«Anche un gruppo di maggioranza, la Lega, oltre a Fratelli dItalia, ha presentato un emendamento soppressivo della norma approvata in Consiglio dei Ministri che ha consentito anche a chi ha depositato quesiti referendari dopo il mese di giugno di depositare le firme entro il 31 ottobre». Così il deputato Pd, Stefano Ceccanti, relatore del disegno di legge di conversione del decreto 132 che comprende anche interventi sui referendum. «Il Governo Draghi ha preso questa decisione perché si rischiavano seri problemi di legittimità costituzionale, non per un pre-giudizio favorevole a questa o quella iniziativa.  Altrimenti, infatti, si sarebbe verificata una situazione irragionevole: era già stata data una proroga al 31 ottobre per chi aveva presentato il quesito entro fine giugno. Senza quella norma chi aveva presentato dopo avrebbe dovuto consegnare prima. La norma fu votata da tutti tranne i ministri leghisti che non parteciparono al voto». «Nella votazione di oggi pomeriggio in Commissione ci si attende pertanto logicamente che le forze che sostengono la maggioranza di Governo si comportino in modo coerente, mantenendo la necessaria coesione. Peraltro, oltre al profilo politico generale di lealtà verso il Governo, sarebbero gravi anche le conseguenze specifiche: decadendo il fondamento del deposito al 31 ottobre per alcuni promotori (nel caso concreto cannabis e caccia) la regolarità delle firme sarebbe travolta nuocendo ai diritti dei cittadini». IL COMITATO PROMOTORE: REFERNDUM CANNABIS A RISCHIO «La Lega, dopo essersi astenuta sul decreto che estendeva la proroga per la consegna delle firme referendarie, ha oggi presentato con Fdi un emendamento alla legge che converte quelle norme e che mira alla soppressione dellarticolo. Se per strane dinamiche parlamentari dovesse essere accolto, il deposito delle firme per la cannabis sarebbe a rischio». Lo dichiarano Marco Perduca e Antonella Soldo, rispettivamente presidente e componente del Comitato promotore del referendum cannabis legale. «Si tratterebbe di una decisione contro il principio di non discriminazione e contro quanto denunciato dalle Nazioni unite relativamente agli ostacoli esistenti in Italia riguardo alla partecipazione democratica popolare condotta da chi ha presentato sei quesiti sulla giustizia giustà. Occorre che il Governo tenga fermo il punto ne va della sua reputazione internazionale», esortano Perduca a Soldo.