NOVAYA GAZETA

I racconti dei manifestanti pacifisti arrestati a Mosca raccolti dal periodico indipendente “Novaya Gazeta”

Negli ultimi giorni il Dipartimento degli affari interni di Brateevo, un grande palazzone alla periferia sud di Mosca a pochi passi dal complesso olimpico ' Luzhniki', si è riempito di oppositori alla guerra di Putin: sono circa 5mila le persone arrestate nel corso delle manifestazioni contro l’invasione dell’Ucraina.

Molti di loro sono finiti nelle grinfie del tenente colonnello Alexander Batsenkov, un ufficiale arcigno e zelante, deciso a impartire una bella lezione a quei disfattisti “nemici della patria”, come denuncia Novaya Gazeta, il periodico indipendente per cui lavorava la giornalista Anna Politkovskaja ( assassinata da un sicario nell’ottobre del 2006).

Nelle ultime settimane i suoi reporter hanno coraggiosamente raccolto le testimonianze che illuminano la feroce repressione che in Russia si abbatte su chiunque abbia un pensiero critico sull’invasione dell’Ucraina.

In particolare nei locali di Brateevo dove polizia e militari hanno sfoggiato il tipico campionario di abusi, violenze fisiche e psicologiche, minacce e umiliazioni, linguaggio osceno e apprezzamenti sessisti. C’è il caso di Alexandra Kaluzhskikh, una ragazza di 26 anni arrestata in piazza a Mosca di cui Novaya Gazeta ha ottenuto le trascrizioni audio degli interrogatori.

«Ti farò del male, molto male, Putin ci ha detto di uccidervi», le ringhia il poliziotto mentre lei si lamenta di essere stata picchiata al momento dell’arresto: «Mi avete rotto una bottiglia in testa». Quando Alexandra parla gli altri agenti ridono e la insultano: «Puttana, non hai neanche il reggiseno, ti sono piaciute le botte vero? Da quant’è che non ti lavi, fai schifo!».

Un ufficiale le promette che verrà torturata con la corrente elettrica: «Duecentoventi volt possono bastare». Da altre stanze si sentono grida di ragazze: «In alcuni punti della registrazione si sente solo il loro pianto e dei rumori sordi, come di oggetti contunden-ti» , si legge nel reportage. Almeno dieci hanno riferito di essere state torturate. Tra di loro Marina Morozova, 22 anni, anche lei arrestata in piazza durante il corteo pacifista : è stata interrogata da un uomo corpulento sui quarant’anni che l’ha minacciata con una pistola prima di cospargerla di acqua fredda. Poi le ha fatto sapere che sarebbe stata espulsa dall’università Marina, come molte altre, si rifiuta di rispondere ad alcune domande citando l’articolo 51 della Costituzione russa per cui nessun cittadino può essere costretto a testimoniare contro se stesso e i propri cari.

Ksenia, una ragazza di 21 anni che non ha voluto rivelare il suo cognome, non stava neanche partecipando al corteo, camminava con un amica nel centro di Mosca quando due poliziotti l’hanno presa e caricata in un furgone cellulare dove è rimasta per cinque ore, poi è finita anche lei a Brateevo. «Un tenente mi ha gridato che non sono degna di vivere in questo paese, che se potesse mi avrebbe sparato un colpo alla testa o sbattuta per anni in galera come fanno con gli oppositori in Bielorussia».

La diciottenne Nastya ha passato Brateevo tutta la notte: «Eravamo ammassati in una stanza assieme ad altri ragazzi, chiedevamo spiegazioni e loro rispondevano che avrebbero pestato a sangue gli uomini e violentato le donne. Una guardia mi ha chiamata prostituta, minacciando di farmi stuprare dai senza tetto del quartiere. Quando ho citato l’articolo 51 un uomo dall’aspetto orientale e dalla carnagione scura ha perso il controllo, mi ha colpita con una ginocchiata, mi ha dato un calcio nello stomaco e mi ha storto il braccio mentre un suo collega mi perquisiva le tasche».

Anche le agenti donna fanno la loro parte: ad Anna Simonyan, 19 anni, una poliziotta ha tirato violentemente i capelli fino a torcerle il collo: «Mi ha schiaffeggiata e gettata per terra». A Ekatrina è andata peggio: «Mi hanno percossa più volte e al pronto soccorso hanno trovato lesioniai tessuti molli»