«Serve il dialogo con la procura, perché cosi Milano resta in stallo», ha affermato il sindaco Beppe Sala, commentando la decisione delle Cassazione di annullare le misure interdittive nei confronti dell’ex assessore alla rigenerazione urbana Giancarlo Tancredi, dell’ex presidente della Commissione paesaggio Giuseppe Marinoni, dell’architetto Federico Pella. Annullamento che, va detto, riguarda le sole esigenze cautelari in quanto tutti i procedimenti aperti dalla procura diretta da Marcello Viola stanno andando avanti, alcuni peraltro già a dibattimento.

E a tal riguardo, proprio mercoledì scorso i pm milanesi hanno sequestrato un nuovo edificio in viale Papiniano, zona semi centrale. Il motivo è sempre lo stesso: un palazzo di nuova costruzione fatto passare per “ristrutturazione” di uno stabile preesistente. In questo caso un edificio residenziale di otto piani realizzato dove prima c’era una officina meccanica. Piccata la replica di Sala: «Purtroppo la procura continua ad andare avanti senza tener conto che il sistema giudicante non accoglie la sua linea e me dispiace. Quello che serve è parlarsi».

Al momento si è perso il conto delle indagini sulla gestione dell’urbanistica a Milano da parte della procura per le ipotesi, contestate a vario titolo, di abuso edilizio, lottizzazione abusiva e falso e nelle quali gli indagati sono più di un centinaio fra progettisti, architetti, società con i loro responsabili e altri professionisti, funzionari comunali.

Durissima la reazione di Forza Italia. «A fronte del caos edilizio il sindaco Sala chiede un “dialogo” con la procura. La sua posizione è imbarazzante. Continua a girare a vuoto intorno al problema che è tutto milanese ed imputabile alla sua gestione senza indicare nessuna plausibile soluzione», ha commento il senatore Pierantonio Zanettin, capogruppo degli azzurri in Commissione giustizia al Senato. «Sala richiama poi del tutto impropriamente le recenti decisioni della Cassazione, che peraltro non si sono pronunciate sulla legittimità dei titoli edilizi da lui rilasciati», aggiunge il senatore vicentino, sottolineando che per uscire dal gorgo serva la legge “Gasparri-Zanettin” e quindi la nomina di un commissario straordinario per l’edilizia.

Il ddl 1671, “Disposizioni urgenti per il superamento della crisi edilizia e urbanistica nella città di Milano”, attualmente all’esame dell’ottava commissione di Palazzo Madama, prevede il ricorso alla figura del commissario straordinario, ripercorrendo l’esperienza che a Milano fu impiegata per realizzare e mettere in funzione il sistema di depurazione delle acque e per affrontare l’emergenza traffico durante l’amministrazione di Gabriele Albertini.

La missione del Commissario di nomina governativa, d’intesa con il presidente della regione Lombardia, sarà prioritariamente quella di individuare gli immobili per i quali sussista l’esigenza di una regolarizzazione, la quale sarà successivamente ottenuta per il tramite del pagamento di una sanzione amministrativa comminata dallo stesso commissario, pari a un decimo del valore dell’opera eseguita in virtù di titoli edilizi rilasciati o tacitamente formati in assenza dei presupposti di legge. Con il pagamento della sanzione si produrranno gli effetti, amministrativi e civili, del permesso di costruire in sanatoria, senza incidere sulle eventuali responsabilità penali che resteranno oggetto dell’autonoma valutazione della magistratura.

«Allo stato è l’unica ipotesi realistica che può sbloccare la situazione», precisa Zanettin che in passato è stato anche assessore all’urbanistica del comune di Vicenza. «L’ipotesi - aggiunge - di una legge nazionale, come invece continua a ripetere Sala, è una strada impraticabile, come dimostrato dalla cosiddetta legge “Salva Milano”. Forza Italia è vicina alle “famiglie sospese”, circa 4500, di Milano che hanno sottoscritto i contratti preliminari ed ora non possono stipulare il contratto definitivo. Non abbiamo ancora sentito dalla sinistra, che pure governa questa città, una sola proposta concreta per risolvere il dramma di chi ha acquistato casa in buona fede. Senza dimenticare, infine, che ci sono imprese, lavoratori e cantieri fermi. È irresponsabile dire di no a questa proposta chiedendo una legge nazionale che non sarà mai approvata», ha quindi concluso Zanettin.