SALVATORE VASSALLO

La questione Fontana- Moratti in Regione Lombardia. I ministeri del Carroccio, in primis quello da assegnare al leader Matteo Salvini che ieri ha incontrato Silvio Berlusconi ad Arcore. È su questi due fronti che si muove la dirigenza leghista nel cercare di raffreddare un’atmosfera già fin troppo surriscaldata, a pochi giorni dalla vittoria elettorale del centrodestra e del contemporaneo deludente risultato del partito di via Bellerio.

E se dai piani alti si preferisce rimanere sulla difensiva «per non incorrere nei soliti attacchi della stampa di sinistra», dal basso, cioè dai novanta e passi parlamentari che Salvini ha riunito a Roma due giorni fa è emersa la compattezza nel sostegno al segretario. E soprattutto al suo obiettivo numero uno: il Viminale. Argomento che in privato esplicita nemmeno troppo velatamente, «con parole di chiarezza e dirette», come riferito da uno dei neoeletti. Ma dal quale in pubblico continua a tenersi lontano. «Con Meloni e Berlusconi non stiamo ancora discutendo di ruoli e nomi ma faremo in fretta - ha detto ieri parlando dal palco del Villaggio Coldiretti - Con gli alleati la quadra la troveremo in un quarto d'ora». Per poi spiegare che nel centrodestra «il clima è ottimo» e che tutte le componenti della maggioranza hanno «la determinazione necessaria per affrontare le emergenze del Paese a partire dal caro bollette».

Ma se è difficile credere che gli alleati non stiano ancora parlando di nomi, su alcune questioni si può essere certi. Come ad esempio sul fatto che Giancarlo Giorgetti non farà parte della squadra di governo, come da sua stessa ammissione secondo la quale «resterà fermo un girò».

Ed ecco che tolto il suo vice Salvini vorrà per sé l’intero bottino, cioè uno o più ministeri di peso. A partire, appunto, da quello dell’Interno. E perché no anche quello dell’Agricultura, visto che, ha ricordato ieri, «fra le priorità della Lega continuerà a esserci la tuteladell’ agricoltura e pesca». Tanto da non dispiacersi dell’idea di cambiare nome al ministero dell’Agricoltura in «sovranità alimentare».

Di certo quel posto non l’occuperò lo stesso segretario, che nella riunione con i nuovi parlamentari si sarebbe fatto scappare un aut aut: o il Viminale o niente. «Non mi interessano altri posti», è la frase che viene riferita.

Ma dalle Infrastrutture ai Trasporti sono molti i ministeri chiave sui quali Salvini ha messo gli occhi. «La Lega ha le idee chiare su cosa fare e sulla futura squadra, donne e uomini che daranno il massimo», ha commentato ieri lasciando intendere che il Carroccio arriverò al tavolo ufficiale delle trattative con dei nomi chiari in testa. Come quello di Giulia Bongiorno alla Giustizia, dove il favorito resta Carlo Nordio, o quello di Gian Marco Centinaio proprio all’Agricoltura, ruolo già ricoperto dall’esponente leghista ai tempi del governo gialloverde. Sullo sfondo resta una performance elettorale al di sotto delle aspettative, da ribaltare già alle Regionali del 2023. Partita chiave sarà quella lombarda, nella quale l’ex ministro dell’Interno è intenzioanto a non mollare sulla ricandidatura di Attilio Fontana. Che potrebbe essere messa in discussione da Letizia Moratti, dopo il chiarimento di ieri sera che ha chiarito ben poco.