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Andrea Ostellari, sottosegretario alla Giustizia
«Il 2024 sarà l’anno delle riforme», afferma il sottosegretario leghista alla Giustizia Andrea Ostellari.
Sottosegretario, allora abolirete finalmente l'abuso d'ufficio? Il reato “prezzemolo” la cui applicazione da parte dei magistrati è a macchia di leopardo: per la medesima condotta a Bologna, ad esempio, si viene condannati, mentre a Napoli scatta l'archiviazione.
Sì. Cominciamo il 9 gennaio con il voto del testo in Commissione giustizia a Palazzo Madama.
Vede il rischio di una marcia indietro o di ripensamenti da parte di qualcuno?
L’accordo raggiunto è chiaro ed è per l’abolizione, nella prospettiva di una ulteriore riforma dei reati contro la pubblica amministrazione. L’obiettivo è liberare sindaci e amministratori dalla paura della firma.
Durante le audizioni sul ddl Nordio che prevede appunto l’abolizione di tale reato, le uniche voci critiche sono state quelle dei pm. Gli stessi che ora criticano il divieto, approvato questa settimana, di pubblicare l’ordinanza di custodia cautelare. È una coincidenza?
Guardi, siamo in democrazia e le voci critiche sono benvenute. L’importante è raggiungere una buona sintesi e poi, però, decidere. Sarà il tempo a stabilire l’efficacia dei provvedimenti presi. L’Italia ha bisogno di riforme, non di pregiudizi e dei soliti no.
E per quanto attiene il Consiglio superiore della magistratura?
Andremo avanti anche su quel fronte. Bisogna liberare la magistratura dallo strapotere delle correnti. Gli strumenti sul tavolo sono molti. Ritengo sia necessario partire da un diverso sistema di elezione dei componenti togati.
Riguardo, invece, l'azione penale?
Io credo che vada riconosciuta al Parlamento la facoltà di individuare prioritariamente i criteri che la orientano.
C’è un grande dibattito in questi giorni sulle regole che attengono il sequestro dello smartphone. È di tutta evidenza che non può essere considerato un sequestro come gli altri. Al suo interno, a parte la grandissima mole di documenti di ogni tipo, ci sono mail e chat che consentono di ricostruire anche a distanza di tempo le conversazioni che il suo possessore ha avuto, soprattutto attraverso l’invio di vocali, con le altre persone. E' una ‘ intercettazione’ telefonica a tutti gli effetti, è inutile negarlo.
Vorrei fare una premessa visto che Il Dubbio si è occupato del tema proprio questa settimana. Su tale materia si è detto molto, ma la verità è semplice: il governo non rallenta e non crea problemi. Semmai offre il suo contributo per risolverli. I giusti rilievi del testo Zanettin- Bongiorno meritano attenzione, ma il telefono cellulare non è la sola riserva di memoria e consente di trasferire e archiviare dei dati anche in cloud. Una riforma che non tenga conto di questa realtà sarebbe monca. Il surplus di approfondimento che il Ministero ha chiesto si spiega così.
Ancora suicidi in carcere. Siamo quasi a 70. Dopo il terribile 2022 con 84 casi, è il numero più alto dal 1992. Cosa pensa di fare il Ministero?
In Italia il processo è pubblico. Per qualche strana ragione, poi, l’esecuzione della pena viene considerata un fatto privato fra Amministrazione penitenziaria e condannato. Bisogna cambiare questa prospettiva. Il Ministero è al lavoro per migliorare le condizioni di chi lavora in carcere e di chi è detenuto, puntando sul trattamento, su attività formative e professionalizzanti, su nuove circolari che garantiscano una maggiore armonia nelle sezioni.
Molti detenuti, va detto, soffrono di disturbi psichiatrici.
Sì. Ed è un dato che non può essere trascurato. Sono tanti ormai i detenuti con disturbi psichiatrici, talvolta anche assuntori di sostanze. Serve quindi un impegno corale, insieme al sistema sanitario e alle Regioni, per garantire cure e assistenza alla popolazione carceraria, così diversa per composizione da quella di pochi anni fa. Ringrazio il ministro della Salute Orazio Schillaci con cui abbiamo avviato un’interlocuzione in questo senso.
Una ultima domanda: i tempi della giustizia italiana, sia nel penale che nel civile, continuano purtroppo a essere biblici. Si riuscirà, prima o poi, ad avere prevedibilità della decisione e tempistiche in linea con quelle degli altri paesi occidentali?
La domanda di giustizia dei cittadini deve trovare riscontri rapidi e certi. Per questo stiamo lavorando ad una nuova ridefinizione della geografia giudiziaria, che, nel suo perimetro attuale, penalizza gravemente alcuni territori. Penso ai Tribunali insulari, a quelli abruzzesi e all’area della Pedemontana veneta. Conto che il 2024 sia anche l’anno in cui finalmente chiuderemo la stagione delle proroghe e definiremo una nuova distribuzio-ne dei Tribunali italiani, in grado di evitare sprechi e contemporaneamente offrire ai cittadini i servizi che meritano.