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Giorgia nega di aver posto veti su ruoli di governo per il leghista. Che può andare all’Agricoltura
Mentre il toto- nomi per il futuro governo impazza, da Giorgia Meloni e il centrodestra viene un reset. La premier di fatto ormai in pectore ha iniziato la giornata di ieri con una secca smentita dei titoli di alcuni grandi giornali secondo i quali ci sarebbero suoi veti contro Salvini. Meloni li attacca: «Surreale che certa stampa inventi di sana pianta miei virgolettati, pubblicando ricostruzioni del tutto arbitrarie». Giorgia e Matteo giurano «collaborazione e unità» Ma si discute sui nomi
Ieri incontro al vertice FdI- Lega. Sul tavolo i profili dei futuri ministri. E per Salvini spunta l’Agricoltura
Mentre il toto- nomi per il futuro governo impazza, da Giorgia Meloni e il centrodestra viene un reset. Trovare la “quadra” non è operazione semplicissima con una maggioranza di governo a trazione di Fratelli d’Italia che vince nettamente, ma non sfonda a quota 30 per cento, e gli altri due azionisti, quasi appaiati, con la Lega seppur di poco ancora sopra Forza Italia, ora più che mai indispensabili. Di questi è la Lega, ex primo partito della coalizione, ad essere particolarmente in una fase delicata. Il Consiglio Federale è stato chiaro: Matteo Salvini non si tocca, ma gli si dia «un ministero di peso», non l’agenda Draghi ma “l’agenda” di Pontida con misure urgenti sul caro- vollette e l’Autonomia è il faro guida. E così la premier di fatto ormai in pectore, secondo il chiaro risultato elettorale che porta il centrodestra alla maggioranza assoluta nei due rami del Parlamento, ha iniziato la giornata di ieri con una secca smentita dei titoli di alcuni grandi giornali secondo i quali ci sarebbero suoi veti contro Salvini. Meloni li attacca: «Surreale che certa stampa inventi di sana pianta miei virgolettati, pubblicando ricostruzioni del tutto arbitrarie. Il centrodestra è unito ed è pronto a governare. Basta mistificazioni». Il leader della Lega tornato da Milano, dopo il Consiglio Federale, incontra Meloni negli uffici del gruppo di di FdI a Montecitorio. Ne esce una nota ufficiale nella quale si sottolinea «il clima di grande collaborazione e unità di intenti». «Priorità e urgenze della complessa situazione italiana» vengono messe al primo posto nell’agenda del governo. Evidente il riferimento al caro- bollette. E sembra anche evidente la volontà di recuperare qualche aspetto che non era stato molto gradito nel mondo leghista come il fatto che mentre il vertice della Lega era ancora riunito a Milano già fossero partiti i primi incontri con l’altro alleato, ovvero con il vicepresidente e coordinatore di Forza Italia, Antonio Tajani, a colloquio nella sede romana di FdI in Via della Scrofa con Meloni. Incontro nel quale comunque, aveva specificato Tajani, «non sono stati fatti nomi della squadra di governo». Ma, veniamo a un punto chiave della futura squadra dell’esecutivo. Salvini che ruolo avrà? Il capogruppo alla Camera Riccardo Molinari al termine del vertice dell’altro ieri, delegato a parlare a nome di tutti, aveva usato toni, come è di solito suo stile, diplomatici ma anche molto fermi nei contenuti: Salvini, il leader del secondo partito della coalizione, «abbia un ministero di peso», «è cosa che naturalmente conviene a tutti» per la stabilità dell’esecutivo. Ovvio che una Lega in sofferenza non sarebbe utile per l’equilibrio interno alla maggioranza. Ma quel ministero, ora ci si chiede, è sempre quello dell’Interno o ci sono altre caselle per il leader leghista? I riflettori inevitabilmente si sono tutti accesi subito sul Viminale, dove Salvini non ha mai smentito che gli piacerebbe tornare. Ma problemi potrebbero aprirsi per il surreale processo ancora in corso contro di lui sul caso Open Arms. La Lega, al tempo stesso, potrebbe veder confermato il ministero dello Sviluppo Economico. Ma non è del tutto scontato che ad andarci sia ancora una volta Giancarlo Giorgetti, con il quale ieri il leader leghista aveva in programma un incontro al Nord, nella sede di un convento che ha ospitato una iniziativa territoriale. Spifferi del Transatlantico, da prendere come tali, parlano dell’ipotesi di Salvini al Dicastero dell’Agricoltura, tema da sempre centrale nell’agenda leghista. Ma non sembra sarà questa alla fine la scelta. Il ligure Edoardo Rixi smentisce l’ipotesi attribuitagli di andare alle Infrastrutture: «Faccio quello che dice il partito». E intanto, sempre spifferi del Transatlantico vedrebbero già nella casella della Difesa l’azzurro Tajani. Così come in quelle della Sanità e della Scuola la capogruppo al Senato e la vicecapogruppo Annamaria Bernini e Licia Ronzulli. Ma sono appunto rumors da prendere anche in questo caso con le molle. Resta il fatto che il partito traino FdI intende avere i ministeri chiave come gli Esteri e l’Economia. E probabilmente la Giustizia, con Carlo Nordio. Per l’Economia si sa che a FdI non dispiacerebbe Fabio Panetta, del board della Bce. Ma non sembrerebbe una cosa così automatica. Il centrodestra ha la maggioranza assoluta. Ma trovare la “quadra” non è semplicisssimo. Intanto, per la Lega giunge una notizia positiva: alla fine Umberto Bossi ce l’ha fatta a Varese per la Camera. Esulta Salvini: «Il Viminale corregge gli errori. Umberto è eletto». E polemizza su presunte diatribe interne: «Quante parole al vento…».