«I miei propositi li esprimo e li scrivo da 25 anni, e derivano proprio dal desiderio di avere una giustizia più efficiente e dal grande rispetto per la magistratura, di cui mi sento ancora di far parte. Del resto, amantium irae, amoris integratio est: i litigi degli amanti sono un'integrazione dell'amore». Lo ha detto il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, in un'intervista al quotidiano 'Il Corriere della Sera'. «C'è modo e modo di dissentire dai disegni di legge e dal tenore delle sentenze. - continua Nordio - Nel caso di questa riforma sono stati usati termini molto forti ancor prima che il testo fosse noto, così come in altri momenti alcuni politici hanno commentato certe sentenze come eversive. Vorrei che si abbassassero i toni da parte di tutti».

In merito al reato di abuso d'ufficio «tutti i sindaci e gli assessori ne sono oppressi, senza aver fatto nulla di male; perché il cittadino è la vittima finale di questa amministrazione difensiva che non dà risposte in tempi rapidi; se su 5.000 processi arrivano solo 9 condanne, tra l'altro per reati connessi, significa che la norma, dopo venti anni di cambiamenti, è un fallimento. - prosegue Nordio facendo poi riferimento al procuratore Raffaele Cantone - Cantone è un bravissimo magistrato e gode della mia massima stima. Ma rappresenta bene il detto di Senofane, che se un triangolo potesse parlare descriverebbe Dio fatto a triangolo: cioè ognuno vede le cose sotto la lente più o meno deformante delle proprie funzioni. E infatti gli amministratori la vedono in modo opposto. Come la separazione delle carriere: per molti magistrati è una catastrofe, per gli avvocati una panacea. II legislatore deve avere una prospettiva più ampia e perseguire l'interesse collettivo».