«Ho lungamente parlato con il ministro Carlo Nordio nei giorni scorsi, che è impegnato a lavorare su una riforma molto seria e molto ampia della giustizia». Così la premier Giorgia Meloni in diretta sui social nel corso degli “Appunti di Giorgia”, che oggi cadono nel centesimo giorno del governo guidato dalla leader di Ddi. Una riforma, ha spiegato Meloni «che possa garantire da una parte tempi certi, un sistema efficiente, dall’altro il massimo delle garanzie per chi è sotto processo o sotto indagine. Ma dall’altra anche il massimo delle garanzie che quando vieni dichiarato colpevole sconti la pena. Questo è il modello che noi abbiamo in mente, sul quale stiamo lavorando e sul quale abbiamo lavorato anche con provvedimenti molto puntuali».

L’idea di giustizia condivisa con il ministro Nordio, ha chiarito Meloni, è che «la giustizia sia presente e che lo Stato di diritto e la sicurezza vengano garantiti su quei reati che sono criminalità diffusa, su quelli che incidono di più e vengono di più percepiti dai cittadini», come «lo spaccio di droga, il furto in appartamento, la rapina, reati che purtroppo negli anni scorso troppo spesso sono finiti per non essere perseguiti: su questo noi intendiamo cambiare completamente fronte». 

In merito alla procedibilità d’ufficio, «siamo intervenuti con una norma che reintroduce di fatto la procedibilità d’ufficio per qualsiasi reato in cui ci sia l’aggravante del metodo mafioso o finalità di terrorismo. Abbiamo previsto che nel caso della possibilità di arrestare in flagranza per quei reati per cui l’arresto in flagranza è considerato obbligatorio si debba procedere comunque ad arrestare la persona e trattenerla per 48 ore nelle quali la polizia, le forze dell’ordine e gli inquirenti devono mettere in piedi ogni strumento per recuperare la vittima, anche se la vittima di quel reato non è immediatamente presente o non è immediatamente rintracciabile. Di fatto ci consente di garantire, ancora una volta, certezza del diritto, certezza della pena. Perché questo è uno Stato nel quale si è piano piano continuato a picconare il nostro sistema penale – magari perché c’era il problema del sovraffollamento carcerario, magari perché i tempi della giustizia erano troppo lunghi – e la percezione che spesso i cittadini hanno avuto è stata quella di uno Stato che non era presente e di una giustizia che non era efficiente». 

«Prima del Consiglio europeo del prossimo 9 e 10 febbraio – ha aggiunto -, sarò nelle principali Capitali europee proprio per sostenere la posizione italiana, per convincere le principali nazioni ad aiutarci sulla rotta del Mediterraneo centrale a fare dei passi in avanti importanti, ai quali bisogna però aggiungere la capacità, la possibilità che l'Italia ha di avere rapporti bilaterali, contatti e presenza nel Nordafrica, anche per impedire le partenze».

«Le risposte strutturali, che non siano degli spot, richiedono lavoro e precisione. Ho visto governi che avevano necesità di comunicare ogni giorno iniziative diverse che non erano soluzioni. Il bilancio di questa maratona, che non sono cento metri, io lo voglio tirare alla fine di questo percorso».

«Se volessi misurare l'andamento dell'economia italiana come lo è stata negli ultimi anni... Ricordate lo spread? Lo spread... È stato considerato, negli ultimi anni, il grande metro di giudizio per valutare lo stato dell'economia italiana», ha sottolineato, affidandosi anche alla mimica per mostrare una trasparente perplessità sul peso che ha giocato nella nostra politica il differenziale tra i rendimenti a dieci anni dei titoli di Stato di Italia e Germania. «Vogliamo stare a questo parametro di altri - sottolinea - perfetto. Negli ultimi cento giorni lo spread è sceso da 236 a 175 punti base. La Borsa italiana ha registrato un aumento del 20 per cento. La Banca d'Italia stima che nel secondo semestre 2023 l'economia sarà in netta ripresa, ripresa che si stabilizzerà nel 2024 e 2025, e che l'inflazione tornerà a livelli accettabili», ha aggiunto ancora mentre nel video scorrevano le slide dei dati citati. «Quindi, con la realtà che abbiamo davanti, soprattutto se sappiamo lavorare bene, possiamo avere un po' di ottimismo fondamentale - ha ricordato Meloni - quando si deve uscire dalle crisi».