Prima il viaggio all’inferno, poi la rinascita. Leopoldo Wick, l’infermiere condannato lo scorso anno all’ergastolo per la morte di sette pazienti di una Rsa di Offida tra il 2017 e il 2018 mediante indebita somministrazione di farmaci, non è un assassino. Anzi, il fatto non sussiste, nessuno, cioè, ha mai ucciso nessuno.

A stabilirlo, mercoledì, è stata la Corte d’Appello di Ancona, che ha ribaltato la sentenza di primo grado assolvendo l’infermiere. «Ci speravamo - ha spiegatall'Adnkronos l'avvocato Francesco Voltattorni, legale dell'infermiere - perché eravamo convinti delle nostre ragioni e dell'innocenza di Leopoldo, un uomo da due anni in carcere, piegato nel fisico e nell'animo. Sono soddisfatto e veramente felice che sia stata riconosciuta la sua assoluta estraneità alla vicenda», ha concluso l'avvocato spiegando che alla lettura della sentenza Wick «ha pianto». Il procuratore generale Roberto Rossi aveva chiesto la conferma del carcere a vita. Ma Wick, che si è sempre dichiarato innocente, è invece stato immediatamente rimesso in libertà su disposizione della Corte dopo due anni e mezzo di detenzione. All’infermiere, oggi 60enne, erano stati contestati anche quattro tentativi di omicidio, per uno solo dei quali era stato riconosciuto responsabile in primo grado.

«Quello al mio assistito - ha spiegato al Dubbio l’avvocato Tommaso Pietropaolo, l’altro difensore di Wick - è nato come processo indiziario ed è finito come processo indiziario. Non ci sono prove, ma solo alcuni indizi ritenuti gravi, precisi e concordanti, che hanno costituito la base sulla quale si è fondata la sentenza di condanna. Però quella sentenza non ha tenuto conto di altrettanti indizi, altrettanto gravi, di segno opposto - ha aggiunto -. Quella sentenza, dunque, non poteva avere ospitalità nel mondo del diritto». Se un processo è indiziario, ha dunque chiarito il legale, «è necessario che quegli indizi siano davvero gravi. Se ci sono elementi contrari e il giudice decide di non tenerne conto allora deve spiegarne le ragioni, altrimenti la sentenza è infondata. E così è stato in questo caso. Tutti gli indizi a favore dell’imputato sono stati completamente ignorati. Su questo noi abbiamo intessuto l’appello: non si può condannare qualcuno se non esiste alcuna prova».

Anche perché, ha evidenziato Pietropaolo, «non c’era alcun legame diretto tra gli indizi e la condotta dell’imputato. Nonostante ci fossero 40 testimoni, telecamere, migliaia di intercettazioni, telefoniche e ambientali - ha aggiunto -, non è mai stato rilevato un diretto rapporto tra il singolo paziente deceduto e Wick. Si è trattato solo di congetture. Tra l’altro, non è mai stato indagato il movente, che in un processo indiziario è il legame tra tutti gli indizi. È stato detto apoditticamente, nella sentenza, che molto verosimilmente questo infermiere abbia deciso di ammazzare i pazienti per passare le notti tranquille. Un’assurdità. Tutte queste cose, messe insieme, sgretolano a nostro avviso il tessuto della sentenza. Tra 90 giorni conosceremo le motivazioni, ma l’assoluzione con questa formula è devastante. Come lo sono stati questi tre anni per lui».

Wick era stato arrestato il 15 giugno 2020, con l’accusa di aver iniettato un mix letale di insulina e promazina ad alcuni malati. Gli inquirenti avevano basato le loro indagini sull’autopsia effettuata sui due decessi più recenti e sulle analisi del sangue effettuate al momento della morte in sede di visita necroscopica per altri quattro pazienti. Per gli ultimi due, invece, era stata esaminata la documentazione sanitaria. Il caso era esploso il 25 febbraio 2019, quando i carabinieri interruppero il funerale di una delle presunte vittime di Wick - un uomo deceduto a 93 anni - dalla cui autopsia emerse una “sovra-somministrazione” di insulina, pur non essendo l’uomo sottoposto a terapia insulinica. Da lì la riesumazione di un altro cadavere e le analisi dalle quali era emersa una concentrazione tossico-letale di promazina. L’accusa era di omicidio aggravato, continuato e tentato omicidio aggravato, continuato e lesioni gravi. L’indagine era partita nel settembre 2018, dopo che gli stessi Carabinieri di Offida avevano segnalato alcune informazioni raccolte circa decessi sospetti.