Fu un dovere o un crimine respingere l’azione “terroristica” di Prometeo, che rubando il fuoco e dandolo ai mortali sovvertì l’ordine costituito? È questa la domanda attorno alla quale ruota l’appuntamento con Agon 2023, ovvero il dramma classico sotto forma di simulazione processuale. Un evento alla sua 15esima edizione che si svolgerà lunedì 22 maggio, alle ore 19, al teatro greco di Siracusa, su iniziativa del Siracusa International Institute, in collaborazione con l’Associazione amici dell’Inda, la Fondazione Inda e la partecipazione dell'Ordine degli Avvocati di Siracusa e l’Università di Messina. Il processo per presunti crimini contro l’umanità vedrà sul banco degli imputati Kratos ( Davide Paganini) e Bia ( Silvia Valenti), coloro che, per volere di Zeus, incatenarono Prometeo ad una rupe, costringendolo a violente torture.

A presiedere la Corte sarà Margherita Cassano, primo presidente della Corte di Cassazione; a latere Daniela Troja, presidente della Corte d’Assise di Trapani ed Ezechia Paolo Reale, penalista e segretario generale del Siracusa Institute. L’accusa sarà affidata all’onorevole Federico Cafiero de Raho, già procuratore nazionale antimafia; difensore della parte civile di Prometeo ( interpretato da Alessandro Albertin) sarà invece Vittorio Manes, ordinario di diritto penale all'Università di Bologna. Infine, a difendere gli imputati sarà il viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto. La Corte si avvarrà della consulenza dello psicanalista Vincenzo Caretti e dopo la discussione, la giuria popolare sarà chiamata ad esprimere il proprio verdetto in attesa della sentenza della Corte. Un vero e proprio esperimento sociale che avvicina la gente al diritto e alle sue regole.

Quanto accade nelle aule dei Tribunali non è poi così diverso dalla rappresentazione teatrale di una vicenda, perché «il processo non è lo specchio della verità - ci spiega Manes, che partecipa per la seconda volta a questo evento -, ma è il teatro della verità. La rappresentazione teatrale è finzione scenica, il processo invece è liturgia istituzionale. Sono diverse ratio e spirito che animano queste due iniziative,

ma meno di quanto possa sembrare». Il teatro può dunque diventare uno strumento efficace per avvicinare, anche attraverso la forza evocativa della mitologia, gli spettatori a problemi reali. «Al centro di questo evento c’è il processo al potere - continua Manes - e una scelta di potere che oggi sarebbe considerata un trattamento umano e degradante, contrario ad ogni regola internazionale sui diritti umani, oltre che costituzionale. Il supplizio eterno patito da Prometeo non è molto distante da quello che accadeva a Guantanamo, dove i prigionieri erano reclusi in gabbie sotto il sole cocente e addirittura illuminati a giorno anche di notte, con fari potentissimi, che impedivano di prender sonno. E non so quanto sia distante da alcune condizioni carcerarie attuali, che vedono i detenuti in sovrannumero esorbitante rispetto alla capienza della singola cella. La possibilità di sottoporre il potere a giudizio, ad una verifica, è l’essenza dello Stato di diritto, inteso come preminenza del diritto. È l’idea che il potere stesso debba rispettare delle regole, una legge superiore, primo fra tutti il rispetto dei diritti umani fondamentali».

Con questa iniziativa, spiega Reale, «cerchiamo di diffondere i grandi valori immortali della giustizia, in una fascia quanto più ampia possibile, anche se si tratta di un processo tecnico. Kratos e Bia rappresentano la violenza e il potere. Abbiamo provato ad inserirli in un discorso in cui si fa riferimento ai crimini internazionali, tema di evidente attualità, soprattutto in riferimento alla repressione violenta del dissenso. Si tratta di capire se è una repressione che l’ordinamento consente o se si tratta di una manifestazione di violenza non giustificabile e, pertanto, un crimine contro l’umanità». Ogni anno viene processato un protagonista della tragedia, ma quest’anno si è deciso di puntare su due personaggi “secondari”, scelta legata al conflitto in corso da oltre un anno tra Russia e Ucraina. «Questi due personaggi sono di fatto gli esecutori materiali di una volontà divina, quella di Zeus - spiega Loredana Faraci, storica del teatro -. Quello che il processo dovrà chiarire è se si tratti di un’azione lecita o meno, anche attraverso le due perizie che ci restituiscono un ritratto delle due personalità».