sono raccolte dall’Ispettorato generale, al pari di molte altre, nell’ambito delle ordinarie attività svolte presso gli Uffici giudiziari secondo un calendario annuale, prestabilito e pubblicato sul sito del ministero». Non c’è stato, quindi, alcun procuratore “preso di mira”: semplicemente, nell’ambito delle verifiche quadriennali, ora si cerca di tenere acceso un faro anche sulla correttezza dei rapporti con la stampa, sulla loro coerenza con le norme che, nell’autunno del 2021, hanno recepito la direttiva eurounitaria. «Le 13 Procure citate nella risposta all’interrogazione parlamentare erano da tempo inserite» nel ricordato «calendario annuale», come confermato, aggiunge il ministero, «anche dai vertici di alcune di esse». E in effetti i capi dei pm di Avellino e Brescia, due delle sedi “osservate” nell’ultimo periodo, hanno confermato «l’assoluta ritualità della rilevazione in corso».
Il ministero ricorda d’altronde come il decreto legislativo sulla presunzione d’innocenza abbia modificato la riforma ordinamentale del 2006 relativamente ai rapporti fra uffici di Procura e media, e come la riforma del Csm ( la legge delega 71 del 2022) abbia chiarito, a propria volta, i riverberi prodotti, dalle nuove tutele, sul piano disciplinare. Adesso, tra le condotte dei magistrati passibili di sanzione ( e catalogate dal decreto legislativo 109 del 2006) compare, dunque, anche la violazione degli obblighi imposti, nei rapporti fra pm e stampa, dalle norme sulla presunzione d’innocenza.
Ecco perché, fa notare dal ministero, è necessario, «nell’ossequioso rispetto delle differenti competenze proprie del ministro della Giustizia e dell’autorità giudiziaria, presiedere, tramite le preposte articolazioni, al controllo del rispetto di queste nuove prescrizioni». E così, spiegano ancora da via Arenula, «l’ispettorato generale, nell’ambito delle proprie ordinarie attività di verifica presso gli uffici giudiziari, ha iniziato ad acquisire, nella molteplicità dei dati che normalmente riceve da questi uffici in sede di ispezione ordinaria, secondo il regolare calendario quadriennale, anche quelli relativi al rispetto dei nuovi obblighi». In altri termini, «nello svolgimento delle ispezioni ordinarie attualmente in corso, che seguono la dinamica dei fisiologici rapporti tra ministero e uffici, l’Ispettorato ha richiesto e acquisito, tra gli altri, anche i dati relativi a quei procedimenti penali in relazione ai quali apparisse necessario verificare il rispetto della nuova normativa in tema di comunicazioni con la stampa».
Si tratta, insomma, fa notare il ministero della Giustizia di «un monitoraggio esclusivamente formale che non attiene al controllo dell’attività giudiziaria o al merito dei procedimenti penali, rispetto ai quali le autorità requirenti e giudicanti sono il dominus assoluto. Un monitoraggio come tanti altri», appunto, che consiste nella «mera acquisizione di dati obiettivi presso gli uffici giudiziari, procedura imposta dalla legge e che, come già avvenuto in passato, proseguirà placidamente in futuro».
Da una parte se vogliamo, le spiegazioni offerte dal ministero ridimensionano il caso che sembrava essersi aperto nella magistratura: non è in corso alcuna caccia ai «cattivi». Semplicemente, nello screening generale che compete a via Arenula, ora si farà caso anche alla “pertinenza” dei comunicati e delle conferenze stampa in cui si dà notizia delle indagini. Così come verranno tenute sotto controllo le “etichette” eventualmente affibbiate alle inchieste per accrescerne l’appeal mediatico. Le norme sulla presunzione d’innocenza andranno rispettate, come tutte le altre. Anche se a qualche pm la cosa facesse storcere il naso.