Alberto Liguori non è più il procuratore della Repubblica di Terni. Il magistrato doveva essere per forza “sanzionato” per le sue chat con Luca Palamara. Dopo avergli determinato quest’ultime un procedimento di incompatibilità ambientale, poi archiviato, ieri è stato il turno della non conferma quadriennale per l'incarico direttivo. Oggetto delle interlocuzioni fra Liguori e Palamara era stata, in particolare, la nomina di Salvatore Carpino a presidente di Sezione del Tribunale di Cosenza.

Liguori, per tale incarico, riteneva prevalente il profilo della concorrente Paola Lucente. Chiamato a fornire giustificazioni, Liguori aveva ricordato il proprio percorso professionale, evidenziando di essere di origini calabresi (come Palamara, ndr), di aver lavorato per circa 15 anni tra Cosenza e Catanzaro e di aver maturato, nel corso del mandato quale consigliere del Csm ( anni 2010- 2014), una significativa padronanza del Testo Unico sulla dirigenza.

Conoscendo personalmente i colleghi aspiranti al posto di presidente di Sezione del Tribunale di Cosenza e forte della pregressa esperienza consiliare, aveva quindi notato carenze nel profilo professionale di Carpino. Solo per tale ragione squisitamente tecnica aveva sollecitato, allorquando la proposta di Commissione era già stata licenziata (e non prima), un ripensamento in plenum in favore della candidata Lucente, a suo parere maggiormente qualificata (e successivamente destinata ad altro incarico semidirettivo presso lo stesso Tribunale di Cosenza).

A dimostrazione della bontà del ragionamento, Liguori evidenziava l’esito del conseguente contenzioso amministrativo con l'annullamento della nomina in primo e secondo grado. «Non conformità della delibera alle norme di legge e del testo unico, in punto di completezza di analisi e di compiutezza della motivazione comparativa», avevano scritto i giudici amministrativi. Di diverso avviso i contrari alla riconferma, 11 a 9 i voti finali, secondo cui Liguori, con insistenza e fino all’ultimo giorno utile, si era attivato affinché i voti convergessero sulla magistrata, «inequivocabilmente desumibile dal tono, insistente e di esortazione, nonché dalle indicazioni strategiche date a Palamara».

Sul punto erano valorizzati messaggi dal tono un po’ folcloristico in cui Liguori così si rivolgeva a Palamara, alias “Ciccio”: «Lucente fino in fondo... Fatti valere. Adesso fammi vedere se ci tieni alla Calabria: ribalta pst Cosenza...». Liguori, in pratica, avrebbe speso l’uso della propria qualità di magistrato, procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Terni, «per alterare il corretto svolgimento del procedimento amministrativo afferente il conferimento di uffici direttivi o semidirettivi attraverso Palamara».

«Le chat esaminate restituiscono un’attività del medesimo che incide concretamente sulla sua indipendenza, emergendo condotte che risultano caratterizzate ed orientate in virtù di condizionamenti, rapporti e vincoli che intaccano certamente la credibilità ed autorevolezza della funzione direttiva ricoperta, poiché inevitabilmente, finiscono, per sovrapporre, anche in termini di apparenza ed immagine, l’esercizio delle funzioni e l’interesse associativo».

Un giudizio durissimo, da parte di un Csm scaduto da tempo, che stride con le archiviazioni di massa poste in essere fino a ieri per quasi tutti i magistrati che chattavano con Palamara. Botta e risposta, infine, fra il vicepresidente del Csm David Ermini ed il presidente della Quinta commissione per gli incarichi direttivi il togato Antonio D’Amato. Ermini ha ricordato l'urgenza di trattare «pratiche importantissime», relative a nomine in uffici giudiziari, di cui è stata dichiarata l'urgenza in Commissione. «Alcune anche già istruite - ha rilevato - di cui non è ancora stata chiesta l'iscrizione all'ordine del giorno del plenum. Auspico che, nei pochi plenum che ci rimangono, vengano trattate, perché sono di importantissimo rilievo».

Alle parole di Ermini ha risposto D'Amato: «Stiamo procedendo in rigoroso ordine cronologico». D'Amato ha elencato l'attività della Commissione nel 2021 che ha portato a compimento ben 71 nomine direttive e 90 semidirettive, 89 conferme di direttivi e 146 di semidirettivi. «I tempi non dipendono solo dal Csm, ma anche dai Consigli giudiziari che devono rendere il parere richiesto per istruire la pratica». Questo Csm, ha aggiunto il togato, «si sta occupando anche delle pratiche di conferma problematiche, dove serve un surplus di istruttoria, con anche l'audizione delle parti. Pertanto - ha concluso D'Amato - non capisco il sollecito del vicepresidente Ermini».