Si riparte da un dettaglio. Non di poco conto. Unione Camere penali e Anm lavoreranno insieme, su “invito” del guardasigilli Carlo Nordio, per formulare una proposta condivisa sul nodo impugnazioni aperto dalla riforma Cartabia. Ieri, nel corso del previsto summit a via Arenula con avvocatura e magistratura, è stato lo stesso ministro a invitare i due interlocutori, i penalisti guidati da Gian Domenico Caiazza e l’Associazione magistrati rappresentata da Giuseppe Santalucia, a confrontarsi per riscrivere l’ultima legge penale nelle parti contestate dall’Ucpi. Si tratta in particolare delle norme che subordinano l’ammissibilità dell’impugnazione a una espressa rinnovazione, da parte dell’assistito, dell’elezione di domicilio e, in caso di imputato assente in primo grado, al conferimento di un nuovo mandato al legale. Novità che, per l’Unione Camere penali, limitano «gravemente» il diritto a impugnare e colpiscono «in modo particolare i soggetti socialmente più deboli, assistiti dai difensori di ufficio».

Sono aspetti che erano stati segnalati con largo anticipo dallo stesso Cnf quando, nel corso delle audizioni sulla riforma Cartabia, la massima istituzione forense aveva indicato in quei nuovi vincoli un’inaccettabile limitazione, concepita in ossequio a un evidente concezione “deflattiva” del processo penale.

Adesso, con l’incontro di ieri, a cui hanno partecipato, con Nordio e il viceministro Francesco Paolo Sisto, tutti i massimi dirigenti di vi Arenula, sembra di rivedere la scena della primavera 2019, quando Ucpi e Anm, invitate dall’allora guardasigilli Alfonso Bonafede, proposero una piattaforma comune in vista della riforma penale. Di quella proposta, imperniata su riti alternativi e depenalizzazione, si persero in gran parte le tracce. Che il “tavolo” di ieri a via Arenula possa rinnovare lo spirito costruttivo di quattro anni fa, andrà verificato. Ma il passaggio è interessante, perché i dossier sui quali a breve il mondo forense e quello togato dovrebbero comunque pronunciarsi, quanto meno nelle audizioni in Parlamento, sono molti: dalla prescrizione all’abuso d’ufficio e alle altre misure che Nordio intende compendiare in uno o più ddl da presentare entro giugno. E qui il ventaglio comprende l’inappellabilità delle assoluzioni, l’irrigidimento dei presupposti per le misure cautelari, interventi sui reati commessi da minori. Nordio ieri è stato chiaro: «Sarete chiamati a dire la vostra», ha assicurato a Caiazza e Santalucia. E il paradigma della concertazione potrebbe essere appunto definito con questo primo round relativo al restyling delle impugnazioni.

Sul punto, riferisce sempre la nota Ucpi, il guardasigilli ha «ribadito di condividere le ragioni di urgenza manifestate dai penalisti italiani, apprezzando tuttavia l’importanza di alcune delle obiezioni tecniche rappresentate da Anm». Il che ha spinto Caiazza a esprimere «vivo apprezzamento per la concreta e immediata disponibilità del ministro a misurarsi con le questioni poste dai penalisti, nell’interesse dei cittadini, alla piena esplicazione del diritto di impugnazione, e per la manifestata condivisione dell’urgenza di una soluzione».

Si procederà così: a breve l’Unione Camere penali, che in queste ore valuta una sospensione dello “sciopero” proclamato dal 19 al 21 aprile, esaminerà le obiezioni dell’Anm, in quello che la nota definisce come un «costruttivo confronto». Avvocati e magistrati comunicheranno poi al ministro le possibili alternative, «nella speranza di una soluzione condivisa ma comunque indispensabile». In realtà il lavoro che attende via Arenula, e che reclamerebbe il contributo di avvocati e magistrati, è così fitto da far temere il sovraccarico.

Due giorni fa, per esempio, si è iniziato a discutere di assegnazione alle comunità dei detenuti con tossicodipendenze. È la “riforma Nordio- Delmastro”, concepita dal ministro in sintonia col sottosegretario di FdI: all’incontro di Palazzo Chigi hanno partecipato anche il sottosegretario alla Presidenza Alfredo Mantovano e i rappresentanti delle stesse comunità di recupero. I veri nodi da sciogliere riguardano la spinta verso una “tendenziale omogeneità del modo di operare delle Regioni e anche della magistratura di sorveglianza” e la “certificazione delle dipendenze già all’interno del carcere”.

Ma un altro fronte delicato e che pure richiederebbe un’ampia concertazione riguarda i decreti attuativi della riforma del Csm. Con un emendamento governativo all’ultimo decreto Pnrr, ora in commissione Bilancio al Senato, si rinvia al 31 dicembre il termine per l’esercizio della delega. Uno slittamento nell’aria da giorni, che non ha mancato di sollecitare critiche da parte del responsabile Giustizia di Azione Enrico Costa: «L’incapacità del governo di rispettare i tempi stabiliti dalla legge per la riforma del Csm è un tangibile segno di debolezza della struttura di via Arenula», ha commento il parlamentare. «Se era prevedibile che un ufficio legislativo composto da magistrati fuori ruolo non si affannasse a scrivere decreti legislativi in cui si riducono i magistrati fuori ruolo, gli incarichi extragiudiziari, si introduce il fascicolo per la valutazione del magistrato e il voto degli avvocati nei Consigli giudiziari, sarebbe stato auspicabile un indirizzo politico netto, che purtroppo è mancato». Se il bersaglio è in apparenza Nordio, in realtà Costa non nasconde di temere soprattutto che, con i «rinvii», si riaffaccino i «tentativi di riaprire le porte girevoli magistratura- politica per i vertici dei ministeri», come ipotizzato, e poi escluso, nel precedente Dl sul Piano nazionale. Di sicuro, dopo qualche settimana di stallo, l’agenda di via Arenula torna a farsi affollatissima.