Roma capitale umana, non un semplice slogan o un auspicio difficile da realizzare. Per un giorno la capitale è stata davvero un segno di umanità in mezzo al mare di incattivimento e rancore che non sembra risparmiare il Paese. [embed]https://youtu.be/hN5BpQaxoc4[/embed] Ciò è stato reso possibile da uniniziativa voluta fortemente da una scuola, lelementare  Federico Di Donato. Piazzata nel quadrante multietnico di Roma, allEsqulino. Così domenica 17 febbraio i giardini della storica Piazza Vittorio sono stato riempiti da una folla di bambini e genitori, associazioni antirazziste e altre scuole della città uniti contro il decreto sicurezza. Si è trattato di una reazione arrivata grazie allimpegno dellassociazione genitori della Di Donato che già da 15 anni porta avanti le battaglie sullintercultura, una parola magica spesso disattesa, ma che nella scuola romana è una realtà sperimentata nei fatti vista la composizione e provenienza di molti bambini. Il significato di questa presa di posizione, non scontata, lo spiega Guido Musillo, vicepresidente dellassociazione genitori: «è uniniziativa che abbiamo deciso di fare dopo unassemblea straordinaria subito dopo lo sgombero del Cara di Castelnuovo di Porto,  ciò ha provocato unondata di attivazione forte  quindi è nata lidea di una mobilitazione articolata. Dopo un primo momento di approfondimento si è passati a questa iniziativa che coinvolge anche altre realtà che si muovono sul campo dellintercultura». Analisi e pratica dunque, la politica nel senso alto del termine, ma anche unesigenza pratica. Nella scuola Di donato infatti ci sono realtà in carne ed ossa che potrebbero subire le conseguenze nefaste del decreto sicurezza, famiglie che potrebbero correre il rischio di vedere peggiorare la loro condizione di permanenza. «Quindi ciò ci ha spinti a capire come evitare danni» ha chiarito Musillo. Ma cè anche un altro elemento che ha caratterizzato lincontro di Piazza Vittorio, la consapevolezza che per modificare la situazione è necessario mettere in campo forze maggiori costruendo una rete con altre realtà. Per Maura Sacchi, sempre dellassociazione genitori, «cè stata un escalation già dallarresto di Mimmo Lucano e poi con lo sgombero del Baobab, abbiamo capito che non potevamo rimanere chiusi nella scuola. Da qui lidea di fare una  rete con altre realtà che già si stanno muovendo e che abbia una forza politica.  Noi tutti siamo genitori e sentiamo la responsabilità di educare i figli e capiamo che questo non è un mondo possibile».RispondiInoltra