«Ho seguito con grande attenzione la questione del controllo concomitante della Corte sull'attuazione del Pnrr. E sinceramente non riesco a comprendere le ragioni che spingono il governo a eliminarlo e perché mai una verifica in corso d'opera debba essere vista come un ostacolo che rallenta l'azione amministrativa. Io guardo a quei compiti della Corte in termini opposti, come un aiuto e una collaborazione costruttiva che può prevenire problemi maggiori e far correggere tempestivamente ciò che non va. Il pallino comunque resta sempre nelle mani del governo». Lo afferma Giuseppe Santalucia, presidente dell'Anm in un'intervista al quotidiano “La Repubblica”.

Sugli emendamenti sul controllo concomitante e sullo scudo erariale, Santalucia dice di «sperare che non vengano approvati. La prima misura, checché ne dica qualche giurista di chiara fama, è solo utile al governo stesso. Quanto alla seconda siamo di fronte a un intervento problematico perché limita la stessa funzione giurisdizionale della Corte dei conti. E poi non dobbiamo dimenticarci che fu introdotta nel luglio 2020 dal governo Conte in piena pandemia, giustificata quindi dall'eccezionalità della situazione, che oggi non mi pare proprio ci sia». Santalucia ha poi evidenziato come "temiamo che l'azione disciplinare contro i colleghi per il caso Uss diventi un precedente pericoloso. Noi siamo già in stato di agitazione da due settimane, perché un'assemblea come questa non s'improvvisa e i colleghi stanno discutendo nelle singole realtà. Ovviamente l'assemblea è sovrana, nessuno può, neppure io, anticiparne qui le decisioni, ma se vado col pensiero alle assemblee che già ci sono state, in particolare quella di Milano, prendo atto che il livello di preoccupazione è davvero molto alto».

«Noi non contestiamo le attribuzioni costituzionali del ministro, e tentiamo ogni volta di costruire un dialogo, un confronto, e non uno scontro, soprattutto quando la situazione, come in questo caso, ci appare particolarmente grave - aggiunge Santalucia - Tra le tante indiscrezioni, noi non abbiamo ancora capito in che direzione andrà Nordio. In particolare sulle intercettazioni. Ad esempio non comprendo l'ipotesi di non trascrivere i riferimenti che chi sta al telefono fa nei confronti di una terza persona. Se quelle parole possono costituire una possibile prova non le si può buttare via. Se prova non sono invece, il sistema in vigore già prevede che siano scartate».