«Ritengo che la pubblicazione di stralci di intercettazioni non pertinenti dovrebbe diventare un illecito civile». È il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro ad annunciare alcune misure allo studio del governo per avviare la stretta sui media. E arginando la “rivoluzione” annunciata dal guardasigilli. L'obiettivo è colpire, prevedendo sanzioni ad hoc, chi pubblica stralci che non hanno alcun valore giudiziario. Ma senza limitare lo strumento d’indagine, dice l’esponente di Fratelli d’Italia, che in un'intervista su Il Messaggero interviene sul dossier degli “ascolti” divenuto bollente dopo la cattura di Messina Denaro.

«Chi si rende responsabile di quella pubblicazione, dovrebbe esserne considerato il responsabile», aggiunge Delmastro, «personalmente sarei favorevole all'introduzione di sanzioni, nel momento in cui si dimostra la responsabilità della diffusione della conversazione privata. La materia va studiata con attenzione: vogliamo agire con la massima prudenza». Il sottosegretario ha spiegato che sulle intercettazioni «non c'e' ancora un progetto di legge in cantiere: parliamo di misure allo studio dell'esecutivo. L'intenzione, in ogni caso, non è quella di togliere ai pubblici ministeri uno strumento fondamentale per le indagini come le intercettazioni. Piuttosto, c'è la necessità di rimettere mano a una riforma, quella entrata in vigore nel 2020, che evidentemente non ha funzionato, visto che anche oggi (ieri, ndr) leggiamo sui giornali conversazioni private che nulla hanno a che fare coi reati contestati agli indagati».

Innanzitutto per Delmastro «occorre capire da dove nascono queste fughe di notizie, che nulla hanno a che fare col merito delle inchieste anche attraverso l'Ispettorato generale del ministero, per verificare che non escano dalle procure». «Il punto è delicato, ci confronteremo presto col ministro Nordio che da ex pm conosce bene questi temi. Ai quali, lo ribadisco, intendiamo mettere mano con equilibrio, perché toccano da vicino il diritto di cronaca che nessuno intende limitare» aggiunge, «e le sanzioni non sono l'unico strumento. Penso all'avvio di una stagione di confronto con l'Ordine dei giornalisti, per definire regole deontologiche più stringenti».

«Lo strumento delle intercettazioni è fondamentale», ribadisce il sottosegretario, «ed è per questo che vogliamo tutelarlo: una parte crescente dell'opinione pubblica è stufa di vedere sui giornali l'abuso che se ne fa. C'è il rischio che diventino, mi passi il termine, indigeste. Gli investigatori devono avere tutti gli strumenti a disposizione per indagare. E tutto dev'essere trascritto, perché può chiarire il contesto. Ma poi va fatta una selezione: ciò che non è utile all'inchiesta deve restare nell'archivio di chi indaga».

Dunque nessun intervento sullo strumento d'indagine, lo scopo è limitare gli abusi, eliminare gli “ascolti” che rientrano nella sfera del “gossip”, rendere la pubblicazione un illecito civile. Al momento non c'è un disegno di legge ad hoc ed è prevedibile un dibattito (acceso) anche nella maggioranza.

Nell'ottobre del 2011 l'allora commissione Giustizia alla Camera diede parere favorevole a due emendamenti del Pdl che da una parte prevedevano il carcere per i giornalisti e vietavano la pubblicazione delle intercettazioni fino alla cosiddetta udienza filtro. «E - ricorda un deputato del centrodestra - l'allora relatrice del testo si dimise». Era la leghista Bongiorno che allora militava nelle fila di Fli. L'esecutivo in ogni caso punta a salvaguardare la riservatezza delle conversazioni che non hanno alcuna attinenza con le inchieste. «Io credo che si debba conciliare il diritto dell'informazione con quello della privacy e della possibilità di una persona di difendersi senza dover essere messa alla gogna», osserva il capogruppo alla Camera di Fdi, Foti.

«La qualità di una democrazia si misura anche dalla libertà della stampa di pubblicare notizie e opinioni scomode. Certo, servono delle regole, perché non può esistere il diritto alla gogna. La soluzione tuttavia va individuata senza mettere il bavaglio ai tanti professionisti dell'informazione che contribuiscono a rendere la nostra società più informata e quindi più vigile», dichiara Andrea Ostellari, sottosegretario alla Giustizia e senatore della Lega. «L'Italia - aggiunge in una nota - non ha bisogno di conflitti e divieti, ma di serenità, crescita e fiducia nel futuro. Concentriamoci per raggiungere questi obiettivi, assicurando alla magistratura tutti gli strumenti utili a svolgere, con efficacia, la sua necessaria funzione. Sulla qualità e le caratteristiche di questi strumenti la politica deve avere il diritto di discutere. Facciamolo con responsabilità e pacatezza».

Restano sensibilità diverse nel centrodestra, pure sul tema dell'abuso d'ufficio con il ministro della Giustizia che vorrebbe un provvedimento radicale mentre Fdi frena. E “blinda” ancora una volta le intercettazioni a tutto campo: «Non priveremo mai i magistrati del maggiore strumento di ricerca della prova nel contrasto alla criminalità organizzata e alle mafie», assicura lo stesso Delmastro. «È innegabile che le intercettazioni sono indispensabili», il parere della leghista Bongiorno. «Siamo dalla parte di Nordio con forza, ne sosteniamo le idee e le linee programmatiche che tradurremo, nero su bianco, in proposte di legge», annuncia Costa di Azione. Il terzo Polo si schiera con Nordio, le altre forze dell'opposizione lo attaccano. «Parole in libertà», sostiene il dem Provenzano (ma il governatore della Campania De Luca lo difende); «chi sterilizza le intercettazioni ha qualcosa da nascondere», la posizione del M5s; «Il ministro della Giustizia legittima la convivenza tra mafia e Stato», rincara la dose De Magistris.