DIVISI SU QUALUNQUE DOSSIER

Le maggioranze variabili sono una formula infida e malcerta per qualsiasi governo, si possono azzardare ma di solito solo per periodi brevi. In Italia però la situazione va oltre le maggioranze variabili. Ricorda piuttosto quella ' Battle Royale' descritta da Ellison nel suo capolavoro “Uomo invisibile”.

A IL CAOS REGNA SOVRANO TRA LE FORZE DELL’ESECUTIVO

Solo la battaglia sul fisco vede Lega e Fi da un lato e Pd e M5S dall’altro, su tutti gli altri temi caldi gli schemi saltano e le intese tra partiti si mischiano

Le maggioranze variabili sono una formula infida e malcerta per qualsiasi governo, si possono azzardare ma di solito solo per periodi brevi. In Italia però la situazione va oltre le maggioranze variabili. Ricorda piuttosto quella ' Battle Royale' descritta da Ralph Ellison nel suo capolavoro Uomo invisibile. Il gioco andava di moda nel Sud degli Usa e consisteva nel costringere una decina di giovani neri a salire su un ring bendati, dandosele di santa ragione e senza esclusione di colpi alla cieca sino a che uno solo rimaneva in piedi.

Sembra un'esagerazione? Si guardi allo stato delle cose, anzi della oceanica maggioranza che sostiene il governo. Sulla riforma del catasto si fronteggiano le ali di sinistra e di destra della maggioranza. Lega e Fi vogliono che la revisione degli estimi, fermi al 1989, non implichi alcuna possibilità di aumento delle aliquote. Tenendo conto che spesso case di lusso sono state accatastate a valori molto inferiori a quelli reali di oggi si tratta di una pretesa di iniquità. Pd e M5S sono di parere opposto e sin qui nulla di strano: si tratta tutto sommato di un fronteggiamento ' ordinato' tra destra e sinistra. È probabile che tra oggi e domani la situazione si sblocchi ed è altrettanto probabile che la quadra non si distanzi troppo dalle richieste della destra, che di fatto tiene in ostaggio una riforma fondamentale per continuare a incassare i fondi europei del Pnrr, quella fiscale che va chiusa entro giugno.

L'ordine però si frantuma quando si passa al capitolo più nevralgico, la guerra e gli aiuti all'Ucraina. Qui si ricompone invece il fronte gialloverde, con l'aggiunta di LeU, su posizioni sempre più dubbiose sulla gestione di fatto tutta anglo- americana del conflitto. Dall'altra parte si trovano invece concordi Pd e Fi: fanno quadrato intorno alla decisione del governo di mandare armi a valanga senza sottilizzare sullo scopo del corposo invio. Anche se in realtà i distinguo sulla linea di Biden proliferano anche al Nazareno e ad Arcore.

Quando però si passa all'inceneritore di Roma, pomo della discordia nell'ultimo Cdm al punto che i 5S non hanno votato il dl Aiuti proprio perché contrari al termovalorizzatore- monstre che sorgerà nella Capitale, la disposizione dei pezzi sulla scacchiera cambia di nuovo. Qui si ritrovano fianco a fianco il Pd, la Lega e Fi, contro il desueto ecologismo dei 5S e di LeU. Ma le carte si mischiano ancora quando si passa al Superbonus, vessillo dei 5S ma bandiera anche della Lega e di Fi. Qui dall'altra parte della barricata c'è il governo il Pd, che preferisce evitare frizioni di sorta con palazzo Chigi, si tiene in disparte.

Non mancano aspetti un po' surreali. Pd e M5S litigano anche su un provvedimento essenziale sul quale concordano come il salario minimo, per una questione di primogenitura. Le risse si chetano al momento dei voti: i 5S e la Lega hanno votato in buon ordine il decreto sull'invio delle armi che oggi contestano. Draghi ha lanciato la sua offensiva contro il Superbonus meno di 24 ore dopo averne prorogato, nel dl Aiuti, i termini per quanto riguarda la abitazioni monofamiliari.

Questo è il quadro e peggiorerà, perché le elezioni si avvicinano e perché la situazione generale peggiorerà, di certo sul fronte della crisi economica, forse anche su quello della guerra. Sarebbe però ingeneroso e ingenuo attribuire la colpa di questo caos sempre meno celato ai partiti e alle loro mire propagandistiche o elettorali. I partiti esistono per questo e non si può pretendere che rinuncino alla loro identità. Sarebbe compito del governo muoversi con oculatezza politica, come consiglia da mesi di fare il capo dello Stato. Ad esempio il premier potrebbe decidersi a incontrare i leader di partito tutti insieme, come rifiuta puntualmente di fare dal giorno del suo insediamento a palazzo Chigi. Ma anche le critiche indirizzate al premier dovrebbero tener conto del fatto che non si tratta di un leader politico ma di un tecnico nominato presidente del consiglio di nome e commissario di fatto. È in questo labirinto che la politica italiana si dibatte sperando che il contesto non degeneri al punto da farne esplodere tutte le infinite contraddizioni interne.