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Cesare Mirabelli, presidente emerito della Corte Costituzionale
Il sorteggio al Csm «è una soluzione diretta a rompere il dominio delle correnti sui sistemi elettorali. Mi chiedo se ci possano essere dei temperamenti al sorteggio, che la legge potrebbe prevedere, o modalità elettorali che raggiungano lo stesso obiettivo». Lo dice in un'intervista a La Stampa l'ex presidente della Corte Costituzionale Cesare Mirabelli. Il quale spiega che «la Costituzione attuale afferma che il pubblico ministero ha le stesse garanzie della magistratura giudicante - aggiunge - E in questo non verrà modificata».
Mirabelli non si dice né favorevole né contrario alla riforma ma «più interessato a valutarne i contenuti». «Se vincerà il sì bisognerà valutare l'attuazione delle nuove norme, se vincerà il no si apre comunque l'opportunità di intervenire su alcuni nodi critici», spiega. «L'obiettivo è di assicurare, anche dal punto di vista ordinamentale, in maniera netta e forte, la diversità di funzioni tra giudice e pubblico ministero - aggiunge - E assicurare l'assoluta terzietà del giudice».
Quanto al Csm secondo l'ex presidente della Corte Costituzionale «bisogna assicurarne un funzionamento libero, anche se il termine è forte e forse improprio, dall'incidenza e dal condizionamento delle correnti». Il problema più urgente, aggiunge, «è quello della composizione e del sistema elettorale. Se la legge verrà approvata, si valuterà l'applicazione e i limiti del sorteggio. In caso contrario, è comunque opportuna una riscrittura della legge elettorale. Il Csm deve essere organo di garanzia e non di rappresentanza». «Che le correnti diano luogo a degenerazioni dipende dalla professionalità e dalla coscienza delle persone - sottolinea - Il punto è che non vi siano preferenze nelle carriere ancorate a quell'appartenenza a questa o a quell'altra area. Che vi sia una garanzia del Csm per la carriera e non un dominio sulla carriera».


