Bagarre in aula alla Camera durante il dibattito sulle comunicazioni del guardasigilli Carlo Nordio sull’amministrazione della giustizia. Ad accendere le proteste e la successiva censura da parte della presidenza, l’intervento del deputato M5s Federico Cafiero De Raho. «È desolante ciò che sta avvenendo nel mondo della giustizia - dice De Raho - Inorridisce lo sviluppo del piano strategico teso a indebolire la lotta alla corruzione, che è oggi lo strumento utilizzato dalla mafie per l’acquisizione degli appalti». «Questo piano strategico vuole ridurre al massimo l’uso del più importante strumento investigativo - aggiunge -, le intercettazioni». C’è una «attenzione ossessiva del governo sulla pubblicazione e sulla informazione del contenuto delle intercettazioni», dice l’ex magistrato. 

«Il silenzio sulle ordinanze di custodia cautelare lo riteniamo molto grave, il silenzio sui contenuti delle intercettazioni ostacola la prevenzione dei reati - prosegue - Lei ministro, la presidente Meloni e tutti voi della maggioranza sapete che il silenzio è omertà e sapete che le mafie si proteggono con l’omertà. La vostra politica è un favore alle mafie, voi fate quello che le mafie nei loro territori impongono con l’intimidazione. Zittite la stampa e le persone: mai le mafie hanno avuto un trattamento così favorevole».

A De Raho risponde il deputato Roberto Giachetti che, richiamando l’articolo 59 del regolamento, chiede un intervento della presidenza: «Non si può sostenere in quest’aula che la norma che tutti chiamano “bavaglio” abbia la funzione di silenziare la stampa e che sia la tecnica che usa la mafia». «Per me è un’aggravante che queste parole le abbia pronunciate un ex magistrato davanti a dei ragazzi e che questo intervento lo debba fare io e non la maggioranza», protesta Giachetti.

Sul punto interviene il vicepresidente Giorgio Mulé, che censura De Raho. «Il sillogismo secondo il quale all’omertà corrisponde il silenzio e la categoria si applica a questo governo è inaccettabile», dice il vicepresidente della Camera. La replica di de Raho conferma, per Mulè, l’inammissibilità del sillogismo: «La mia affermazione - ha spiegato de Raho - è che non consentire la pubblicazione dei contenuti delle conversazioni e delle ordinanze determina il silenzio. Il silenzio è omertà e l’omertà è uno dei pilastri dell’associazione mafiosa. Questo ho detto, senza voler né infangare né accusare alcuno».