Non solo la crisi economica. A destare forti preoccupazioni tra gli avvocati di Lanciano sono anche le scelte che avverranno a livello ministeriale. Già, perché quello di Lanciano è uno dei quattro Tribunali abruzzesi - con Avezzano, Sulmona e Vasto - a rischio chiusura. Di proroga in proroga gli uffici giudiziari vengono tenuti aperti – gli avvocati dei Fori interessati parlano di “lenta agonia” e “accanimento terapeutico” -, ma il clima di incertezza sta diventando davvero insopportabile. «Siamo fiduciosi, in base alle notizie che provengono dal governo - dice il presidente del Coa di Lanciano, Antonio Codagnone -, ma ritengo indispensabile non abbassare la guardia e far sentire la nostra voce in ogni momento e in ogni consesso».

Le preoccupazioni degli avvocati abruzzesi sono giustificate. Nel frattempo alcuni provvedimenti posti in essere fanno ben sperare. «L’ulteriore proroga concessa fino al 1 gennaio 2025 – afferma il presidente del Coa di Lanciano - è di sicuro utile per trovare una soluzione definitiva per i quattro Tribunali abruzzesi. A tal proposito le rassicurazioni provenienti dal ministro della Giustizia, Carlo Nordio, sono importanti. Ci fanno sperare rispetto ad un programma che dovrebbe ormai essere rispettato. Aspettiamo comunque che quanto annunciato si tramuti in atti concreti e che la proroga stabilita sia davvero l’ultima per poi parlare di una definitiva conservazione dei presidi giudiziari coincidenti con i Tribunali di Lanciano, Avezzano, Sulmona e Vasto. In questo periodo di proroghe le piante organiche dei Tribunali sub- provinciali sono state bloccate. Per il ministero i nostri Tribunali è come se fossero già chiusi, con il conseguente blocco, avvenuto in passato, delle risorse in loro favore. Va detto però che degli spiragli si sono avuti con il recente decreto lavoro, approvato dal governo, che prevede la riapertura delle piante organiche. Questo ci fa ben sperare nel futuro e in un lavoro migliore. Nonostante le ristrettezze, dovute ai pensionamenti, siamo riusciti a mantenere in piedi la giustizia di prossimità».

L’avvocatura è impegnata in prima linea nel denunciare le storture della rivisitazione della geografia giudiziaria, realizzata negli anni scorsi nelle stanze di via Arenula senza tener conto della storia e delle esigenze dei territori. «Oltre al fronte comune creato dall’avvocatura – aggiunge Codagnone –, abbiamo trovato una grande attenzione da parte dei politici locali di tutti gli schieramenti. Il presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, sta facendo molto bene e ha preso a cuore la vicenda.

È impensabile che l’area Sud dell’Abruzzo resti priva di Tribunali con decisioni prese da tecnici con un tratto di penna, che non hanno sentito il peso delle loro decisioni. Hanno sacrificato le esigenze di intere popolazioni, senza neppure ottenere, a partire dai risparmi, i risultati sperati». Ma al netto della questione sul futuro dei Tribunali sub- provinciali, come se la passano gli avvocati di Lanciano? «Negli ultimi anni – commenta il presidente del Coa - la nostra professione è diventata sempre più difficile. Le ragioni sono varie. Pensiamo, prima di tutto, alla crisi economica che ha colpito l’Italia, crisi che si è acuita a causa della grave emergenza sanitaria legata al Covid nel 2020. Molte attività produttive sono scomparse, come si è diradata quasi completamente la cosiddetta classe media. A ciò si aggiunga l’aumento del costo della vita. Tale triste realtà si riverbera inesorabilmente sulla professione dell’avvocato. Purtroppo l’accesso alla giustizia ha un costo, molti cittadini spesso rinunciano a far valere i propri diritti e di conseguenza a rivolgersi al professionista, non potendone sostenere il peso economico. È evidente, dunque, che oggi è difficile svolgere la nostra professione ed è ancora più difficile iniziarla. I costi che quotidianamente un avvocato deve sostenere, in assenza di un buon flusso di clientela, sono divenuti insostenibili. Non mi riferisco solo alle spese legate alle utenze di studio, ma anche ai costi necessari per gli aggiornamenti professionali e per l’acquisto ed il mantenimento dei software legati alla digitalizzazione della nostra professione». In riferimento al quadro appena descritto, secondo Codagnone, avremo sempre meno toghe. «Oggi – conclude - aprire uno studio, tenerlo aperto e mantenersi sempre aggiornati è un investimento assai rischioso per chi sceglie il proprio futuro lavorativo. Una volta si aveva la matematica certezza che dopo qualche anno di sacrificio si sarebbe arrivati ad una stabilità economica. In questa epoca non è più così. La nostra professione ha goduto di miglioramenti da punto di vista pratico. La digitalizzazione e il processo telematico hanno certamente agevolato parte della nostra attività. Non posso dire che ciò renderà migliore la giustizia e l’accesso alla stessa. Il vero problema, diffuso e sentito ovunque, è la mancanza di magistrati e di personale amministrativo. Senza una seria opera di implementazione di tali figure, non si riuscirà mai ad avere una giustizia celere».