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Il ministro della Giustizia Carlo Nordio
«Il nostro intendimento è quello di procedere a una revisione totale di questo istituto. Quindi, dobbiamo riprendere il percorso riformatore già avviato necessariamente e - per quanto possiamo esprimerci in termini molto sintetici oggi (mercoledì, ndr) - riportare la forma della prescrizione alla sua originaria natura di estinzione sostanziale del reato , non quella di estinzione dell'azione penale, quindi dal campo procedurale a quello sostanziale». Così il ministro Carlo Nordio due giorni fa alla Camera rispondendo ad un interrogatorio parlamentare di Forza Italia. Il deputato Pietro Pittalis , nella replica, gli ha ricordato come il suo partito, «sin dall'avvio di questa legislatura, ha presentato una proposta di legge a mia prima firma, già approvata dalla Camera un anno e mezzo fa e ora all'esame del Senato, che ha ricevuto proprio le modifiche proposte dal governo per un ritorno alla prescrizione sostanziale. Mi auguro – ha proseguito Pittalis rivolto al Guardasigilli – che, grazie ai suoi buoni uffici, possa essere esitata anche da quel ramo del Parlamento in tempi rapidi alla fine di ripristinare un istituto di civiltà giuridica, qual è appunto la prescrizione del reato». Anche perché, ha concluso, si tratta «di una riforma volta non tanto a soddisfare l'avvocato o il magistrato, ma di un nuovo passo per garantire, da un lato, l'efficienza della macchina giudiziaria e, dall'altro, tutelare i diritti degli imputati che non possono restare in eterno in balia della pretesa punitiva dello Stato». Pittalis ci ha poi annunciato che «a cadenza fissa, probabilmente ogni quindici giorni, presenteremo una nuova interrogazione parlamentare per rafforzare la nostra attività di mobilitazione su questa questione. Il ministro - ha aggiunto - ha detto di essere d'accordo sul merito quindi non ci sono ragioni per ritardare l'approvazione del provvedimento».
Insomma sulla carta non ci sarebbero ostacoli. Fino ad ora a Palazzo Madama la prescrizione non è stata proprio messa in freezer, ma ha proceduto con lentezza. Il testo approvato a Montecitorio il lontano 16 gennaio 2024 è stato poi trasmesso alla commissione Giustizia del Senato a marzo dello stesso anno ma fino ad ora sono state fatte solo due audizioni. Da Palazzo Chigi era arrivata l'indicazione
di congelare tutto per concentrarsi sull'unica riforma davvero importante: la separazione delle carriere. Che poi, come fa notare qualche altro parlamentare di Forza Italia, «la riforma costituzionale era discussa nella commissione Affari costituzionali e non Giustizia. Quindi ora che sarà approvata in quarta lettura a fine mese non ci sono più scuse per non accelerare sulla prescrizione», conclude la nostra fonte. Il rischio è che la prescrizione potrebbe finire nel cassetto come la riforma della custodia cautelare. Pure sollecitata da Forza Italia, con Tommaso Calderone , ma rimandata a dopo il referendum di primavera perché la Commissione ministeriale Mura non ha trovato una quadra. La conclusione è che tutto deve fermarsi perché non si può rischiare che agli occhi degli elettori di destra-centro si facciano riforme garantiste che potrebbero indebolire la campagna verso l'ok alla riforma delle carriere dei magistrati. Sicuramente a quel tipo di elettorato fa piacere lo stallo sul carcere .
Sempre Nordio, questa settimana, ha risposto a diverse interrogazioni sollecitate da Partito democratico e Italia viva che chiedevamo cosa stesse facendo il governo contro l'emergenza sovraffollamento e contro quella dei suicidi, arrivati a 67 . Anche qui Nordio ha alzato bandiera bianca: «È una situazione sicuramente molto difficile che però si è sedimentata nei decenni», si è difeso il Guardasigilli che poi ha fatto il solito elenco delle attività messe in atto dal suo dicastero, come l'istituzione di un nuovo commissario per l'edilizia carceraria. Ma i risultati non si vedono ancora. E ancora siamo in attesa della relazione della task force sul carcere istituita a luglio: «Il gruppo, insediato oggi, si riunirà con cadenza settimanale e trarrà le sue conclusioni entro settembre 2025», si leggeva in un comunicato di via Arenula del 15 luglio. Ma fonti interne della task force fanno sapere che non ci sono state riunioni con la cadenza annunciata. Molte meno di quelle previste. Abbiamo chiesto al ministero i dettagli e se sono state tratte le conclusioni, ma la nostra domanda, per ora, è rimasta senza risposta.