«Su richiesta del sottosegretario Delmastro, gli inviai due relazioni sul caso del detenuto Cospito, entrambe con la clausola ’ a limitata divulgazione’, che quindi sarebbero dovuti rimanere all’interno dell’amministrazione. L’intento era fornire al soggetto politico, su un tema così caldo, gli elementi più idonei» a prendere eventuali decisioni politiche.

Così ieri, davanti ai giudici dell’ottava sezione penale del Tribunale penale di Roma, il Capo del Dap Giovanni Russo, che ha deposto come testimone al processo in cui è imputato il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro, accusato di rivelazione di segreto d’ufficio sul caso dell’anarchico Alfredo Cospito.

Secondo i pm di Roma, l’esponente di Fratelli d’Italia si sarebbe procurato e avrebbe fatto in modo che il suo amico e compagno di partito Giovanni Donzelli rendesse pubblici gli atti «a limitata divulgazione» su Cospito e sui rapporti in carcere tra quest’ultimo e i boss mafiosi. «Non era consuetudine ricevere telefonate dal sottosegretario», ha aggiunto Russo, «ma mi ero insediato da poco al Dap, nel gennaio 2023: in quel periodo c’era fibrillazione sul caso Cospito, che portava avanti uno sciopero della fame, c’erano possibili rischi da parte della galassia anarchica, e chiesi relazioni al Nic, il Nucleo investigativo centrale, e al Gom, Gruppo operativo mobile».

Il Capo del Dap ha ricordato la telefonata di Delmastro, avvenuta il 29 gennaio 2023, nella quale il sottosegretario «chiese informazioni su Cospito». E in altre due occasioni Delmastro e Russo avevano parlato del caso Cospito. «Sicuramente mi chiese informazioni prima del 29 gennaio. Cospito era il tema di quelle settimane, e ne iniziammo a parlare la settimana precedente, quando ci siamo incontrati un paio di volte e ci siamo parlati», ha ricordato in aula il Capo del Dap.

Sono due gli appunti che, la mattina del 30 gennaio, vengono portati all’attenzione di Russo. Il primo è il documento del Gom «a firma di D’Amico», composto da due pagine, e «per le esigenze di comunicazione che mi aveva chiesto Delmastro», ha spiegato Russo, «ho ritenuto essere sufficiente mandare solo le prime due pagine».

E l’altro documento, del “Nic”, «più corposo e selezionabile: io faccio una selezione di 6, 7, 8 pagine», ha ricostruito il vertice delle carceri. «Avevamo già da qualche giorno attenzionato il caso Cospito, e veniva inviata al Gabinetto tutta la documentazione, sempre a “limitata divulgazione”, ha aggiunto il Capo del Dap, che ha dichiarato di non essere stato stupito dalla chiamata di Delmastro quella domenica 29 gennaio. «Non mi sono meravigliato per la chiamata di domenica pomeriggio a casa», dice, «Non c’era consuetudine, anche perché avevo preso le funzioni da 10 giorni, poi, con la consuetudine, mi sono reso conto che il sottosegretario non ha orari, quindi è stato molto naturale».

All’udienza di ieri era prevista anche l’audizione del deputato di FdI Giovanni Donzelli, il quale però non si è presentato in aula per un legittimo impedimento. Nel procedimento sono parti civili i parlamentari del Pd che incontrarono in carcere l’anarchico Cospito: Andrea Orlando, Silvio Lai, Debora Serracchiani e Walter Verini. Donzelli, nel riferire in aula a Montecitorio il colloquio di Cospito con i mafiosi avvenuto nello stesso giorno in cui l’anarchico incontrava i parlamentari dem, chiese: «Voglio sapere se la sinistra sta dalla parte dello Stato o dei terroristi», scatenando durissime polemiche.

«La scheda sintetica Nic non rileva né disvela contenuti sottoposti al segreto investigativo o rientranti nella disciplina degli atti classificati”: così rispose Nordio a una interrogazione dei deputati Magi (+Europa) e Bonelli (Verdi). Risposta in parte in contrasto con una replica successiva di via Arenula rivolta a Magi e Bonelli quando i due parlamentari chiesero di poter accedere agli stessi documenti e il ministero fu costretto ad ammettere che «l’istanza di accesso agli atti – con relativa richiesta di copia – non può essere esitata da questo Ufficio ai sensi degli artt. 22 e 24 della legge n. 241/ 1990 nonché del D. M. 25 gennaio 1996 n. 115».

Ai due parlamentari vennero consegnate solo tre pagine ripulite dai dati sensibili. Magi rilevò una contraddizione: «Questi documenti sono a limitata divulgazione. Se non sono secretati, perché ci vengono fornite solo tre pagine?».