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IMAGOECONOMICA
Era l’8 marzo 2022. In occasione della Giornata internazionale della donna, la Commissione europea proponeva una nuova direttiva in materia di contrasto alla violenza di genere per tutti gli Stati dell’Unione, che sarebbe stata approvata l’anno successivo dal Parlamento. L’obiettivo era rendere vincolante la Convenzione di Istanbul del 2011 che definisce lo stupro come un atto sessuale compiuto senza consenso.
Adesso il negoziato in corso sulla Direttiva europea pensata per unificare le normative sullo stupro in tutta l'Unione e facilitare la protezione delle donne si è incagliato in Consiglio Ue, l’organo composto dai ministri degli Stati membri, mancando su alcuni punti l’unanimità di vedute tra i 27 Paesi. Lo scoglio principale da superare, come spiegato dall’Ansa, è legato in particolare all'articolo 5 del testo, ovvero quello che definendo lo stupro come «sesso senza consenso» ne favorisce la penalizzazione negli ordinamenti di tutti gli Stati.
Art. 5 Stupro 1. Gli Stati membri provvedono affinché siano punite come reato le condotte intenzionali seguenti: (a) compiere atti non consensuali di penetrazione vaginale, anale o orale di natura sessuale su una donna, con qualsiasi parte del corpo o con un oggetto; (b) indurre una donna a compiere con un terzo atti non consensuali di penetrazione vaginale, anale o orale di natura sessuale, con qualsiasi parte del corpo o con un oggetto.
2. Gli Stati membri provvedono affinché per "atto non consensuale" sia inteso l'atto compiuto senza il consenso volontario della donna o senza che la donna sia in grado di esprimere una libera volontà a causa delle sue condizioni fisiche o mentali, sfruttandone l'incapacità di esprimere una libera volontà in quanto incosciente, ebbra, addormentata, malata, fisicamente lesa o disabile.
3. Il consenso deve poter essere revocato in qualsiasi momento nel corso dell'atto. L'assenza di consenso non può essere contestata sulla sola base del silenzio della donna, dell'assenza di resistenza verbale o fisica o del suo comportamento sessuale passato).
La Direttiva sarà domani in Consiglio Ue. L'Eurocamera vuole che la nuova normativa contenga una definizione di questo reato applicabile ad «ogni rapporto sessuale non consensuale» e in tutti gli Stati membri. Alcuni Paesi però ancora non sono convinti e stanno bloccando l’iter del testo. Lo stralcio tradirebbe le disposizioni della Convenzione di Istanbul costituendo un rischioso passo indietro per la tutela delle donne.
I 27 Paesi Ue sarebbero spaccati quasi a metà. Francia, Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca, tra gli altri, chiedono che siano le vittime a dover dimostrare l’uso della forza o della minaccia; mentre la posizione di altri 13, tra cui Spagna, Belgio, Lussemburgo, Svezia e Italia, è in linea con lo slogan: «No significa no». Il rischio di passi indietro ha fatto insorgere le associazioni a tutela delle vittime di violenza, ma anche i sindacati.