Nelle giornate di mercoledì e di ieri, 150 procuratori e investigatori provenienti da 18 Paesi si sono confrontati a Palermo su buone prassi e criticità nelle esperienze e attività di contrasto del narcotraffico internazionale, oltre che sui “trend” del fenomeno criminale. Si tratta di un’iniziativa promossa dalla Procura nazionale Antimafia e antiterrorismo, guidata da Giovanni Melillo, insieme con i programmi europei dell’Organizzazione internazionale Italo-Latino americana “El Pacto 2.0” e “Copolad III”: si è sviluppata in una serie di riunioni operative presso l’Aula magna del Palazzo di Giustizia del capoluogo siciliano. Hanno partecipato dai lavori, da remoto, tutte le Procure distrettuali Antimafia italiane.

“A più di trenta anni dalla strage di Capaci, l’intuizione di Giovanni Falcone è ancora attuale”, si legge in una nota che dà notizia dell’incontro. “Occorre infatti rafforzare, ora come allora, la cooperazione giudiziaria internazionale contro il narcotraffico e il crimine transnazionale organizzato. Particolare attenzione richiedono gli scenari latino-americani e della regione caraibica, dai quali giungono ancora, in Europa, tonnellate di cocaina”.

Le attività prevedono un ulteriore appuntamento in calendario per oggi: un incontro di studio organizzato sempre dalla Procura Antimafia, stavolta insieme con la Scuola superiore della Magistratura e con il progetto “Falcone e Borsellino” del ministero degli Esteri e della Cooperazione internazionale. A questo secondo evento, dal titolo “Le rotte e le logiche del traffico internazionale di stupefacenti e le evoluzioni della criminalità organizzata transnazionale”, parteciperanno, in presenza, oltre 200 magistrati e funzionari di vertice delle forze di polizia. I lavori saranno trasmessi in streaming, in inglese e spagnolo.

Interverranno i Procuratori nazionali di Argentina, Colombia, Ecuador e Olanda, coordinati dal Procuratore Antimafia italiano Melillo. Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano parteciperà a una tavola rotonda con i procuratori di Napoli, Palermo, Reggio Calabria e Roma.

Si tratta della prima iniziativa di coordinamento giudiziario e di studio sul narcotraffico di queste dimensioni, e sarà dedicata a Giovanni Falcone. In tutto coinvolgerà 18 Paesi: Argentina, Bolivia, Brasile, Cile, Colombia, Ecuador, El Salvador, Honduras, Messico, Panama, Paraguay, Perù, Andorra, Italia, Olanda, Portogallo, Spagna e Stati Uniti.

Il documento che fa da premessa ai due eventi

"La violenza del crimine organizzato legato alla droga in America Latina non conosce limiti, riproponendo oggi un modello di mafia simile a quello dell’ala stragista di Cosa Nostra nei primi anni ’90 dello scorso secolo in Italia”, si legge nel documento che ha fatto da premessa di metodo alle due iniziative. “Pur avendo infatti gli stessi narco-cartelli latinoamericani progressivamente affinato le modalità di approccio all’amministrazione pubblica, mediante l’instaurazione di vere e proprie trattative ai massimi livelli, e sperimentato nuove e più sofisticate modalità di accesso all’economia legale, sia mediante il riciclaggio di capitali illeciti, sia a mezzo di imprese -solo apparentemente- legali, la violenza endemica in Messico e quella sviluppatasi negli ultimi mesi in Ecuador, oltre ai recenti gravi accadimenti in Argentina e Paraguay, hanno attirato l’attenzione dell’opinione pubblica a livello globale”.

Ai gruppi criminali tradizionali, prosegue il documento, “si affiancano infatti organizzazioni ancora più pericolose, in alcuni casi in grado di attaccare le istituzioni come in un conflitto armato, e in condizioni di sfruttare le falle delle misure di sicurezza ed il cattivo funzionamento dei sistemi penitenziari. L’omicidio del candidato alle elezioni presidenziali in Ecuador Ferdinando Villavicenzio è avvenuto in circostanze davvero sconcertanti: nel corso della campagna elettorale, ad opera di sicari stranieri (colombiani), a loro volta assassinati nelle carceri, subito dopo il loro arresto. L’efferato omicidio del Fiscal antidroga paraguayano Marcelo Pecci Albertini, così come quello del Fiscal ecuadoriano Cesar Suarez evocano per tempistica, tecnica e modalità esecutive scenari altrettanto inquietanti”.

Il continente latinoamericano, si legge ancora nell’analisi, “costituisce il crocevia del narcotraffico e si pone al centro delle più importanti indagini transnazionali sulle reti criminali e sul riciclaggio di capitali illeciti. La criminalità organizzata latinoamericana, alla luce di quanto evidenziato ed in ragione di ben più specifici dati storici e sociologici, integra oggi una minaccia globale. Il narcotraffico si afferma in modo sempre più consistente come minaccia attuale anche nel Nord Europa, in Paesi ritenuti tradizionalmente immuni rispetto alle azioni dei cartelli e delle mafie, che registrano livelli di violenza quotidiana senza precedenti. Sebbene detti scenari possano apparire lontani, le strettissime interconnessioni e relazioni tra le associazioni mafiose italiane e le reti di narcotrafficanti internazionali costituiscono una realtà storica e processuale più che riscontrata”.

È necessaria quindi, scrivono gli organizzatori della tre giorni di incontri, “una revisione degli schemi tradizionali di ricostruzione geopolitica del fenomeno del narcotraffico, con specifico riguardo all’America Latina, in considerazione dei mutamenti di scenario occorsi negli ultimi anni e che richiedono una nuova strategia globale ed universalmente condivisa di prevenzione e contrasto. Una maggiore consapevolezza dei rischi causati e indotti dal narcotraffico internazionale può costituire infatti una potente leva per incrementare e rendere più efficaci i processi di cooperazione giudiziaria e di polizia tra gli Stati. Alla volontà politica di aprire nuovi fronti per incentivare la cooperazione processuale e investigativa – di cui la Convenzione di Palermo rappresenta l’esempio più importante in termini definitori e sistematici – si contrappongono purtroppo ancora difficoltà pratiche connesse alla particolare conformazione dei singoli ordinamenti statali e alle diverse sensibilità giuridiche. Si rende perciò evidente la necessità di un maggiore coordinamento tra procuratori ed operatori delle forze di polizia”.

A distanza di trentadue anni dalla strage di Capaci, ricorda il documento, “l’intuizione di Giovanni Falcone è ancora attuale. Di qui l’iniziativa del Procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo di promuovere incontri di studio e coordinamento con esperti e magistrati europei e latinoamericani, a Palermo, nei giorni 22, 23 e 24 maggio, in collaborazione con la Scuola Superiore della Magistratura”.
La diplomazia giuridica, si legge ancora, “si ispira all’enorme eredità tecnica e valoriale di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e intende sostenere, attraverso uno specifico programma di supporto e coordinamento denominato EL PAcCTO 2.0, l’attività giudiziaria a livello internazionale e l’azione della DNA nell'organizzazione di iniziative operative ed incontri tra magistrati in Italia e all’estero. La chiave di un rinnovato successo nella cooperazione giudiziaria internazionale sta infatti nello scambio di informazioni e nello sviluppo di relazioni di fiducia reciproca in grado di rafforzare concretamente le attività operative. La finalità perseguita da EL PAcCTO 2.0 è quella di rendere queste ultime più coordinate ed efficaci per affrontare sinergicamente l’immanente minaccia della criminalità organizzata transnazionale tra Europa, America Latina e regione caraibica. Aumenta così la possibilità di performance nelle indagini su scala intercontinentale, innescandosi un circolo virtuoso senza precedenti. Il collegamento in rete è una delle risposte più concrete alle sfide della criminalità transnazionale”.
“Il rafforzamento del coordinamento e della cooperazione giudiziaria e di polizia tra i Paesi europei e latinoamericani”, scrivono i promotori del ciclo di incontri, “può favorire infatti:
la creazione di contatti per lo scambio rapido ed efficace di informazioni tra le forze dell'ordine e le Procure (cooperazione giudiziaria informale);
la creazione di squadre investigative congiunte, per affrontare specifici casi legati al crimine organizzato, come il traffico di droga o il riciclaggio di denaro ad esso connesso;
la formazione condivisa, attraverso la promozione di programmi di formazione congiunta per migliorare le capacità investigative e operative delle forze dell'ordine e creare uno standard che consenta una più efficace cooperazione".

L’incontro di oggi
Ospitato sempre nell’aula magna del Palazzo di Giustizia di Palermo, l’importante incontro di studio organizzato dalla Scuola Superiore della Magistratura-Formazione decentrata di Palermo, dalla Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, con il Programma Falcone Borsellino del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, avrà il titolo “Le rotte e le logiche del Traffico Internazionale di Stupefacenti e le evoluzioni della criminalità organizzata transnazionale”.