PHOTO
Omicidio di Carol Maltesi: Davide Fontana è stato condannato all’ergastolo ma senza l’isolamento diurno, come chiesto in mattina dalla Procura generale di Milano. Richiesta a cui si erano associati i familiari - madre e padre di Maltesi, l’ex compagno e padre di suo figlio oggi di 7 anni - assistiti dalle avvocate Manuela Scalia, Anna Maria Rago e Veronica Villani. A Fontana è stato riconosciuto il vincolo della continuazione fra il reato di omicidio volontario pluriaggravato e quello di soppressione di cadavere.
La Corte d’assise d’appello di Milano presieduta dalla giudice Ivana Caputo, ha riformato la sentenza di primo grado della Corte d’assise di Busto Arsizio che il 12 giugno 2023 lo aveva condannato a 30 anni per omicidio volontario aggravato, soppressione e occultamento di cadavere escludendo però le aggravanti della crudeltà, dei motivi abbietti e della premeditazione, evitandogli l’ergastolo. La Corte ha riconosciuto le aggravanti della premeditazione e della crudeltà per il bancario 44enne che l’11 gennaio 2022 uccise a Rescaldina Carol Maltesi, la 26enne con cui intratteneva una relazione, sferrandole 13 martellate e una coltellata con la donna legata, imbavagliata con lo scotch e incappucciata, mentre i due filmavano un video a sfondo sessuale che lui stesso le aveva commissionato attraverso un finto profilo social - come faceva da mesi - per venderlo su Only Fans.
La Corte ha fissato in 30 giorni il termine per il deposito delle motivazioni che riformano in parte la sentenza di primo grado. «Non so se potrò mai essere perdonato per quello che ho fatto, darei la mia vita per tornare indietro, passerò il resto dei miei giorni nel cercare di aiutare gli altri», ha detto questa mattina il 44enne, assistito dagli avvocati Stefano Paloschi e Giulia Ruggeri, nelle sue dichiarazioni spontanee. «So che posso apparire freddo o distaccato quando parlo ma dentro di me ripenso a ogni giorno a ciò che ho commesso e provo grande sofferenza, sono fermamente deciso a voler riparare per quanto possibile alle mie azioni e per questo motivo ho chiesto l’aiuto anche delle istituzioni» ha aggiunto con riferimento al programma di giustizia riparativa a cui sta partecipando, come previsto dalla riforma Cartabia. «Vorrei chiedere di nuovo scusa a tutti», ha concluso rivolgendosi in particolare ai «genitori di Carol» e al figlio piccolo della giovane italo-olandese.
Secondo l’accusa la vittima sarebbe voluta tornare nel Veronese per stare più vicino al figlio. Sarebbe stato questo uno dei moventi scatenanti della furia omicida di Fontana, assieme alla gelosia per le relazioni di Maltesi con altri uomini. «Giustizia è fatta, non ce lo aspettavamo. Doveva pagare, nessuno ha diritto di togliere la vita in questa maniera. Non vedo l’ora di dirlo a mia sorella che è in ospedale, per questo non è qui», commenta la zia di Carol.
La difesa aveva chiesto che fosse giudicato in appello con rito abbreviato. Un rito che può garantire all’imputato - accusato di omicidio volontario, distruzione e occultamento di cadavere - la riduzione di un terzo della pena che “erroneamente” non era già stata applicata in primo grado dove era stata riconosciuta l’aggravante della relazione affettiva in corso. Uno «sbaglio» scoperto solo con le motivazioni - la relazione era terminata da tempo, ricordano i legali - e che rende appellabile quel verdetto.
«È stato un processo difficile dal punto di vista emotivo, siamo dovuti entrare nella vita di Carol Maltesi, abbiamo dovuto discutere di aspetti morali e moralistici che possono sembrare fastidiosi e scomodi ma che come fine di arrivare a una giustizia giusta» spiega l’avvocata.
«La coltellata alla gola è un atto di pietà» secondo quando confessa l’imputato, un elemento che dal punto di vista giuridico cancella «la volontà dell’agente di infliggere alla vittima sofferenze gratuite, inutili, ulteriori» come recita il codice penale. Per l’avvocato Paloschi «la sentenza di primo grado ha accolto le nostre indicazioni ed è profondamente rispettosa della vittima Carol Maltesi, una sentenza che utilizza un linguaggio assolutamente appropriato», dice facendo riferimento alle polemiche di alcuni giornali sulle parole usate dai giudici di primo grado nelle motivazioni.
Fontana ha versato 39mila euro (parte del Tfr) al figlio della vittima ed è in procinto di iniziare il suo percorso di «giustizia riparativa» che corre parallela al carcere e non comporta sconti di pena. «Non esistono mostri, esistono persone che fanno cose mostruose. La giustizia riparativa, non serve alzare polveroni con polemiche tv, è una cosa seria. Lui vuole riparare».