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Il definanziamento, la riformulazione e, più in generale, il restyling del Pnrr riguarderanno anche la giustizia. Via Arenula, tramite il responsabile per gli Affari europei Raffaele Fitto, ha suggerito infatti una rimodulazione realistica degli interventi da realizzare. Nelle proposte di revisione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (si veda anche Il Dubbio di ieri, ndr) per la parte dedicata alla giustizia civile, il messaggio lanciato da Fitto è stato chiaro: c’è bisogno di più tempo. Non si riesce a correre ai ritmi dell’iniziale tabella di marcia, finalizzata, prima di tutto, alla riduzione dell’arretrato, grande problema dei Tribunali italiani. Un annuncio a sorpresa – ma fino a un certo punto – quello di Fitto. Il problema dei procedimenti arretrati difficilmente si potrà risolvere se non si interviene alla radice, vale a dire dotando gli uffici giudiziari di un numero adeguato di risorse umane.
L’arretrato civile: il caso dei tribunali
L’analisi del ministero della Giustizia parte dal target attuale, coincidente con la data del 31 dicembre 2024, che prevede una riduzione del 65% delle cause pendenti nel 2019 (337.740) presso i Tribunali e una riduzione del 55% delle cause pendenti, sempre nel 2019, (98.371) presso le Corti d’appello. Il target del 30 giugno 2026 prevede invece di ridurre del 90% le cause pendenti sia presso i Tribunali che in appello. Gli obiettivi prefissati per il 2024 richiederebbero già una riduzione dell’arretrato, entro il 31 dicembre prossimo, del 23%, a fronte del 9,3% registrato. Si rileva altresì una diminuzione della capacità di aggressione dell’arretrato rispetto al triennio 2017-2019. In questo contesto emerge la situazione eterogenea dei Tribunali: 95 su 140 (il 68% del totale) hanno ridotto l’arretrato mediamente del 28%. Nei restanti 45 Tribunali (tra questi quelli di Bologna, Milano, Torino e Trieste) i faldoni sono sempre più numerosi. L’arretrato è aumentato anche per l’accresciuto numero dei ricorsi, a partire dal 2019, in materia di protezione internazionale. In simili condizioni, dunque, via Arenula considera realistico che, nel 2026, la riduzione dell’arretrato nei Tribunali civili sia del 32% anziché del 90% inizialmente previsto dal Pnrr. Per le Corti d’appello il target richiedeva una riduzione dell’arretrato del 39% al 31 dicembre 2022, rispetto al 28,3% registrato. In questo caso a via Arenula sono più fiduciosi. Per risolvere le criticità che interessano soprattutto i Tribunali, il ministero non trascura neppure l’ipotesi di attivare misure ulteriori rispetto a quelle già programmate nell’ambito dell’implementazione delle riforme e degli investimenti del Pnrr.
Le risorse umane
Sono l’altro snodo fondamentale per rendere efficiente la giustizia. Le risorse umane carenti stanno mettendo in difficoltà tanti uffici giudiziari, con inevitabili disagi per i cittadini e mortificazione del lavoro degli avvocati. Il target iniziale prevedeva l’entrata in servizio di 19.719 unità per l’Ufficio per il processo nei Tribunali civili e penali al 30 giugno 2024. Questo numero è stato rivisto. Il nuovo target prevede l’entrata in servizio di 10mila unità al 30 giugno 2024. Va detto che 16.500 addetti all’Ufficio per il processo sono stati assunti a tempo determinato in due cicli di assunzioni di 8.250 unità di personale (con contratto rispettivamente di 2 anni e 7 mesi e di 2 anni). Sono invece 5.410 i profili tecnici assunti a tempo determinato con contratto di 3 anni. Le proposte di revisione del Pnrr del ministero della Giustizia riguardano, tra le varie cose, la proroga fino a giugno 2026 degli addetti all’Upp e dei tecnici e la limitazione del secondo ciclo di assunzioni a circa 3.100 ulteriori unità, con contratto di 2 anni e tre mesi in avvio al 1° aprile 2024. Inoltre, è prevista la flessibilità nella distribuzione di 5.410 unità di personale tecnico amministrativo (contratto di 3 anni), con incremento delle posizioni per i profili che presentano graduatorie di merito ancora capienti (tecnico di amministrazione e data entry), senza bandire ulteriori concorsi. Sulla gestione degli addetti all’Ufficio per il processo, è arrivata nei giorni scorsi una severa presa di posizione della capogruppo 5 Stelle in commissione Giustizia alla Camera Valentina D’Orso: ma come si vede, la non del tutto soddisfacente adesione ai bandi per quel profilo sposta la questione su un piano diverso.
Il caso del tribunale di Napoli Nord
A patire la mancanza di risorse umane sono tra gli altri gli uffici del circondario di Napoli Nord (si veda Il Dubbio del 18 luglio, ndr). Il presidente del Tribunal Luigi Picardi ha disposto la sospensione delle udienze civili davanti al Giudice di Pace di Aversa dal 15 settembre al 31 ottobre. Qualche giorno fa si è tenuto a via Arenula un incontro con i vertici di avvocatura e magistratura. «Abbiamo rappresentato con fermezza – dice Gianluca Lauro, presidente del Coa di Napoli Nord – la complessità della situazione, soprattutto riguardo all’inadeguatezza della pianta organica in del Circondario di Napoli Nord, strutturata a suo tempo su un “carico zero” e non sull’effettivo numero di utenti serviti, circa un milione, e sui reali flussi degli affari trattati, ad oggi tra i più elevati d’Italia». L’avvocato Lauro si è recato a Roma con il presidente Picardi e la procuratrice della Repubblica Maria Antonietta Troncone: hanno incontrato Gaetano Campo, capo del dipartimento Organizzazione giudiziaria del ministero. «Da parte del dottor Campo – aggiunge il presidente del Coa di Napoli Nord – è stata mostrata grande sensibilità rispetto alle problematiche esposte. Ha assicurato, riconoscendo alla vicenda carattere di assoluta urgenza, che sarà disposta l’assegnazione di nuove unità, assistenti e cancellieri, da destinare, in maniera permanente, al Giudice di Pace di Napoli Nord entro settembre. Campo ha poi precisato che in autunno, stavolta non in sede emergenziale ma ordinaria e definitiva, sarà valutato e disposto un intervento di modifica, in sensibile aumento, della pianta organica del circondario di Napoli Nord, essendo palesemente acclarata la sua inadeguatezza ab origine. Qualsiasi ulteriore iniziativa da parte del nostro Coa è dunque posticipata a settembre all’esito della concreta adozione dei preannunciati provvedimenti».