Una scelta dal notevole valore simbolico: la commissione per la riforma del processo penale istituita dal guardasigilli Carlo Nordio nei mesi scorsi si è riunita ieri, con i propri 48 componenti, non a via Arenula ma nella sede del Cnf di via del Governo Vecchio.

È stato lo stesso ministro a voler offrire un segnale di condivisione, rafforzato dalla scelta di portare il proprio personale saluto insieme con il presidente dell’istituzione forense Francesco Greco. «Questa sede rappresenta uno dei tre pilastri della giurisdizione: avvocatura, accademia e magistratura», ha detto Nordio.

Alla riunione è intervenuto l’intero comitato di presidenza della commissione, composto dal capo dell’Ufficio legislativo del ministero Antonio Mura, che guida l’organismo, dal consigliere segretario del Cnf Giovanna Ollà, da Adolfo Scalfati, ordinario di Procedura penale a Tor Vergata, e da Salvatore Vitello, procuratore generale facente funzioni presso la Corte di Cassazione.

«Abbiamo scelto di svolgere la riunione in questa sede perché rappresenta il luogo più significativo dell’avvocatura italiana: un’ulteriore riunione sarà organizzata in una sede accademica per completare questo quadro», ha detto Mura. «L’istituzione di questa commissione intende dare risalto a quelle che sono le tre fondamentali articolazioni della giurisdizione: magistratura, avvocatura e accademia», ha quindi spiegato Nordio.

Il testo che sarà proposto dagli esperti, ha ricordato il guardasigilli, dovrà essere il più possibile sintetico delle posizioni di queste tre componenti fondamentali. «Il nostro compito», ha osservato il ministro, «è introdurre un codice di procedura penale accusatorio, seguendo lo spirito dell’idea che aveva il suo autore, Giuliano Vassalli, da coniugare con l’efficienza».

«È un onore ospitare questa riunione che testimonia la corrente di dialogo con l’avvocatura», ha detto Greco, sottolineando l’apertura agli avvocati, da parte del ministero guidato da Nordio, anche con l’ingresso di due legali nello staff dell’Ufficio legislativo di via Arenula. «Il principio di efficienza del processo è quello che finora è mancato di più», ha spiegato poi il presidente del Cnf, «perché al di là della necessità di arrivare a una sentenza celere, questa sentenza deve essere anche giusta, come indica la Costituzione. Auspichiamo che i lavori della commissione possano contribuire a migliorare la tutela dei diritti nel sistema giudiziario italiano, per un futuro in cui si possa raggiungere pienamente il giusto processo, così come sancito dalla Costituzione».