Chi getta benzina sul fuoco della paura, legata anche alla sicurezza delle nostre città, si muove in una direzione che non tiene conto della reale percezione dei cittadini. La differenza tra rischio reale e rischio percepito è, infatti, non di poco conto. Parte da queste tracce l’indagine realizzata dall’Eurispes in collaborazione con il Dipartimento della Pubblica Sicurezza-Direzione centrale della Polizia criminale. Lo studio, intitolato “La criminalità: tra realtà e percezione”, è stato presentato a Roma. Condivide percorsi di studio e di analisi in uno scambio di dati e di informazioni derivanti dall’esperienza delle forze di polizia e dalla ricerca scientifica.

In merito al livello di sicurezza percepito dai cittadini, sia in riferimento alla propria persona sia all’ambiente circostante, l’Eurispes e la Direzione centrale della Polizia criminale, con l’ausilio del Servizio di analisi criminale, hanno coinvolto poco più di mille cittadini. La rilevazione campionaria è stata effettuata tra i mesi di gennaio e febbraio di quest’anno. Sono stati indagati diversi temi legati a criminalità e sicurezza, a partire dalla percezione della sicurezza, dalle esperienze personali dei cittadini, fino ad arrivare alla violenza domestica e all’utilizzo delle armi da fuoco. I dati che emergono sono interessanti e non sono sganciati dalle dinamiche di chi fa della paura una sorta di arma di propaganda politica. Il 61,5% dei cittadini afferma di vivere in una città-località che giudica sicura. Dal confronto con i risultati ottenuti alla stessa domanda nella rilevazione effettuata dall’Eurispes nel 2019, l’inversione di tendenza è palese. Infatti, la quota di quanti si sentivano in sicurezza nel luogo di residenza erano il 47,5%, vale a dire meno della metà del campione. Nel 2023, più di un cittadino su quattro (26,6%) giudica insicuro il luogo in cui abita. Ciò accade con più frequenza al Sud (30,5%) e nelle Isole (38,4%).

È stato anche chiesto al campione degli intervistati se e come è cambiata negli ultimi tre anni, dall’inizio della pandemia, la paura di subire reati. «Nella maggior parte dei casi – spiega l’Eurispes - è rimasta invariata (67,9%), per il 24,8% del campione è aumentata e il 7,3% afferma di avere meno paura rispetto al passato. Un aumento del timore di subire reati è più evidente al Sud (30%) e nelle Isole (34%) rispetto alle altre aree geografiche». Per quanto concerne le strategie sulle quali puntare per contrastare la criminalità, il 16,9% dei cittadini ritiene che sia necessario incrementare l’occupazione, il 16,3% sostiene che vada garantita la certezza della pena, per il 14,9% occorre rafforzare il dispiegamento delle forze dell’ordine e per il 14,6% bisogna sostenere le categorie più deboli. E ancora: l’11,6% degli intervistati richiede un inasprimento delle pene, il 10% vorrebbe una promozione dell’educazione alla legalità, l’8% risolverebbe il problema limitando l’accesso degli immigrati nel Paese e il 7,2%, garantendo processi penali rapidi.

Un altro spunto di riflessione offerto dal rapporto Eurispes si riferisce alla considerazione verso i «principali responsabili dei crimini fra italiani e stranieri». Un’ampia fetta del campione (47%) ritiene che i crimini siano commessi in egual misura da italiani e stranieri; circa un cittadino su cinque pensa che gli autori siano principalmente stranieri (20,7%) e solo il 6,1% attribuisce le colpe agli italiani. È rilevante il tasso di non risposta a questo quesito (26,2%). Sul modo in cui i mass media rappresentano il problema della criminalità, il 27,9% del campione ritiene che la narrazione dei media sia realistica, mentre il 26,1% degli intervistati sostiene che la criminalità sia rappresentata in modo meno grave rispetto alla realtà, per il 21% invece i media offrono una visione allarmistica e il 25% non sa o preferisce non rispondere.

«Nel lavoro presentato – dice il prefetto Vittorio Rizzi, vicedirettore generale della Pubblica sicurezza - abbiamo voluto dedicare una particolare attenzione ai trend della delittuosità degli ultimi anni e ad alcune categorie criminali che consideriamo particolarmente sensibili all’interno della nostra società. La paura e l’incertezza sono caratteristiche del nostro tempo, spesso alimentate dalle continue emergenze, come la pandemia, il conflitto russo-ucraino e i disastri ecologici».

Il presidente dell’Eurispes, Gian Maria Fara, si sofferma sull’esigenza di informazione sui temi della sicurezza. «Tali temi – commenta Fara - assumono una rilevanza prioritaria nel dibattito pubblico in Italia, come pure nel sentire di ogni cittadino. La sicurezza rappresenta infatti uno degli argomenti centrali nella comunicazione politica e in quella degli organi d’informazione, ma è necessario distinguere tra rischio reale e rischio percepito, categorie che spesso non collimano, l’uno basato su dati oggettivi e misurabili, l’altro condizionato da dinamiche soggettive come la paura e l’incertezza del futuro».

Il magistrato Giovanni Tartaglia Polcini, vicepresidente dell’osservatorio internazionale di Eurispes, sottolinea il carattere scientificamente innovativo del rapporto: «È un documento di grande utilità sul piano della raccolta e dell’analisi dei dati sulla sicurezza reale e percepita, da mettere a disposizione del decisore. Il divario tra la realtà e la rappresentazione dei fenomeni criminali era stato già dimostrato in materia di corruzione. La metodologia utilizzata dall’Eurispes si presta a un uso sempre più diffuso sia per settore di intervento, sia per scenario di riferimento ed è suscettibile di condivisione sul piano internazionale».