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Il fatto non sussiste. E non sussisteva, quando nel 2017 il professor Norberto Confalonieri, ortopedico di fama mondiale, fu arrestato per corruzione e turbativa d’asta. Ma anche messo alla gogna come “spaccafemori” di pazienti. Accuse inverosimili, dice oggi la corte d’appello di Milano nelle motivazioni per l’assoluzione arrivata dopo oltre sei anni.
Prima una denuncia anonima nei confronti del primario del CTO Gaetano Pini di Milano, eccellenza dell’ortopedia. Capita alle persone potenti e invidiate. Poi le intercettazioni della guardia di finanza, nelle quali non viene rinvenuto nulla di più di battute tra colleghi, e qualcuna di troppo. Con quella goliardia dei medici che a volte sconfina nel cinismo. Fu così che un luminare considerato tra i primi cento ortopedici del mondo fu irriso e vituperato come uno che spezzava le ossa ai pazienti appositamente, per poi usare protesi di una certa azienda facendosi corrompere. In che cosa consisteva la corruzione? In poche migliaia di euro che le aziende investivano in consulenze o convegni scientifici con rimborsi di viaggio e albergo. Stiamo parlando di 16 mila euro in consulenze documentate e ottomila in rimborsi. Eppure, forse per solleticare ulteriormente l’indignazione popolare, negli atti si parla di “utilità”, per via del “ritorno di immagine” di cui il professor Confalonieri avrebbe goduto soprattutto in seguito alla trasmissione scientifica “Medicina 33”, andata in onda su Rai 2 il 16 novembre 2015. In seguito a quella apparizione tv il professore avrebbe anche conquistato “nuova clientela”, si dice nell’accusa. Si tratta però, scrivono i giudici della corte d’appello, “di una mera supposizione, suggestiva, ma del tutto sfornita di riscontro probatorio”. E sottolineano una volta di più come “un professionista già conosciuto e stimato a livello mondiale… non aveva bisogno di partecipare ad alcuna trasmissione televisiva per pubblicizzare ulteriormente il suo nominativo”.
Gli argomenti di accusa, che sono stati al centro sia del rinvio a giudizio della gip Teresa De Pascale che della condanna a sei anni e sei mesi della sentenza di primo gravo, vengono oggi, con il deposito delle motivazioni con cui il professor Confalonieri è stato assolto in appello nel novembre scorso, demoliti uno per uno. Minuziosamente, in modo accurato. Secondo l’accusa fatta propria dal tribunale del primo grado il luminare avrebbe impiantato, tra il 2012 e il 2015, protesi alle anche e alle ginocchia dei pazienti prodotte da due multinazionali, la società Johnson & Johnson e la B. Braun. La sua non sarebbe stata una scelta basata sulla qualità scientifica dei materiali ma conseguenza di un “accordo occulto” con alcuni responsabili del settore commerciale delle aziende. L’accordo sarebbe stato basato su quattro spiccioli, sul piano economico. Ma che erano parsi rilevanti a chi lo accusava sul piano delle “utilità”. E anche
succulenti per certi guardoni del giornalismo, che avevano potuto scrivere che un certo primario rompeva appositamente le ossa ai pazienti per farsi corrompere con viaggi in prima classe e soggiorni in alberghi lussuosi. In realtà si trattava di qualche invito a convegni scientifici con rimborso spese, pubblicità sulla chirurgia mini- invasiva, l’intervista televisiva su Rai 2, e l’uso gratuito di un software per tutto il reparto del CTO Pini.
La sentenza della corte d’appello specifica che l’iter amministrativo per l’acquisto da parte degli ospedali di protesi da utilizzare per gli interventi chirurgici comportava che la scelta fosse riservata ai primari dei diversi reparti. Ma a partire dal 1 settembre 2014 la procedura era stata modificata con l’entrata in vigore di un accordo quadro. Se il professor Confalonieri ha ritenuto di utilizzare le protesi Johnson & Johnson sia prima che dopo ( ma in quantità minori) la modifica dell’iter amministrativo, questo è dovuto al fatto che quelle protesi “erano caratterizzate da specifiche peculiarità tecniche non rinvenibili in protesi di altre case produttrici… perché erano le migliori protesi da impiegare negli interventi di chirurgia assistita”. Lo scrivono i giudici.
Erano le migliori, e non c’era bisogno di farsi corrompere, per fare quella scelta. Del resto, la sentenza parla chiaro, i rimborsi spesa erano tutti documentati e congrui rispetto alla “fama internazionale di Confalonieri nel suo specifico settore di operatività”. Come quello di euro 8.723,79 per spese di viaggio, soggiorno e trasferta. O per quel che riguarda i contratti di consulenza per un importo complessivo di 16.280 euro, la cui legittimità è già stata affermata da una sentenza della Corte dei conti del 25 marzo 2021. Il resto sono i sospetti moralistici sul ritorno di immagine o la caccia di nuovi pazienti ( non “” clienti”, come viene scritto), o addirittura la messa a disposizione dell’intero reparto del CTO dell’uso gratuito di un navigatore. Tutto ciò è sufficiente per aprire un processo per corruzione e rovinare la vita di un professionista apprezzato in tutto il mondo? Lasciamolo dire ai giudici che lo hanno assolto “perché il fatto non sussiste”. “
La tecnica utilizzata dal dottor Confalonieri era certamente una delle migliori… e la scelta di impiantare le protesi mono comportamentali dipendeva unicamente da una valutazione clinico scientifica da ritenersi pienamente adeguata alle singole esigenza cliniche”. Il miglior complimento per un chirurgo. Altro che “spaccafemori”!