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La sede dell'Associazione Nazionale Magistrati (LaPresse)
Tra due settimane prenderà il via a Palermo il 36esimo congresso dell’Associazione nazionale magistrati, dal titolo alquanto significativo “Magistratura e legge tra imparzialità e interpretazione”.
Sarà, dopo le varie assemblee straordinarie, il primo grande appuntamento in cui si discuterà di quanto accaduto negli ultimi mesi: dal caso Iolanda Apostolico - e le critiche al giudice nel suo tentativo di ampliare gli spazi della interpretazione in funzione di una maggiore libertà decisoria - agli attacchi del ministro Guido Crosetto, ma non solo, alla libertà di espressione delle toghe. Sarebbe facile pensare che la magistratura si riunirà compatta per ribadire le proprie prerogative, funzioni e il diritto a intervenire nel dibattito sui temi che la riguardano da vicino per poi fornire risposte unitarie. Eppure non è così, almeno dalle indiscrezioni che ci sono arrivate e che, se fossero confermate, aprirebbero una grossa crepa all’interno del “sindacato” delle toghe.
Diverse fonti ci hanno riferito che negli interna corporis di Magistratura indipendente si è ventilata l’ipotesi, da parte dei vertici del gruppo, di disertare l’evento congressuale di Palermo del 10, 11 e 12 maggio. In realtà sarebbe stato il neo segretario Claudio Galoppi a fare tale proposta ma avrebbe trovato la contrarietà della presidente Loredana Micciché. Nonché, ci raccontano, anche della giovane base del gruppo che invece sarebbe intenzionata a non perdersi affatto il congresso nel capoluogo siciliano.
Non si sa bene se le opposte posizioni abbiano alla radice una visione di fondo diversa rispetto alla necessità di partecipare all’incontro, che vedrà la presenza di oltre 600 magistrati, o se invece sia solo una questione di tattica politica: «Ci facciamo notare di più se partecipiamo oppure no? Cosa ci conviene fare?». Potrebbero essere queste le domande che si sono posti e alla fine avrebbe prevalso la linea Miccichè. Tanto è vero che alla tavola rotonda - “L’indipendenza dei magistrati nell’attuale contesto sociopolitico” - del primo giorno di Congresso, in cui discuteranno i rappresentanti delle varie correnti, per Mi prenderà la parola la presidente e non il segretario.
Ma perché la corrente conservatrice avrebbe dovuto snobbare la grande assemblea? Le nostre fonti ci raccontano che Mi starebbe soffrendo l’attuale visibilità dell’Anm sulla scena politico giudiziaria e mediatica di contrasto alle iniziative governative, a partire dai test psico- attitudinali per i magistrati, passando per il reclutamento straordinario, e finendo sulla questione carceri. Da quando si è insediato il governo Meloni, più volte Magistratura indipendente ha provato a rompere l’unità dell’Anm su temi cruciali, peraltro accusando le altre componenti dell’Anm di fare politica antigovernativa. Nei mesi passati, mentre, ad esempio, tutti i gruppi hanno sottoscritto mozioni contro l’informativa al Parlamento del guardasigilli e contro le parole del vice presidente del Csm Pinelli sul presunto deragliamento della precedente Consiliatura, Mi ha presentato documenti separati. Ora starebbe vivendo una sorta di isolamento. Proprio a inizio marzo vi abbiamo raccontato che il gruppo aveva chiesto e ottenuto un incontro con il ministro della Giustizia Nordio per fare delle richieste che già la giunta dell’Anm aveva sottoposto al governo e al legislatore. Un sorpasso a destra che era stato stigmatizzato da tutti i gruppi, anche alla luce del fatto che Mi occupa tutte le caselle più importanti del dicastero e può contare sul potente sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano».
«È palese la difficoltà in cui si trova il gruppo: da un lato sa bene che non appoggiare le critiche all’esecutivo, disertare il congresso e dissociarsi dall’associazione che rappresenta il 97 per cento di tutti i magistrati può significare perdere consensi; e questo sarebbe ancora più autolesionistico visto che a fine gennaio ci sarà il rinnovo del vertice dell’Anm e quindi dei suoi organi statutari. Dall’altro lato però Mi è molto vicina a Palazzo Chigi e Via Arenula e unirsi alle critiche li metterebbe in una situazione di imbarazzo. Noi comunque abbiamo chiesto un commento a Magistratura Indipendente la quale, tramite il suo ufficio stampa, ha smentito «categoricamente» queste voci che sono «delle bugie». Ci fanno sapere che per Galoppi e Micciché tutto è «assolutamente falso» e che «semplicemente Galoppi ha impegni di ufficio e andrà al posto suo la presidente».