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«Dalle prime indagini sono emerse irregolarità gravi nelle fasi precedenti al disastro». Con queste parole la procuratrice capo di Ivrea Gabriella Viglione ha confermato l’iscrizione nel registro degli indagati di due persone in seguito all’incidente di mercoledì notte in cui un treno ha intestato e ucciso cinque operai che lavoravano sui binari nei pressi della stazione di Brandizzo.
«L’evento poteva essere evitato se la procedura fosse stata seguita nel modo corretto», ha specificato Viglione. Uno degli indagati è Antonio Massa, 46 anni, dipendente di Rfi che mercoledì notte aveva il compito di “fare da scorta” al cantiere degli operai della ditta Sogifer che dovevano sostituire un tratto di binari e che si è salvato perché era poco più lontano. I magistrati ipotizzano il reato di omicidio e disastro “con dolo eventuale”, dunque ben più grave dei reati colposi per cui nelle prime ore è stato aperto il fascicolo dalle pm Giulia Nicodemo e Valentina Bossi.
Più nel dettaglio, gli accertamenti avrebbero evidenziato che in quel momento non ci fosse l’autorizzazione a lavorare, che deve essere fatta per iscritto, benché ci fosse personale proposto a verificare che l’autorizzazione dovesse esserci. Dalle verifiche, effettuate anche con l’ausilio delle telecamere di sorveglianza che hanno registrato il momento dell’impatto, gli operai, nel cui comportamento gli investigatori non rilevano alcuna responsabilità, si trovavano sui binari già da qualche minuto e avevano già svolto operazioni di lavoro vero e proprio, fatto che spinge gli inquirenti a evidenziare che se il lavoro fosse proseguito e il treno fosse passato qualche minuto dopo avrebbe potuto anche deragliare.
Gli accertamenti dei magistrati ora proseguono anche per verificare se è quanto possa essere considerata sicura la procedura complessiva, dunque, anche quella che stava a monte perché, si sottolinea, dalla procura «è evidente che quanto accaduto ha reso palese che il meccanismo di garanzia non era sufficiente a tutelare adeguatamente un lavoro così delicato in una sede così pericolosa come è la sede dei binari ferroviari».