Non importano i tempi, non importa chi sarà l’autore. La riforma della separazione delle carriere si farà. A garantirlo è Tommaso Calderone, capogruppo di Forza Italia in Commissione Giustizia alla Camera. Secondo cui gli annunci del ministro Carlo Nordio e del presidente del Senato Ignazio La Russa - che di fatto declassano tale intervento - non devono preoccupare: la riforma, sottolinea, «è nel programma di governo di tutte le forze di maggioranza». Alla faccia della guerra tra toghe e politica, alla quale, comunque, non crede. Anche se «sarebbe bello - aggiunge - se ognuno riuscisse a fare il proprio mestiere senza invadere altre sfere di competenza e senza guardare a ciò che fanno gli altri».

Sulla separazione delle carriere si prospetta uno slittamento in avanti, nonostante sia indicata come una priorità. Non teme che questo possa portare ad un suo insabbiamento?

Sulla tempistica, essendo capogruppo in Commissione Giustizia e primo firmatario della legge, non mi pronuncio. Posso solo dire che è una riforma costituzionale che è nel programma non soltanto di Forza Italia, ma anche di altri partiti di maggioranza. Sono convinto che al di là del mese in più o in meno, che non è un fatto fondamentale, questa sia una riforma assolutamente da fare, perché è nel nostro programma. Sono molto fiducioso.

Però a quanto pare c’è anche la volontà del ministro di presentare una proposta di legge in materia, come già accaduto rispetto ad altri temi. C’è però già un iter parlamentare avviato: non pensa che questo sia un modo per bloccare tutto?

Anche questo non è un problema. Come sa ci sono tre proposte, una di Forza Italia, una della Lega e una di Azione. Se il ministro presenterà una proposta valuteremo cosa fare, ma non è importante di chi sia l’iniziativa, l’importante è che venga modificata la Costituzione e che vengano separate le carriere.

Rispetto a tutte le reazioni della magistratura, anche in merito alle cosiddette pagelle, crede sia in atto una guerra tra politica e toghe?

No. Forza Italia ha il massimo rispetto per la magistratura, io ne ho altrettanta. Non partecipiamo e non vogliamo partecipare a queste diatribe. Siamo dei parlamentari e abbiamo il dovere di scrivere le leggi. Non ci appassionano queste guerre, come le ha definite. Non so se ci siano o meno, da parte nostra sicuramente no. Abbiamo il massimo rispetto nei confronti di tutti gli ordini e i poteri dello Stato.

Le parole del ministro Crosetto, però, e le polemiche che ci sono state in merito ad alcune decisioni giudiziarie fanno pensare il contrario… Il ministro Crosetto ha brillantemente riferito in Parlamento, quindi credo non ci sia niente da aggiungere.

Io non posso essere l’interprete del suo pensiero, anche perché oltretutto è venuto in Parlamento a riferire in maniera abbastanza completa.

Le riforme messe in atto finora non sono in linea con l’anima garantista che il ministro ha sempre manifestato. Nuovi reati, inasprimenti di pena… Questo non mette a disagio un partito come Forza Italia?

Noi abbiamo anche portato avanti le nostre idee su tutto, come le modifiche sulle intercettazioni o la modifica sulla Spazzacorrotti, di iniziativa del nostro capogruppo al Senato Pierantonio Zanettin. Ovviamente ci sono delle anime diverse all’interno della maggioranza e su questo credo non ci siano dubbi. Ma noi abbiamo l’obbligo, come Forza Italia, di essere - come sempre - il presidio del garantismo. Siamo molto fiduciosi per il tempo che verrà, perché ad esempio in Senato abbiamo

presentato degli interessanti emendamenti al ddl Nordio e siamo molto fiduciosi sulla loro approvazione. Per Forza Italia essere garantisti non significa pretendere che non si affermi la pretesa punitiva dello Stato, essere garantisti significa arrivare al verdetto finale attraverso un giusto processo, attraverso regole probatorie che siano di garanzia per l’imputato. Per noi è fondamentale il processo, non tanto i minimi e i massimi edittali della pena. Questo è un fatto relativo, anche perché nella quantificazione della pena interverrà sempre il giudice. E ci saranno tre giudici, due sicuramente quelli di merito, che si occuperanno di ciò. Per Forza Italia è importante arrivare ad un giudizio attraverso un processo giusto.

Tornando alle pagelle, il Dubbio ha messo in evidenza che il sistema informatico attualmente disponibile non consente alle procure di mettere in relazione le informazioni, dunque si potrebbe trattare di una riforma che non porta da nessuna parte. Questo non vi preoccupa?

Ci saranno dei decreti successivi, immagino, che andranno a sistemare il problema che ha evidenziato. Ma è importante il principio, se è giusto o sbagliato, non le problematiche tecniche che sottendono i principi. Vale in questo caso come vale per tutti.

Secondo il procuratore Gratteri il rischio è quello di creare magistrati pavidi, che mirano più ad avere le carte in ordine che di fare giustizia. Crede sia un rischio reale?

I magistrati sono persone all’altezza, capaci, che hanno superato un concorso. Non credo che si corra questo rischio. Un magistrato sa cosa fare, conosce le leggi. Non si tratta di osare o essere pavido, si tratta di applicare le leggi. Ho molta fiducia nella loro capacità di farlo.

Cosa manca ancora alla giustizia per completare le riforme?

Le nostre proposte riguardano soprattutto le regole del processo. Il processo deve essere giusto, dalle intercettazioni all’assunzione delle informazioni testimoniali, passando per le garanzie dell’imputato. Per noi è importante arrivare alle pene, e su questo dobbiamo essere chiari, con la certezza che le garanzie siano state rispettate, ovviamente anche nella fase delle indagini. Il garantismo è questo. Su questo ci stiamo molto impegnando.

Quindi non temete alcuna opposizione giudiziaria?

Verificheremo caso per caso. Siamo parlamentari e siamo un partito che ha delle tradizioni di garanzia e cercheremo di portarle avanti. Dobbiamo pensare al nostro lavoro. Sarebbe fondamentale - ma questo forse è uno Stato ideale - se ognuno riuscisse a fare il proprio mestiere senza invadere altre sfere di competenza e senza guardare ciò che fanno gli altri.