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SILVIA ALBANO MAGISTRATO
Da Area a Magistratura indipendente, passando per Unicost e Magistratura democratica: i gruppi associativi, espressione della giunta dell’Anm, sono compatti nel replicare alle dichiarazioni della premier Giorgia Meloni che dal palco del meeting di Comunione e liberazione a Rimini ha assicurato che la maggioranza andrà avanti sulla riforma della giustizia «nonostante le invasioni di campo di una minoranza di giudici politicizzati» e che nessun magistrato potrà porre un freno alla politica sull’immigrazione del Governo. Ma le toghe non ci stanno, come si vedrà dalle dichiarazioni che seguono: rivendicano il primato del diritto comunitario, accusano l’Esecutivo di voler assoggettare la magistratura, reclamano modifiche che veramente migliorino l’efficienza della giustizia. Per Silvia Albano, presidente di Md, «i magistrati applicano e rispettano le leggi dello Stato, in primo luogo la Costituzione. Del nostro ordinamento fanno parte anche i trattati e le norme sovranazionali e la Corte di Giustizia Ue con la sentenza del 1° agosto ha evidenziato che non erano i magistrati a violare la legge. Se poi davvero – prosegue Albano – si vogliono combattere i trafficanti di esseri umani non si può collaborare con la Libia. Lì sta il crocevia internazionale del traffico, i migranti che vogliono venire in Europa vengono portati lì per dare ulteriore profitto ai trafficanti. Sono rinchiusi in centri di detenzione dove vengono torturati, il video delle torture è poi mandato ai familiari che si indebitano ulteriormente per pagare il riscatto per la loro liberazione. Questo ormai non solo risulta da tutti i rapporti delle organizzazioni internazionali tra cui l’Onu, ma anche dalle prove raccolte dalla Corte penale internazionale». «Se si vuole davvero colpire il traffico di esseri umani, rispettare il diritto internazionale e le convenzioni che l’Italia ha sottoscritto e ratificato, che sono leggi dello Stato, si dovrebbe collaborare con la CPI non con la Libia», conclude Albano. Concetto ribadito da Rocco Maruotti, Segretario dell’Anm in quota Area, per cui le dichiarazioni della presidente del Consiglio «dimostrano, ancora una volta, che l'obiettivo che il Governo vuole realizzare con la riforma del Csm è quello di riscrivere i rapporti di forza tra potere esecutivo e magistratura, accusata di invasioni di campo per il solo fatto di continuare ad applicare le leggi italiane tenendo conto, come è doveroso fare, anche dell'apparato normativo sovranazionale, che non consente violazioni dei diritti fondamentali». Per Maruotti «la stessa Costituzione, che la riforma Meloni-Nordio vorrebbe stravolgere, sta lì a ricordare a tutti che nessun potere è illimitato. La favola dei giudici politicizzati è uno slogan vecchio che parte da Almirante e arriva alla Meloni passando da Berlusconi e il cui unico obiettivo è quello di giustificare il più grave attacco alla nostra architettura costituzionale dell'era repubblicana». Pure per Giuseppe Tango, membro della giunta Anm ed espressione della corrente di Mi, «viene ancora una volta agitato lo spauracchio dei giudici politicizzati, mentre i giudici hanno avuto la sola “colpa” di aver applicato la legge, come ha definitivamente stabilito la CGUE. Viene rispolverato il tema dell’efficienza della giustizia legato alla riforma, anche se è stato espressamente chiarito dagli stessi fautori della riforma che essa non influisce in alcun modo sull’efficienza della giustizia». Lo stesso Ministro Nordio, ricorda Tango, «ha dichiarato: “Non abbiamo mai detto che la separazione delle carriere rende i processi più veloci”. Si sbandiera la liberazione del Csm dalle correnti politiche, salvo poi sostenere una riforma che farà entrare pesantemente la politica nella giustizia». Insomma, per Tango, siamo dinanzi ad «un manifesto di propaganda ideologica, che non è purtroppo utile a risolvere i concreti problemi dei cittadini -primi tra tutti la lentezza dei procedimenti e la mancanza di risorse umane e materiali - e che mira a nascondere i risultati insufficienti della gestione ministeriale del sistema giustizia, che sono sotto gli occhi di tutti e che stanno mettendo in serio pericolo il raggiungimento degli obiettivi del PNRR, che porterebbe a conseguenze disastrose per il nostro Paese». Infine anche per Marcello De Chiara, vice presidente Anm in quota Unicost, «parlando di riforme, il Presidente del Consiglio riesce a strappare applausi solo presentando la magistratura come il nemico da sconfiggere. Nemmeno un cenno su come la riforma servirà a rendere la giustizia più efficiente, ma solo parole ostili per delegittimare i giudici che rispondono alla domanda di giustizia dei cittadini con risorse sempre meno adeguate. Nel frattempo, il crimine organizzato si compiace per rafforzarsi e sviluppare forme di infiltrazioni più insidiose. Mi domando se tutto ciò risponde veramente al bene del Paese». Il clima si surriscalda in attesa della ripresa dei lavori alla Camera dove a settembre riprenderà la discussione sulla separazione delle carriere.