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Il processo Montante procede con nuovi sviluppi: la Corte di Cassazione ha ordinato un appello bis per il calcolo della pena riguardo ai reati di corruzione e accesso abusivo a sistemi informatici, limitatamente alle azioni compiute successivamente al 2014. La decisione segna una svolta per Antonello Montante, ex presidente di Confindustria Sicilia, già condannato in secondo grado a 8 anni di reclusione nel luglio 2022, per accuse che spaziano dalla corruzione all’accesso abusivo. Secondo la sentenza della Cassazione, la responsabilità penale è dichiarata irrevocabile per questi reati.
La sentenza della Cassazione ha revocato però l’accusa di associazione a delinquere con la formula "perché il fatto non sussiste". I giudici hanno, inoltre, eliminato le accuse di rivelazione di segreto d'ufficio e di accesso abusivo a sistema informatico, ma solo per le azioni commesse fino al giugno 2014, reati per i quali è intervenuta la prescrizione.
Montante era stato arrestato il 14 maggio 2018, accusato di avere costruito un sistema di dossieraggio su avversari e personalità influenti. Secondo la Corte d’Appello di Caltanissetta, Montante avrebbe sfruttato il proprio ruolo per costruire una rete di influenza che lo portò a condizionare la politica regionale, riuscendo a ottenere appoggi importanti nei settori istituzionali ed economici. Nell'abitazione di Montante furono rinvenuti numerosi documenti e supporti digitali, distrutti prima dell'arresto.
Processo e “Cerchio Magico”
Tra i principali collaboratori di Montante, emergeva la figura di Diego De Simone Perricone, ex poliziotto e responsabile della sicurezza di Confindustria, descritto come "il primo appartenente alla rete". Secondo la sentenza, De Simone si sarebbe avvalso del supporto di Marco De Angelis, sostituto commissario alla Squadra Mobile di Palermo, che avrebbe avuto modo di accedere alla banca dati della Polizia per raccogliere informazioni riservate.
I dati, frutto di accesso illecito, sarebbero stati poi conservati in una "stanza segreta" dell'abitazione di Montante. Salvatore Graceffa, vicesovrintendente della Polizia, avrebbe partecipato a questa attività eseguendo interrogazioni richieste da De Angelis. Le informazioni sarebbero state utilizzate da Montante e dalla sua cerchia come dossier per influenzare e ricattare persone chiave.
Il primo processo di secondo grado
Nelle motivazioni della sentenza, i giudici del primo processo di secondo grado, presieduti da Andreina Occhipinti e firmate dai giudici Giovambattista Tona e Alessandra Giunta, descrivono Montante come una figura strategica e influente che operava al di fuori delle ordinarie categorie della politica e delle istituzioni. «Dietro il termine ‘sistema’ – si legge – si nascondono percorsi che hanno garantito a Montante un ruolo strategico e informale».
Le motivazioni avevano aggiunto inoltre che Montante si sarebbe vantato di avere numerose conoscenze nell’ambito istituzionale ed economico della Regione e che il suo operato era noto in ambienti non riservati. La “fama” acquisita avrebbe consentito a Montante di garantirsi favori e sostegni in cambio di un uso strategico della sua influenza, che, secondo i giudici, si sarebbe basato su un "accordo corruttivo" ben radicato.
L'avvocato Giuseppe Panepinto, difensore di Montante, ha dichiarato all'Adnkronos: «Siamo soddisfatti per il fatto che è venuto meno l'impianto accusatorio per l'associazione a delinquere. Leggeremo le motivazioni per l'ipotesi di corruzione e valuteremo i prossimi passi giudiziari. Per ora la parola fine non è stata ancora posta».
Coinvolgimenti e prescrizioni
Nel maxi processo di Caltanissetta, che coinvolge circa 30 imputati, già quattro posizioni sono cadute per prescrizione. Gli imputati comprendono ex rappresentanti politici regionali, tra cui l'ex Governatore Rosario Crocetta. La sentenza della Cassazione potrebbe influire anche su questo processo, dove permangono imputazioni di corruzione e associazione a delinquere. Per il momento, Montante che è uomo libero non dovrebbe tornare in carcere.