AL SENATO

Sembra uno scherzo ma non lo è. Proprio ora che il ddl sullo stato di malattia dei professionisti sta per accogliere anche la tutela degli avvocati, rischia di slittare il via libera in Senato. Oggi la proposta di legge a prima firma Andrea de Bertoldi di Fratelli d’Italia, ma condivisa da tutti, potrebbe scivolare via verso un esame più lento e intempestivo, con un pit stop fino a metà gennaio e senza la sospirata procedura deliberante. Una scelta in parte legata proprio alla volontà, pure questa unanime, di estendere alla professione forense le tutele già previste per chi svolge “adempimenti in favore della Pa” ( consulenti del lavoro e commercialisti in primis). Ieri è stata la maggioranza a chiedere di avere un termine più ampio per affinare le ultime modifiche, tra cui l’emendamento della leghista Erika Stefani relativo agli avvocati. «In commissione Giustizia è emersa la necessità di approfondire il ruolo della Pubblica amministrazione rispetto al contenuto del provvedimento», spiega al Dubbio la relatrice del ddl Grazia D’Angelo, del Movimento 5 Stelle. «Stiamo discutendo di una misura che va incontro a un’esigenza vera e urgente per i professionisti, ma affinché il provvedimento sia positivo per tutti vogliamo approfondire il funzionamento dal lato Pa. Perciò», dice la senatrice, «si è deciso di riaprire i termini per gli emendamenti», nuovi termini sui quali si voterà oggi. Secondo D’Angelo, «alla luce di questo quadro non è pensabile in questa fase la discussione sul passaggio alla sede deliberante, e non ci sono state osservazioni in merito. Un provvedimento serio va strutturato al meglio prima della sua approvazione».

Al di là del dato formale, però, tra i senatori di opposizione c’è perplessità. Tanto più acuita dal fatto che proprio alcune delle nuove norme sull’avvocatura perderebbero di senso se approvate troppo in là. Da una parte ci sarà l’estensione al processo civile del legittimo impedimento, con un’insperata sospensione dei termini a vantaggio del difensore che non abbia potuto compiere «il deposito di atti e documenti processuali» perché impedito da una «malattia grave». Dall’altra dovrebbe essere introdotta una norma fatta apposta per l’emergenza covid, vale a dire l’estensione del legittimo impedimento alla quarantena da coronavirus e all’isolamento fiduciario. Misure sollecitate in audizione dalle rappresentanze forensi. Belle notizie. La cattiva è appunto il ripensamento della maggioranza sulla procedura deliberante. Che avrebbe fatto risparmiare un mucchio di tempo, visto che avrebbe consentito di bypassare il passaggio in aula. Si vedrà stasera, quando alla fine dei lavori nell’emiciclo di Palazzo Madama, la commissione presieduta dal leghista Andrea Ostellari voterà sulle scadenze. Le opposizioni, Fdi in testa, preannunciano battaglia sia sull’idea di fissare a metà gennaio il termine per i pochi emendamenti aggiuntivi, sia sul ripiegamento verso l’ordinaria procedura referente. Secondo de Bertoldi e Stefani, non servirebbero approfondimenti così onerosi e l’ok alle modifiche potrebbe arrivare in questa settimana. Una cosa è certa: il ddl “malattia professionisti” è un mezzo miracolo non solo perché si riconosce al lavoro autonomo intellettuale un diritto, come quello a vedersi giustificati per malattia, finora appannaggio esclusivo del lavoro dipendente. Non solo per questo: è mezzo miracolo pure perché si tratta di una proposta di legge incredibilmente sfuggita all’over rule del presidente Maria Elisabetta Alberti Casellati: la quale aveva comunicato la settimana scorsa il congelamento di qualsiasi attività delle commissioni che non rientrasse nella sessione di Bilancio e nella conversione dei decreti sul covid. Al che tutti i gruppi rappresentati in commissione Giustizia le avevano segnalato come il ddl malattia dei professionisti impatterebbe almeno in parte anche sull’emergenza sanitaria, e che sarebbe stato dunque opportuno assicuragli un salvacondotto. Obiezione accolta dalla seconda carica dello Stato. Ma che rischia di essere vanificata se slittasse tutto a gennaio, e senza il ricorso alla procedura deliberante.

L’iter accelerato serve proprio a dare un senso a norme come quella sul legittimo impedimento degli avvocati in quarantena. Misura ritenuta condivisibile, finora, da tutti i gruppi, senza eccezioni. E che se non entrasse in vigore nel giro di poche settimane, potrebbe arrivare all’uscita dal tunnel pandemico senza che l’avvocatura abbia potuto beneficiarne.