ECCO DOVE ( IN TEORIA) FINIREBBE LO ZAR

Il penitenziario della Corte internazionale dell’Aia ospita gli accusati di genocidio: è il fiore all’occhiello del sistema carcerario europeo, a cui l’Italia dovrebbe ispirarsi

Celle arredate e confortevoli, aria all’aperto, esercizio fisico, cure mediche all’avanguardia, terapia occupazionale, guida spirituale, condizioni adatte per la preparazione della difesa, strutture informatiche e formazione, possibilità di telefonare spesso, visite coniugali con tanto di “stanza dell’amore”, attività ricreative e sportive. Un vero e proprio fiore all’occhiello del sistema penitenziario europeo che rispetta il principio di innocenza fino a prova contraria. Parliamo del carcere situato a Scheveningen, in Olanda, dove sono recluse le persone imputate dalla Corte penale internazionale dell’Aia. Ed è lì, che – solo teoricamente visto che è una ipotesi altamente remota - potrebbe essere recluso Vladimir Putin se verrà imputato dalla Corte per crimini contro l’umanità.

Attualmente, nel carcere della Corte internazionale dell’Aia ci sono nove persone detenute: due imputati soggetti a un nuovo processo, due persone le cui condanne possono essere impugnate e cinque detenuti condannati in attesa di trasferimento in uno Stato di applicazione. Ovvero uno di quei Paesi che hanno dato la propria disponibilità a ospitare nelle proprie carceri gli eventuali condannati. Ricordiamo che, per quanto riguarda il processo ad hoc sui crimini commessi nell’ex Jugoslavia, tra gli Stati che hanno dato la disponibilità alle Nazioni Unite di accogliere i condannati, figura anche l’Italia.

La Corte penale internazionale è l’unica struttura giudiziaria permanente costituita per giudicare i crimini più gravi che riguardano la comunità internazionale come il genocidio, i crimini contro l’umanità e i crimini di guerra. Alla fine della Conferenza di Roma alla quale presero parte 160 Stati sovrani e 37 organizzazioni non governative, il 17 luglio 1998 prese vita la Corte Penale Internazionale. Lo Statuto di Roma, come tutti i trattati internazionali e prevedeva la sua entrata in vigore superata la soglia di 60 Paesi firmatari. Il trattato entrò in vigore il primo luglio 2002.

A differenza dei Tribunali per l’ex Jugoslavia e del Ruanda, la Corte non ha una giurisprudenza prioritaria rispetto ai tribunali nazionali. La sua competenza è fondata sul principio di complementarietà nel senso che la Corte può giudicare solo nei casi in cui essa abbia effettuato una valutazione sulla mancanza di volontà o sulla incapacità dello Stato, dotato di giurisdizione, di esercitare la propria potestà punitiva. La giurisdizione della Corte riguarda tutti i reati commessi dopo il primo luglio 2002 e riconducibili a: genocidio, crimini contro l’umanità, crimini di guerra e crimini di aggressione.

Presso la Corte è collocato un centro di detenzione che si trova presso il complesso penitenziario di Scheveningen, nei pressi dell’Aia. La sua funzione è quella di ospitare le persone imputate nei procedimenti dalla Corte. Come detto, qualora l’imputato venisse condannato a una pena detentiva, esse si svolgerà in uno Stato che abbia manifestato alla Corte la propria disponibilità a ricevere persone condannate. Il complesso penitenziario della Corte penale internazionale è composto da due strutture carcerarie. Entrambi sono gestiti in linea con gli standard internazionali per il trattamento dei detenuti. Le due strutture, che in precedenza servivano alle esigenze di detenzione del Tribunale penale internazionale per il Ruanda e del Tribunale penale internazionale per l'ex Jugoslavia, sono conosciute come la struttura di detenzione delle Nazioni Unite ( Undf) presso la filiale di Arusha e l’Unità di detenzione delle Nazioni Unite ( Undu) presso la filiale dell'Aia.

Sia l'Undf che l'Undu sono strutture di custodia cautelare. Ciò significa che applicano la presunzione di innocenza a tutte le persone detenute fino a prova contraria. Entrambe le strutture forniscono un ambiente di detenzione sicuro e protetto. Il carcere presso la filiale dell’Aia, a Scheveningen, consente alle persone detenute l'accesso all'aria aperta, al tempo libero e alle attività sportive. Ma anche ai libri della biblioteca, ai giornali e alla televisione. Le persone detenute hanno accesso a strutture informatiche per lavorare sui propri casi. Se necessario hanno l'opportunità di seguire un corso di informatica. A seguito del mandato della Corte Penale Internazionale, in quanto imputata, ogni persona detenuta ha un computer nella sua cella, che è collegata a un computer specifico presso la Corte. L’accesso ad internet è però consentito solo agli avvocati difensori per caricare materiale relativo al caso a cui la persona detenuta può accedere e commentare.

Il direttore del penitenziario ha la responsabilità generale di tutti gli aspetti della gestione del centro di detenzione, compresi la sicurezza e l'ordine; e prende tutte le decisioni ad esso relative, come previsto dal Regolamento europeo e quello della Corte dell’Aia. Nell'adempimento del suo mandato, il direttore si impegna a garantire il benessere mentale, fisico e spirituale dei detenuti all'interno di un sistema di detenzione efficiente, tenendo conto delle diversità culturali e del loro sviluppo come individui.

Nel penitenziario della Corte internazionale, nell'ottica del mantenimento dei legami familiari, il direttore è obbligato a dedicare particolare attenzione alle visite dei familiari e a quelle del coniuge o del convivente dei detenuti. C’è a disposizione la stanza coniugale. È il luogo in cui i detenuti possono incontrare le loro mogli nel rispetto della privacy durante l'orario di visita. In sostanza, è permesso di avere rapporti sessuali con i propri partner. Particolare importanza anche al cibo. I pasti sono forniti rispettando il loro gusto o esigenze culturali. Interessante anche i minuti di chiamate che i detenuti hanno a disposizione. Ben 200 minuti di telefono gratuito al mese verso una serie rigorosa di numeri ( a parte i loro avvocati), messi nelle loro stanze dal personale della prigione. Le chiamate vengono registrate e vengono distrutte al termine del procedimento. Non vengono ascoltati a meno che il tribunale non lo disponga.

Di elevato standard anche l’assistenza sanitaria. Il carcere di Scheveningen dispone di una struttura medica ben attrezzata, con personale medico e un assistente. È progettato per fornire ai detenuti assistenza sanitaria di base e servizi di emergenza. Ciò è particolarmente importante considerando che l'età media dei detenuti è relativamente alta e che la maggior parte di loro arriva con vari problemi di salute. Solo per fare un esempio, all' 11 maggio 2012, l'età media dei detenuti era di 59,6 anni. Tuttavia, gli elevati standard di servizio medico offerti hanno fatto sì che la salute di molti detenuti migliori mentre sono incarcerati.

Non solo, In base all'accordo tra la Corte penale interazionale e il Comitato Internazionale della Croce Rossa ( Cicr), concluso il 29 marzo 2006, il Cicr, in quanto autorità di ispezione, ha accesso illimitato al centro di detenzione. I suoi delegati effettuano visite senza preavviso al centro di detenzione, allo scopo di esaminare il trattamento delle persone detenute, le loro condizioni di vita e le loro condizioni fisiche e psicologiche, in conformità con gli standard internazionali ampiamente accettati che regolano il trattamento delle persone private della libertà. Il carcere del tribunale internazionale dovrebbe essere un esempio, perché opera in linea con i più elevati standard internazionali in materia di diritti umani per il trattamento dei detenuti. In Italia è pura utopia visto le condizioni che non rispecchiano il dettame costituzionale. Eppure, come Scheveningen insegna, è possibile. Sì, perché anche chi è accusato di genocidio o crimini contro l’umanità, ha il diritto di veder rispettata la sua dignità.