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Ha sentito dei rumori di vetri rotti e di scasso provenire dal magazzino, allora è sceso dal piano di sopra - dove dorme da quattro anni per presidiare la sua ditta dai ladri - e ha esploso una serie di colpi alla cieca. Così, il cinquantasettenne di Arezzo, Fredy Pacini, ha colpito alle gambe il ventinovenne di origini moldave, Vitalie Tonjoc, che è morto dissanguato poco dopo, perchè uno dei proiettili gli ha tranciato l’aorta femorale. Un altro ladro, invece, è riuscito a dileguarsi in macchina.
Secondo le prime ricostruzioni, Pacini dormiva da anni al piano di sopra della sua rivendita di gomme e biciclette d’alta gamma, dopo aver subito come riferito dal suo avvocato - ben 38 furti in pochi anni. Tre dei colpi da lui sparati con la sua Glock sono finiti al muro, altri due hanno invece centrato Tonjoc, il quale è riuscito a trascinarsi fuori dallo stabile e poi si è accasciato a terra. Secondo una prima ricostruzione, i due malviventi che hanno tentato di scassinare la rivendita erano armati di picconi e mazze, ritrovati poi dagli inquirenti all’ingresso del capannone.
Ora Pacini, che ha allertato le forze dell’ordine e i sanitari, è indagato per eccesso di legittima difesa dalla procura di Arezzo. L’uomo aveva acquistato una certa notorietà grazie ad alcune apparizioni in televisione, in cui aveva raccontato di dormire nel capannone dove lavorava «perchè voglio sorvegliare personalmente l’azienda dai ladri». Il precedente tentativo di furto era stato lo scorso marzo: «Li ho visti con il maglione a collo alto e un cappellino calato sulla faccia - aveva raccontato alle telecamere-. Quando hanno capito che c’ero io sono scappati ma sto vivendo in un incubo. La mia vita è stata stravolta, sto qui dentro tutto l’anno, per me non esistono ferie, non esistono vacanze. Solo qui dentro. È dura per me e per la mia famiglia. Solo nel 2014 ho stimato furti per oltre 200 mila euro, fra biciclette e gomme». La notizia ha suscitato la reazione di amici e conoscenti dell’uomo, che in una ventina lo hanno atteso fuori dalla sua ditta con applausi e un cartellone con scritto # iostoconfredy.
Immediata è arrivata la solidarietà anche del ministro dell’Interno, Matteo Salvini, il quale ha detto chiaramente: «Sto con il commerciante, presto arriverà la legge sulla legittima difesa. Io sto con chi si difende, entrare con la violenza in casa o nel negozio altrui, di giorno o di notte, legittima l’aggredito a difendere se stesso e la sua famiglia». Il ministro ha anche telefonato a Pacini per rappresentargli «la vicinanza delle istituzioni», ma è riuscito a parlare solo con il suo avvocato, Alessandra Cheli, la quale ha detto che il suo cliente «non se l’è sentita di parlare perché è troppo scosso». Cheli ha anche riportato lo stato d’animo dell’uomo, ribadendo che ha agito per legittima difesa: «Lui perfettamente tranquillo e con la coscienza a posto. Ovviamente è costernato e dispiaciuto per quanto accaduto».
L’avvocato ha poi precisato che il suo assistito non rilascerà dichiarazioni alla stampa, «per rispetto delle istituzioni e dell’autorità giudiziaria, in attesa di rendere l’interrogatorio».
Tutto il mondo politico di centrodestra si è schierato in difesa del commerciante: compatti i dirigenti del Carroccio e in particolare Roberto Calderoli, il quale ha scritto che «quest’uomo è stato costretto in questi anni da uno Stato assente a doversi ridurre a dormire sul posto di lavoro per presidiarlo, mettendo anche a rischio la propria sicurezza», ma che «adesso le cose stanno cambiando, con il decreto Sicurezza e con la modifica della legittima difesa con cui andiamo a stabilire che la difesa in casa propria deve sempre essere legittima».
Da fronte diverso ma sulla stessa lunghezza d’onda, anche Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia ha espresso solidariet: «Io sto con Fredy: la difesa è sempre legittima!». Dello stesso tenore, anche i commenti dei parlamentari di Forza Italia, con la capogruppo alla Camera, Mariastella Gelmini, che ha parlato di notizia che «ci ricorda l’urgenza di una seria legge sulla legittima difesa. Fi da mesi chiede al governo un’accelerazione. Finora solo palude e rinvii».
I fatti di Arezzo, ora, potrebbero dare ulteriore spinta all’iniziativa legislativa della Lega, che punta a modificare in modo sostanziale l’istituto della legittima difesa. Il progetto di legge «deve arrivare in aula a inizio gennaio», ha garantito il ministro Salvini.