Molta confusione. Troppa, per un caso piuttosto semplice: Cospito è in lotta contro il 41 bis. Solidarizza in carcere con altri detenuti che si trovano nella sua stessa condizione? Sì: e cosa c’è da stupirsi? Il “regime duro” è una livella, mette i reclusi alla pari, oltre che in comunicazione (vigilata) tra loro: mafiosi e condannati per reati di “terrorismo”. Ma la confusione è politica, e raggiunge l’apice in Donzelli, nell’assurda pretesa di considerare come atto di favoreggiamento la visita fatta dai parlamentari del Pd all’anarchico nel penitenziario di Sassari.

Assurdo davvero: diciamo che in alcuni esponenti della maggioranza – e l’onorevole Donzelli sembra tra questi – si nota una certa ansia da prestazione sulla giustizia. La si era già colta nell’eccessivo disappunto per la mancata “capitalizzazione” della cattura di Messina Denaro, che, nella percezione del centrodestra, sarebbe stata compromessa dagli affondo di Nordio sulle intercettazioni. È come se la maggioranza fosse ancora protesa nella spasmodico tentativo di rimediare a quella “occasione sprecata”. Ma è qui l’errore, o almeno lo snodo che merita una riflessione.

Il consenso sulla giustizia è illusorio, volatile. Inutile inseguirlo. Inutile pensare di costruirci sopra un capitale politico. Lo dimostra il caso dei 5 Stelle e di Bonafede, i quali hanno prodotto alcune delle norme più dure, e diciamo pure manettare, che la storia della Repubblica ricordi: lo stop alla prescrizione dopo il primo grado, altre misure della “spazzacorrotti” come l’assimilazione dei reati contro la Pa a quelli di mafia. E poi ancora, in connubio con la Lega, l’esiziale abolizione dell’abbreviato per i reati da ergastolo, che a breve ingolferà alla grande le Corti d’assise. Ebbene: a cosa è servito, tutto questo, ai grillini: a vincere le elezioni? No, non si direbbe: le hanno perse. E se non hanno subito un vedo e proprio tracollo lo devono alla furbizia di Conte, che in extremis ha riciclato il Movimento in partito neopopulista di sinistra. Si è salvato grazie al reddito di cittadinanza e al voto del Sud più marginale, non per le misure introdotte da Bonafede nei suoi tre anni a via Arenula.

Ecco, pensateci, cari deputati e leader del centrodestra: non arrivate a parossismi come quello di Donzelli, per restare aggrappati all’illusione che con la giustizia rimedierete i consensi perduti altrove. È il contrario: la giustizia è il più effimero dei trofei politici. E il motivo è semplice: la bestia giustizialista, quella che inquina la percezione di tanti elettori, ha sempre fame, non si sazia mai. E non basterà a saziarla né il Messina Denaro catturato dopo trent’anni né l’accusa, assurda, di Donzelli secondo cui chi visita i carcerati non aderisce a un precetto istituzionale (oltre che, tanto per inciso, a un precetto evangelico) ma a una cosca mafiosa.