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Gratteri Dap
Otello Lupacchini, indimenticabile procuratore generale di Catanzaro, lo definisce “Il moloch di Gerace”. Perché la cittadina calabrese è quella in cui il dottor Nicola Gratteri, da ieri a capo della più popolosa Procura d’Europa, quella di Napoli, è nato.
Se qualcuno lo consideri davvero una divinità cui donare sacrifici umani non sappiamo. Perché se così fosse, allora vorrebbe dire che la votazione con cui il Csm ieri ha incoronato per la seconda volta - dopo l’infausta esperienza di Agostino Cordova - un calabrese a indagare sulle malefatte dei cittadini napoletani, è stata la più politica della storia. Significherebbe che un centrodestra più compatto che mai nella componente laica del Consiglio, compreso il vice Pinelli e il renziano Ernesto Carbone, insieme alla corrente conservatrice di Magistratura indipendente, insomma tutti quelli che l’hanno votato, hanno una grande attesa, dal “moloch di Gerace”. Un’attesa politica giustizialistica, magari un ribaltone regionale in Campania, come quello ottenuto in Calabria.
Un paradosso della storia, per uno che un anno fa, dopo il siluramento dalla promozione a procuratore generale antimafia, aveva detto con sprezzo: “L’appoggio delle correnti è indispensabile… io non frequento il Csm, non frequento i bar vicino al Csm, non frequento le cene e i pranzi del Csm”. Dobbiamo dedurre che il procuratore ha smesso di digiunare e si è accomodato al desco? Del resto qualche bar lo aveva ben frequentato a Roma, quanto meno quello in cui si incontrò con Luca Palamara alla vigilia della defenestrazione del gran rivale Lupacchini. Per uno che si è sempre fatto vanto di non esser iscritto a nessuna corrente sindacale una bella macchia sull’immacolato curriculum.
Ma se qualcuno, in quel mondo dei politici che il dottor Gratteri ha sempre mostrato di disprezzare, conta su di lui per incursioni, sirene spiegate, blitz con rastrellamenti e provvedimenti cautelari che spetterà poi a qualche giudice dover districare e correggere, conferenze stampa sgrammaticate, quel qualcuno ha fatto bene a votarlo. Perché come sceriffo “amerikano” Nicola Gratteri è perfetto. Molto politico. Ma dovrebbe farsi eleggere dai cittadini, come succede negli Stati Uniti, e non dagli odiati frequentatori di cene.