Il governo tuteli il patrimonio di Radio Radicale. Questa volta a schierarsi dalla parte della storica emittente, da decenni unica voce ad accendere i microfoni dalle aule giudiziarie e dai palazzi del potere, non è un’organizzazione politica ma l’Agcom, l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni.

Nonostante l’ostinazione con cui il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’Editoria, il grillino Vito Crimi, ribadisce la volontà dell’esecutivo di tagliare i fondi a Radio Radicale, l’authority non intende lasciare intentata alcuna strada. Per questo l’Agcom «ha inviato al governo una segnalazione urgente intesa a formulare alcune osservazioni e proposte di intervento in materia di affidamento di una rete radiofonica dedicata ai lavori parlamentari, nonché all’identificazione di un servizio media radiofonico e multimediale destinato all’informazione istituzionale con finalità di interesse generale», si legge in una nota.

Di conseguenza, «l’Autorità ha auspicato, nelle more di una complessiva e non più rinviabile riforma della materia, che al fine di assicurare la continuità di un servizio di interesse generale, il governo possa prorogare l’attuale convenzione, quanto meno fino al completamento della definizione dei criteri e delle procedure di assegnazione».

L’obiettivo è far cambiare idea, almeno momentaneamente, al Movimento 5 Stelle sul destino di una radio unica. Ma il tempo a disposizione sta per scadere.