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Alla fine Elly Schlein prova a cavarsela con un dribbling strettissimo. Forse troppo: «Sì alla riforma dell’abuso d’ufficio, no all’abrogazione». Un compromesso politico-comunicativo inventato dalla segretaria per attenuare lo strappo con i sindaci dem registrato poche ore prima. Perché da Beppe Sala a Matteo Ricci, da Milano a Pesaro fino a Bari, la folta prima linea degli amministratori democrat addirittura esulta per l’intervento del guardasigilli, per il tratto di penna che cancella l’abuso d’ufficio.
Non solo. Perché l’“indipendente” sindaco di Milano Sala è esplicito nel criticare la posizione negativa ribadita, sul ddl Nordio, già ieri mattina di ieri dai vertici del Nazareno: «Il Pd non si scagli contro l’intervento sull’abuso d’ufficio, meglio guardare al tema in maniera non ideologica», consiglia Sala, «tutti i sindaci dem sono convinti ci si dovesse mettere mano, e hanno la tessera del partito...».
E cosi Elly si trova a scegliere quella formula intermedia, un po’ pasticciata. Perché sì, abrogare, come ha fatto ieri Nordio, è altra cosa dal riformare, ma è anche vero che proprio la “riforma” del 2020 targata Conte del 2020 aveva dimostrato quanto sia vano sforzarsi di circoscrivere l’articolo 323 del codice penale, di limitare la perseguibilità dell’abuso d’ufficiuo.
Esercizio un po’ pretestuoso, perché tanto basta un esposto e le indagini si aprono lo stesso, l’avviso di garanzia puntualmente arriva e anche se quasi mai si arriva a condanna comunque il colpo all’immagine (e alla serenità) dell’amministratore è ormai bello che dato. E già un quadretto simile significa tenere paralizzati i decisori politici. Assurdo, in tempi di Pnrr.
Poi è chiaro che c’è anche la comunicazione. Così Schlein, oltre a quel distinguo tra abrogazione e modifica, dice anche un’altra cosa, al limite dell’anatema: «Preoccupa che si usi la morte di Berlusconi per soluzioni sbilanciate». Accusa grave, che fa segnare alla leader dem un punto nella polemica a distanza col governo. Ma prima ancora che gliele rivolga Nordio, gli arrivano repliche stizzite da vari esponenti del centrodestra: l’azzurro Pietro Pittalis ad esempio le rinfaccia «dichiarazioni strumentali, che hanno il solo obiettivo di andare contro la maggioranza».
Difficile d’altronde immaginare una situazione che potesse far emergere più sfacciatamente l’imbarazzo del Nazareno nell’affrancarsi dal tic giustizialista, e dall’eterno terrore di vedersi epurati dal più puro di turno. Nello specifico, ovvio che lo spauracchio abbia i tratti suadenti ma spietati di Giuseppe Conte, che sulla giustizia non smette di recitare il vecchio e comodo copione 5 stelle: «La riforma introdurrà nuovi spazi di impunità, indebolendo i presìdi contro la corruzione, oltre a colpire il diritto all’informazione: abolendo l’abuso d’ufficio e limitando altri strumenti contro il malaffare si dimostra di non avere a cuore la tutela della legalità e del diritto alla giustizia».
In queste condizioni, Walter Verini diventa intransigente e si dice «molto preoccupato per l’abolizione dell’abuso d’ufficio: già oggi è ridotto all’osso, ma rappresenta quello che si chiama reato-spia per altri ben più gravi contro la Pa». È la linea Gratteri, quella appunto dell’abuso d’ufficio come rete a strascico per andare a vedere se c’è qualcos’altro, logica demolita proprio da Nordio nelle dichiarazioni di ieri. Verini, sempre in sintonia con Conte, si dice preoccupato anche per le «intercettazioni» e il «diritto all’informazione».
Alfredo Bazoli, altra figura attendibile del Pd sulla giustizia, parla di «proposta modesta, che contiene alcune gravi scelte, come l’abolizione integrale dell’abuso d’ufficio, grave perché si butta via il bambino insieme all’acqua sporca». Ma sono posizioni imbarazzanti, se si pensa a cosa sostengono i primi cittadini del Pd. Valga per tutti la dichiarazione del loro coordinatore, il sindaco di Pesaro Matteo Ricci: «Sono 10 anni che tutti i primi cittadini italiani chiedono la revisione dell’abuso d’ufficio. Il 98% dei procedimenti viene archiviato o c’è una assoluzione: c’è evidentemente qualcosa che non va nella formulazione stessa del reato.
Nel frattempo prevale la paura per qualsiasi atto che si firma o si vota. A noi bastava la revisione del reato, il ministro Nordio ha deciso di abrogarlo. Lo riteniamo un fatto positivo e una battaglia vinta dai sindaci italiani». Battaglia vinta. Con l’abrogazione. Un colpo di lama sanguinosissimo per Schlein. Il governatore pugliese Michele Emiliano, più “indipendente” di Sala ma più intraneo alla sinistra, usa l’ironia: «L’abuso d’ufficio è una norma che punisce l’illegittimità di un atto amministrativo, una fattispecie abbastanza indeterminata, tanto che si dice “un processo per abuso d’ufficio non si nega a nessuno”, l’avrebbe avuto anche San Francesco...».
Ma non è solo una questione di distonia interna. Il Pd deve temere l’appiattimento sui 5S anche alla luce delle dichiarazioni di tutt’altro segno, fortissime, con cui Calenda annuncia, udite udite, il sì formale di Azione alla riforma della giustizia: «La sosterremo, è di buon senso, i contenuti sono anche in una proposta di legge che abbiamo fatto con Enrico Costa: abolire l’abuso d’ufficio è giusto, così come credo sia giusto che se bisogna mandare in galera una persona sottoposta a indagine, e non condannata, decidano tre giudici e non uno solo».
E ancora: «È una riforma garantista, altro che anticostituzionale: lo Stato di diritto si sostanzia nel garantismo. Questa riforma serve a dare più libertà ai sindaci, è per questo che i sindaci del Pd stanno chiesto di appoggiarla nella parte che riguarda l’abuso d’ufficio». Senza considerare chi come Raffaello Magi, segretario di +Europa, va oltre: «Alcuni punti della riforma della giustizia sono condivisibili: si sarebbe potuto fare meglio sull’abuso d’ufficio rendendolo illecito amministrativo anziché reato, ma condividiamo la limitazione alla diffusione delle intercettazioni. Manca la volontà politica di affrontare il grande tema di una riforma vera: la separazione delle carriere».