La Procura generale di Milano ha chiesto la revoca della semilibertà per Alberto Stasi. Il ricorso in Corte di Cassazione contro la decisione del Tribunale di Sorveglianza di Milano di concedere la misura alternativa al carcere dello scorso 11 aprile è stata presentato circa un mese fa dalla Procuratrice generale Francesca Nanni e la sostituta pg Valeria Marino per l’intervista rilasciata a Le Iene il 22 marzo 2025, andata in onda il 30 marzo, dal 41enne condannato a 16 anni per l’omicidio di Chiara Poggi durante un permesso premio dal carcere di Bollate per motivi famigliari.

Stasi si trovava detenuto in regime di lavoro all’esterno e per la Procura generale non sarebbe sufficiente il documento redatto dal direttore di Bollate, Giorgio Leggieri, secondo cui “non si sono rilevate infrazioni alle prescrizioni”. Il permesso premio sarebbe infatti collegato ad alcune “finalità” specifiche - è il ragionamento - e l’intervista rappresenterebbe una “violazione" dentro a un percorso che invece è stato valutato positivamente sulla base del comportamento carcerario di  Stasi e le relazioni inviate dagli educatori del penitenziario.

Ci potrebbero volere alcuni mesi per la decisione degli ermellini. “Siamo tranquillissimi”, commenta l’avvocata Giada Bocellari, legale di Stasi. Per lei si tratta di una “questione già ampiamente chiarita dal carcere” e dai magistrati del collegio della sorveglianza Caffarena-Gentile e i due esperti Trussoni-Diana. “Se mai avesse violato qualche prescrizione avrebbero dovuto revocargli il lavoro esterno e non negargli la semilibertà”, aggiunge l’avvocato sottolineando che “vi è anche un problema di norme di riferimento nel ricorso presentato dalla Procura Generale che evidentemente ha ritenuto di perseguire la linea già paventata in udienza l’aprile scorso”.

Già il 9 aprile la sostituta Marino si era opposta alla concessione della misura alternativa per Stasi fornendo un parere negativo e sostengo che avrebbe dovuto chiedere un’autorizzazione per parlare con la trasmissione Mediaset. Richiesta respinta dai giudici che hanno sottolineato come Stasi abbia tenuto un “comportamento in linea con la accettazione della condanna” nonostante “la posizione negatoria” della propria responsabilità per l’omicidio della ex fidanzata. Dai “costanti contatti” mantenuti dal 41enne con l’educatore e lo psicologo del penitenziario hanno ricavato una “assoluta adesione alle regole” e “regolarità della condotta nel corso dello svolgimento del lavoro all’ esterno e della fruizione dei permessi premio”.

Il permesso premio “non imponeva al detenuto alcun divieto espresso di avere rapporti con i giornalisti” hanno scritto in relazione all’intervista e ad ogni modo “il tenore pacato” delle parole con cui si è proclamato innocente “valutato nel contesto di un percorso carcerario connotato dal rigoroso e costante rispetto delle regole, anche nel corso dei benefici penitenziari concessi”.