Chi si rivede: il conflitto d'interessi! Per un quarto di secolo è stato il sogno proibito, la speranza palpitante ma poi, sempre, la delusione cocente del popolo di sinistra. Ora la rispolvera il Movimento Cinque Stelle, con scatto repentino, imprevisto e fortemente sospetto di interessi elettorali. Dovrebbe essere presentata in commissione Giustizia alla Camera già questa settimana. Di Maio si augura che possa venire approvata prima delle elezioni europee. E' un miraggio, trattandosi di una legge tra le più complesse, ma al leader politico del Movimento basterebbe avviare l'iter per poter poi brandire la proposta come bandiera nell'ultimo scorcio di campagna prima dell'apertura delle urne.

Cosa s'intendesse con quella formula sempre invocata, mai realizzata se non con norme posticce e puntualmente rinfacciata dalla mitica ' base' ai dirigenti felloni non era per la verità chiarissimo. Più che a una norma legislativa, nell'immaginario degli elettori antiberlusconiani, quel provvedimento somigliava all ' unico anello' di J. R. R. Tolkien: una legge per domarlo, una legge per scovarlo, una legge per ghermirlo e nel buio incatenarlo. O se non proprio nel buio, almeno in qualche landa molto lontana dalla politica, nella quale Silvio Berlusconi sembrava invincibile.

La legge sul conflitto di interessi chiesta a voce altissima per 25 anni dal colto e dall'inclita era a tutti gli effetti una legge anti Berlusconi. La confusione sui suoi contenuti nasceva in fondo proprio da qui: dall'esigenza di mettere fuori gioco il leader politico che poteva contare su tre televisioni più che da quella di evitare che qualche industriale passato alla politica sfruttasse la postazione per avvantaggiare le proprie aziende. Per lo stesso motivo la legge, almeno nella forme assurte a dimensioni mitologiche nella fantasia dell'elettorato antiberlusconiano, non ha mai visto la luce, nonostante frequenti e copiose promesse elettorali. Negli anni del Berlusconi trionfante rendere inelleggibile per legge il capo del primo partito italiano era un azzardo esagerato per i leader del Pds- Ds- Pd e lo sarebbe stato in realtà per qualunque leader di qualsiasi colore. Di fatto la strada era preclusa, tanto più che proprio i caratteri ad personam del conflitto in questione rendevano difficile varare una norma adeguata e che non si presentasse già a prima vista come punitiva nei confronti di un singolo e specifico uomo politico. La legge che l'attuale ministro per i rapporti con il Parlamento Fraccaro ha presentato nel 2016, e che i 5S intendono sostanzialmente riproporre ora, risolve il problema lavorando d'accetta. Mira a rendere incompatibile con ogni carica di governo chi detenga proprietà, possesso o anche solo disponibilità di un patrimonio superiore ai 10 mln di euro o chi vanti partecipazione superiore al 2% in aziende che lavorano con Stato centrale, Regioni e Comuni. Al testo base Fraccaro si dovrebbero aggiungere norme specifiche contro gli ' editori impuri' e non sarà un gioco essendo gli editori puri in Italia mosche bianche. Che una simile legge, non concordata e anzi quasi certamente contrastata dalla Lega, possa davvero passare è molto dubbio, figurarsi poi in tempi celeri. Ma lo scopo principale della mossa a sorpresa è proprio dimostrare che la Lega non si è mai ' emancipata' da Berlusconi. Va inquadrata in una vera e propria campagna: Salvini che ' si telefona ancora con Berlusconi'; Salvini che starebbe carezzando l'ideuzza di un cambio di maggioranza con il solito Berlusconi; Arata, l'imprenditore dell'eolico che avrebbe sborsato la tangente di 30mila euro per il sottosegretario leghista Siri e il cui figlio è stato assunto da Giorgetti, dipinto come ' uomo di raccordo tra Lega e Fi'. Ma queste sono solo voci e sospetti. Un bel voto o almeno una presa di posizione contro il conflitto di interessi sostanzierebbe la denuncia di combutta con il leader che è l'emblema incarnato di ' quelli di prima'. Si tratta insomma di una legge messa in campo principalmente, se non esclusivamente, perché sia respinta dalla Lega.

Di Maio non è il solo ad aver avuto l'idea di usare una proposta per snidare il competitor. A sorpresa il capo dei senatori del Pd ha annunciato la presentazione di una mozione di sfiducia contro il governo a prima vista poco sensata, essendo praticamente certa la sconfitta. Anche in questo caso, però, la mozione viene presentata non nella speranza che passi ma proprio perché sia bocciata dalla maggioranza cioè dai 5S a braccetto con la Lega. Lo scontro per il secondo posto alle europee tra Pd e M5S è acerrimo e di altissimo valore simbolico. Anche se lo scarto fosse solo di qualche decimale, il significato politico di un sorpasso a favore di Zingaretti sarebbe immenso. Come contrastare un Di Maio che si presenta come il vero avversario di Salvini, occupando progressivamente lo spazio dell'opposizione? Semplice: dimostrando che in realtà Lega e 5S sono ancora proprio quel che dicono di essere: alleati, non nemici. Sia chiaro: i tentativi di snidare e anche di spingere verso posizionamenti scomodi gli altri partiti fanno parte del gioco politico e non c'è da storcere troppo il naso. Purché l'intera politica non si riduca a tattica finalizzata alla propaganda.