Il ministero degli Esteri russo studia la “soluzione” offerta dalla Farnesina. Ma Kiev: «Solo con l’integrità territoriale»

La proposta di pace messa nero su bianco dall’Italia e fatta prima arrivare a Kiev e poi a Mosca, è valutata in queste ore dalla diplomazia russa. Lo ha fatto sapere il viceministro degli Esteri russo, Andrey Rudenko, specificando di «averla ricevuta da poco» e che «Mosca formulerà la sua risposta quando avrà finito di analizzarlo». Il piano di Roma prevede un accordo in quattro punti, era stato presentato dal ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, al segretario dell’Onu, Antonio Guterres, e accolto con una certa freddezza da Kiev. Che ha tuttavia ringraziato il nostro paese per la proposta, che ora è sul tavolo della diplomazia di Mosca. Che in queste ore deve fare i conti con la prima defezione, quella di Boris Bondarev, consigliere russo alle Nazioni unite a Ginevra. «Non mi sono mai vergognato così tanto del mio Paese come il 24 febbraio scorso», ha spiegato Bondarev, che è in diplomazia dal 2002 e nella missione in Svizzera dal 2019. Nel messaggio, veicolato su twitter dal suo avvocato, il consigliere d’ambasciata definisce la guerra di Putin «un crimine contro il popolo ucraino e forse il più grave mai commesso verso quello russo». Mosca valuta la pace italiana E Kiev condanna il baby soldato

Previsto un accordo in quattro punti, il Cremlino: «Lo stiamo analizzando»

La proposta di pace messa nero su bianco dall’Italia e fatta prima arrivare a Kiev e poi a Mosca, è valutata in queste ore dalla diplomazia russa. Lo ha fatto sapere il viceministro degli Esteri russo, Andrey Rudenko, specificando di «averla ricevuta da poco» e che «Mosca formulerà la sua risposta quando avrà finito di analizzarlo». Il piano di Roma prevede un accordo in quattro punti, era stato presentato dal ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, al segretario dell’Onu, Antonio Guterres, e accolto con una certa freddezza da Kiev. Che ha tuttavia ringraziato il nostro Paese per la proposta, che ora è sul tavolo della diplomazia di Mosca. Che in queste ore deve fare i conti con la prima defezione, quella di Boris Bondarev, consigliere russo alle Nazioni unite a Ginevra. «Non mi sono mai vergognato così tanto del mio Paese come il 24 febbraio scorso», ha spiegato Bondarev, che è in diplomazia dal 2002 e nella missione in Svizzera dal 2019. Nel messaggio, veicolato su twitter dal suo avvocato, il consigliere d’ambasciata definisce la guerra di Putin «un crimine contro il popolo ucraino e forse il più grave mai commesso verso quello russo», giudicando il ministro degli Esteri di Mosca, Sergej Lavrov, «un eccellente esempio del degrado del sistema». Bondarev ha poi invitato altri diplomatici russi alle Nazioni unite e in tutto il mondo a dimettersi, per ora senza essere seguito da alcuno.

Intanto si è concluso il brevissimo processo del tribunale di Kiev che in soli cinque giorni ha condannato all’ergastolo il sergente Vadim Shishimarin, 21 anni, primo soldato russo processato per crimini di guerra in Ucraina. Shishimarin si è dichiarato colpevole dell’omicidio di Oleksandr Shelipov, un civile disarmato di 62 anni colpito alla testa nel villaggio di Chupakhivka, nella regione di Sumy, lo scorso 28 febbraio. Per Kiev l’omicidio era premeditato e la corte ha respinto le argomentazioni della difesa secondo cui il soldato avrebbe eseguito l’ordine perché era stato impartito da un altro militare. «Inizialmente mi sono rifiutato - avrebbe detto il soldato - poi ho sparato sotto la pressione di altri militari». Il tribunale inoltre non ha considerato sincero il rimorso dell’imputato, che in aula si è rivolto alla moglie di Shelipov. «So che non potete farlo, ma vi imploro di perdonarmi», ha detto. Il suo avvocato ha annunciato il ricorso, mentre il governo russo si è detto «preoccupato» per lo sviluppo del processo, denunciando, per bocca del portavoce del Cremlino, Dimitry Peskov, di non poter difendere in prima persona i suoi interessi.

E mentre Kyrylo Budanov, capo dell’intelligence del ministero della Difesa ucraino, ha detto che Putin sarebbe scampato a un attentato due mesi fa, la Russia ha annunciato che il processo ai soldati ucraini arresisi all’acciaieria Azovstal sarà celebrato a Mariupol. «Sarà seguito, secondo gli autori dello statuto del tribunale, da diverse altre fasi, che potrebbero aver luogo in altre località», ha aggiunto all’agenzia Interfax una fonte a conoscenza del procedimento.

Nel frattempo continua il dibattito sulla possibile adesione di Svezia e Finlandia nella Nato, con relativa opposizione della Turchia. «Come Paese che ha pagato il prezzo della sua adesione alla Nato, ci aspettiamo misure concrete per la nostra sicurezza, piuttosto che dichiarazioni diplomatiche - ha detto il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan - Una politica di allargamento che non tenga conto delle nostre sensibilità principali in materia di sicurezza non può essere positiva né per noi né per la Nato». Del diritto alla pace come «sacro» ha parlato ieri papa Francesco, definendo la guerra «assurda» e tornando a chiedere un cessate il fuoco. «Ogni guerra segna una resa nei confronti della capacità umana di proteggere ed è una smentita di ciò che sta scritto nei solenni impegni delle Nazioni unite - ha sottolineato il pontefice - Perciò San Paolo VI, parlando all’Onu, proclamò: “Mai più la guerra!”: lo ripetiamo oggi davanti a ciò che accade in Ucraina, e proteggiamo il sogno di pace della gente, il sacro diritto dei popoli alla pace». Infine, arriva la risposta della viceministra degli Esteri ucraina, Emine Dzhaparova, al ministro francese per gli Affari europei, Clement Beaune, che aveva pronosticato un periodo di 15- 20 anni prima dell’entrata di Kiev nell’Ue. «Noi vogliamo entrare dalla porta principale, non dal retro», ha specificato Dzhaparova.