Ma non è che dietro la levata di scudi contro i test psicoattitudinali ci sia il timore da parte delle toghe di perdere il “controllo” sulle procedure concorsuali? L’introduzione dei test, infatti, comporterebbe per la prima volta la partecipazione di psichiatri o psicologi, gli unici che attualmente sono abilitati ad effettuarli, alle Commissioni d’esame. Le Commissioni oggi sono composte per la quasi totalità da magistrati, a cui si affiancano qualche avvocato e qualche professore universitario. Sui 28 componenti mediamente previsti, le toghe sono 20, di cui una è poi il presidente della Commissione. Far parte della Commissione di concorso è molto ambito per i magistrati. Ed infatti le domande per farne parte sono quasi sempre centinaia.

Il Csm, dall’alto della sua discrezionalità, effettua allora una loro cernita, definendo due “panieri”: uno di penalisti e l’altro di civilisti. È prevista anche una quota di genere e una distribuzione territoriale dei componenti in relazione al numero dei magistrati in servizio nelle varie sedi. L’obiettivo sarebbe quello di favorire il “pluralismo' nell’ambito della formazione delle Commissioni stesse. La scelta di chi farà parte di questi due panieri attiene al percorso professionale, all’esperienza in altre Commissioni d’esame, nell’esclusione dei magistrati che abbiano invece già fatto parte di quella per il concorso in magistratura, a non avere un incarico direttivo o semi direttivo. Vengono anche valutate le percentuali di scopertura per alcuni uffici, altre funzioni esercitate, e non è possibile indicare più di un magistrato per Ufficio (salvo per gli uffici più grandi). Da questi panieri vengono quindi selezionati i 20 titolari e i 20 supplenti, con il tanto bistrattato sorteggio a cui, però, nessuno ha mai avuto modo di presenziare. «Vengono sistematicamente nominati quali componenti, per lo più, magistrati non molto conosciuti», affermò uno che se ne intende, l’ex giudice di Cassazione Antonio Esposito, sottolineando che i componenti di solito sono «più conosciuti in ambito correntizio». «Tale operazione - aggiunse - è stata agevolata da una normativa, varata anni orsono con il placet dell’Associazione nazionale magistrati, che ha drasticamente ridotto il numero dei più qualificati magistrati di Cassazione».

Il concorso in magistratura dovrebbe puntare a scegliere i migliori. Ed infatti da concorso di “primo grado”, aperto ai neo laureati, si passò ad un concorso sostanzialmente di secondo grado, con i candidati che dovevano possedere dei titoli maturati in un percorso post universitario per essere ammessi alle prove. Ora con la riforma Cartabia si torna al passato. La domanda da porsi, in conclusione, è se non sia il caso di rivedere anche le norme che regolano la composizione della Commissione di concorso, appannaggio esclusivo delle toghe. Se si vuole una selezione adeguata, la Commissione di concorso non può non essere di elevato livello. I primi ad esserne consapevoli dovrebbero essere i magistrati stessi che, invece, sembrano considerare psichiatri e psicologi come intrusi e non come portatori di un contributo specialistico nella scelta delle toghe del futuro.