“Test ai magistrati: necessità o vendetta politica?” è stato il titolo del primo dibattito organizzato dal Dubbio al Salone internazionale del Libro a Torino a cui hanno partecipato la dem Anna Rossomando, vice-presidente del Senato, Enrico Costa, responsabile giustizia di Azione, Fabrizio Starace, direttore del Dipartimento di Salute mentale e dipendenze patologiche dell’Ausl di Modena e presidente della Società italiana di epidemiologia psichiatrica (Siep), Armando Spataro, già magistrato, che hanno discusso della nuova norma introdotta dal Governo per cui dal 2026 gli aspiranti magistrati dovranno sottoporsi anche ad una valutazione psicoattitudinale.

Per l’esponente del Partito democratico «la norma sui test psicoattitudinali rientra nella categoria dei provvedimenti di questo governo a scopo puramente propagandistico. Siamo alla provocazione, mentre si continuano ad eludere temi fondamentali come l'attuazione delle riforme approvate a larghissima maggioranza nella scorsa legislatura. Tutto questo in un'ottica di riapertura dello scontro politica-magistratura e ignorando invece nodi fondamentali come i tempi della giustizia o lo stato degli interventi finanziati e previsti da Pnrr e altri fondi, per un totale di oltre 3 miliardi. Su questo sarebbe utile si concentrasse il governo e non su interventi propagandistici, come i test psicoattitudinali, da cui emerge un'idea in realtà autoritaria del rapporto tra cittadino e Stato».

Ha proseguito Enrico Costa: «Vi stupirò ma sono abbastanza d’accordo con Anna Rossomando. Ci deve essere uno stile nel predisporre le norme di legge e un percorso innovativo che con cambiamenti di questa portata deve garantire un approfondimento. Tutte le norme del passato - che siano stati disegni di legge o decreti legge in sede di conversione - sono passati attraverso delle audizioni. In questo caso il Governo ha introdotto una innovazione che non era nella delega, senza una adeguata discussione. Il Governo ha delegato la scrittura della norma ai relatori in Commissione Giustizia e poi alla fine si è delegato al Csm. Non so se sia una vendetta ma almeno un modo strampalato di approvare la norma».

Nel merito, per il parlamentare, «questa nuova norma non serve a nulla. Ciò che conta è la valutazione di professionalità, che ad oggi sono positive al 99,6%. E questo non va bene perché bisognerebbe valutare gli esiti dei procedimenti. Ma anche in questa occasione il Governo ha indebolito la norma perché ha deciso di valutare a campione».

La questione ha diviso anche il mondo scientifico, in particolare psichiatri favorevoli e psicoanalitici contrari. Starace ci ha detto: «Bisogna avere massima cura dei magistrati che sono dei veri professionisti. Per farlo occorre selezionare questo gruppo di professionisti sulla base di capacità, competenze, motivazioni. Credo che alla base del dibattito che si è creato ci sia un fraintendimento: un test psicoattitudinale non è uno strumento per scovare una patologia psichiatrica né sarebbe appropriato farlo a persone che con il concorso hanno già superato dei test, superando la prova scritta e orale, essendo stati prima studenti di giurisprudenza. Il test è semplicemente uno strumento che ambisce ad essere predittivo delle caratteristiche attitudinali che debbono essere proprie di un certo profilo professionale. Ed è in questi termini che credo si esprima la norma. Profilo che sarà diverso a seconda delle aree in cui il magistrato sarà impegnato: una cosa saranno le richieste per chi si occuperà di diritto fallimentare, altre quelle per chi dovrà occuparsi di delitti efferati». E ha concluso: «Uno studio condotto qualche anno fa negli Stati Uniti su mille magistrati ha mostrato oggettivamente che essi hanno elevati livelli di stress, di ansia, di depressione, il 10 per cento era a rischio di abuso di alcol».

Poi è intervenuto l’ex magistrato Armando Spataro: «I test come pensati dal Governo non sono previsti per valutare lo stress nel corso della carriera ma soltanto nella fase del concorso, dopo gli iscritti per valutare l’attitudine a fare il magistrato. La formulazione tecnica della norma non è da marginalizzare: c’è una legge delega che risale al 2022 solo in parte attuata, ma la scelta di inserire nell’ordinamento questi test è assolutamente incostituzionale. Innanzitutto perché la Costituzione prevede che si diventi magistrati per concorso. Nessun concorso potrebbe essere vincolato a dei test».